Come se la passa il simbolo della città? I genovesi non la conoscono e i turisti non la cercano, servirebbero maggiori sforzi per la promozione, ma non ci sono fondi. Parliamo dei risultati raggiunti e delle prospettive future con Provincia e Muvita
“La Lanterna di Genova è da sempre il simbolo della città, la costruzione che la identifica topograficamente fin dal Trecento, e la sua immagine corredata dello stemma comunale (dipinto sulla parte inferiore della torre nel 1340) si ripete in tutte le antiche mappe geografiche e carte nautiche”, si legge su Guidadigenova.it. Ancora oggi si staglia sulla collina che un tempo costituiva il promontorio di San Benigno e qui c’era la porta d’ingresso della città. Siamo di fronte al simbolo nel quale i genovesi tutti si riconoscono, senza però, nella maggior parte dei casi, averla mai visitata, senza conoscerla davvero.
Pochi giorni fa abbiamo avuto la possibilità di averla tutta per noi e di visitarla nel corso di #EraOnTheRoad, accompagnati da Barbara Delucchi della Fondazione Muvita e da Marco Fezzardi, del Servizio Promozione Turistica e Sportiva, Cultura e Politiche Sociali della Provincia di Genova (Direzione Affari Generali, Sistemi Informativi e Polizia Provinciale). In quell’occasione abbiamo avuto a nostra disposizione il museo della Lanterna, la passeggiata, il parco, il faro: un privilegio non da poco, di cui abbiamo voluto far partecipi i nostri lettori mediante il consueto live tweet e la condivisione di foto da un “punto di vista privilegiato”. Nemmeno la pioggia ha scalfito la naturale bellezza di quel luogo: la Lanterna, maestosa, imponente, un po’ austera ma anche famigliare, ha offerto scorci impagabili, facendoci dominare tutta Genova e il suo porto, fino al promontorio di Portofino a Levante e Capo Noli a Ponente.
Vi siete mai spinti fino alla rampa della Lanterna per visitare museo, parco e interno del faro? Vi attende un bel percorso strutturato e interessante, alla scoperta della storia non solo del faro ma di tutta la città.
Si parte con la passeggiata che collega Via Milano, all’altezza del terminal traghetti, alla rampa: costruita nel 2001, in occasione del G8, è utilizzata dagli abitanti della zona come piacevole percorso pedonale, mentre molti genovesi non l’hanno nemmeno mai vista e non sanno come raggiungere la Lanterna. Un peccato che siano pochi i visitatori genovesi, anche considerando che è un’opportunità unica per affacciarsi direttamente sul porto e “spiare” il lavoro di camalli e operai. Un accesso privilegiato a una zona che di solito resta estranea ai normali transiti: «Forse noi -dice Fezzardi- diamo per scontato il porto e non ci rendiamo conto di quale possibilità sia poterlo attraversare e guardare così da vicino».
Finalmente, si arriva proprio sotto alla maestosa Lanterna. Qui si trova il museo: un museo multimediale, moderno e tecnologico, ospitato all’interno delle antiche fortificazioni sabaude, datate 1830. Oggi si articola in vari spazi: le sale dei fucilieri, in cui i soldati del regno di Savoia presidiavano il territorio circostante e non esitavano a difendere la città dagli attacchi esterni, sparando dalla apposite feritoie oggi confuse con semplici finestre. Qui, una serie di schermi con filmati dedicati alla marineria; ai fari e al loro uso per segnalazioni in mare aperto; a Genova e alla “genovesità”, con filmati dedicati ai caruggi, al centro storico, al territorio limitrofo e alle tradizioni, culturali e popolari. C’è anche la gastronomia, con piatti tipici e filmati di locali storici (come la Trattoria Da Maria, in Vico Testadoro). «Offriamo una panoramica a 360 gradi su Genova – racconta Barbara Delucchi – chi viene qui per la prima volta può farsi un’idea generale della città, restare incuriosito da qualche aspetto e decidere di andare sul posto, per vedere di persona. Anche gli stessi genovesi qui notano cose di Genova che magari non conoscevano».
Proseguendo, una lunga galleria multimediale ci congiunge alle sale dei cannonieri: qui, esposizioni più tradizionali di oggetti e reperti legati al mondo del mare. Una volta qui stavano i cannonieri del Regno di Savoia che, come i fucilieri delle prime sale, avevano lo scopo di difendere la città e sparare sui nemici. A ricordarci la storia del luogo, ci sono ancora i tradizionali sfiatatoi sul soffitto e le aperture per i cannoni. C’è anche una botola nel pavimento che serviva per custodire riserve alimentari e un “pezzo di faro” uguale a quello posto sulla sommità della Lanterna e a cui i visitatori non hanno accesso, essendo proprietà della Marina Militare Italiana e del Ministero della Difesa.
Proprio qui ci raccontano i nostri accompagnatori: «Non si può accedere fin sulla sommità del faro, ci si ferma alla prima terrazza perché la seconda soggetta al controllo militare. Forse non tutti sanno che la Lanterna di Genova è operativa e svolge ancora un’importante funzione: è l’unico faro aeroportuale ancora operativo in Italia e regola il traffico sia aereo che navale. È il più importante di tutta la nazione e l’unico ancora custodito: qui lavora il farista Angelo De Caro, il nostro “guardiano del faro”».
Il museo è stato edificato tra 2001-2004: in quegli anni, la Provincia ha ottenuto in concessione il luogo e ha messo in atto i primi di lavori di ristrutturazione. Si è trattato di un restauro conservativo in cui si è cercato di rispettare la tradizione e di inserire arredi sobri, nel rispetto della storicità. Prima, ci raccontano i nostri accompagnatori, qui non c’era niente: non solo il luogo non era accessibile, ma quando gli operatori della Provincia sono arrivati hanno trovato ammassi di detriti all’interno, e all’esterno una vegetazione selvaggia.
Fuori, il parco e la porta di ingresso alla città, edificata dal generale Agostino Chiodo nel 1840. Questa, dotata di simbologie sabaude e scolpita, è ora addossata alle fortificazioni ma un tempo era ruotata di 90 gradi e garantiva l’accesso ufficiale a Genova. Il parco presenta un’ampia area in cui si svolgono le tradizionali manifestazioni estive ed è dotato di belvedere, spazio ulteriore riservato agli eventi. Queste due zone sono state recuperate tra 2004-2006 da Provincia e Soprintendenza ai Beni Architettonici. Infine, saliamo all’interno del faro vero e proprio: 172 scalini senza la possibilità di usare l’ascensore, di proprietà della Marina e usato come montacarichi. Dalla terrazza, una vista sconfinata sulla Genova che lavora (simboleggiata dal porto), tra terra e mare.
I fondi al momento ci bastano a malapena per la manutenzione e per garantire la prosecuzione della gestione.
«Lavoriamo molto con le scuole di Genova e Provincia, ci sono molti stranieri ma ci discostiamo dal trend che accomuna gli altri musei genovesi (popolati all’80% da visitatori dall’estero, ndr). I turisti stranieri e i croceristi sono “mordi e fuggi” e non si prestano alla nostra tipologia di offerta, con visite di circa 2 ore e piuttosto impegnative. Inoltre, i turisti stranieri si fermano spesso al livello del waterfront e sono restii ad avventurarsi fuori dal centro. Per questo non cerchiamo particolari collaborazioni con il vicino terminal traghetti, nonostante abbiamo attivato in 10 anni tantissime convenzioni (Coop, Genoa Port Center, Genoa Store al Porto Antico, Basko, ecc.). Inoltre, va detto che soffriamo della posizione isolata». Certo, un peccato: non sarebbe opportuno creare un circuito virtuoso tra termnial traghetti e Lanterna, con apposito percorso, facilitato dall’introduzione di bus-navetta e riduzione sul biglietto?
E i genovesi? Il più delle volte, ci raccontano le nostre “guide”, i visitatori autoctoni si recano in visita rivelando di non esserci mai stati prima, di averla trovata a fatica, di non sapere bene come accedervi e di non aver mai utilizzato la “nuova” passeggiata prima d’ora. Possibile? Sì. Chi è senza peccato, scagli la prima pietra.
Qualcosa non funziona nell’ambito della promozione? Delucchi e Fezzardi ci raccontano di promozione su siti ufficiali, newsletter, ufficio stampa provinciale, giornale “Tabloid”, infopoint al Porto Antico e anche attraverso i social network. Non ci sono soldi e questo si sa. «Vogliamo arrivare al cuore dei genovesi -dice Delucchi- ma mancano risorse. L’unica pecca è la scarsa segnaletica, presente solo in quest’area (portuale e già di per sé poco frequentata). Dovrebbero esserci cartelli anche al Porto Antico e nel centro. Finora, abbiamo fatto accordi con un’agenzia di trasporto privata, con il trenino “Pippo” e con AMT per incentivare l’uso del trasporto pubblico: chi ha l’abbonamento AMT, gode di sconti sul biglietto. Inoltre, andiamo fieri del fatto che, per non dissuadere i visitatori, in 10 anni non abbiamo mai aumentato i prezzi dei biglietti».
Sempre per quanto riguarda le presenze, infine: «Siamo soddisfatti del traffico di visitatori, nonostante siamo stati costretti alla chiusura di un anno e mezzo per lavori svolti dal Provveditorato alle Opere Pubbliche e che non dipendevano quindi da noi -raccontano i nostri accompagnatori-. Abbiamo riaperto solo a marzo 2013 e, anche è stato penalizzante, l’attenzione non è venuta mai meno e ci sono state tante richieste di visita e dimostrazioni di affetto».
Quest’anno anche la Lanterna, come molti musei genovesi aperti nel 2004 in occasione di Genova Capitale della Cultura, festeggia il decennale. Cosa ci aspetta? Probabilmente non molto, dal momento che sono stati fatti tagli pesanti ai bilanci delle Province. Non a caso, ricorderete che la scorsa estate non si sono svolti i consueti eventi e non c’è stato, come previsto, il festival “Luci sui Forti” (qui l’approfondimento). Oggi la situazione non è migliorata e, confermano le nostre guide, non ci sono finanziamenti per organizzare eventi culturali.
Ma cosa accadrà in caso di nuovi scenari sul futuro dell’ente provinciale o se i finanziamenti per il prossimo anno si rivelassero del tutto insufficienti? Saremmo davanti alla prospettiva della chiusura definitiva? Dopo 10 anni, sarebbe un brusco ritorno indietro e un fallimento per la città.
Una nota positiva: al momento si lavora all’allestimento del “Festival del Porto” 2014, in collaborazione con il Genoa Port Center: un progetto transfrontaliero che coinvolgerà, tra le altre, Corsica e Toscana e che a Genova avrà varie sedi. Alla Lanterna si svolgerà un sottoprogetto del Festival, legato al rapporto tra città e porti. Ci saranno rassegne teatrali (una preview c’era stata nel settembre 2013, con gli spettacoli della compagnia La Pozzanghera), mostre e manifestazioni. Per ora si lavora alla selezione del direttore artistico, dopo sarà aperto un bando per le compagnie. «Non ci sono finanziamenti per gli spettacoli, ma chi parteciperà al bando avrà a disposizione gli spazi gratuitamente. Le spese sono a carico loro: finora gli spettacoli sono stati gratuiti ma le compagnie potrebbero decidere di far pagare un biglietto per pareggiare le loro uscite».
Elettra Antognetti