Entro la fine del mese partirà il concorso di idee per la realizzazione del nuovo stemma della città. Ma gli amanti della croce di San Giorgio con i due grifoni non sono molto d’accordo. Tra questi il consigliere De Benedictis che, ancora in clima derby, si avventura in ardite metafore calcistiche
Noi genovesi, si sa, siamo popolo di storia e tradizioni, gelosi e orgogliosi del nostro passato. E così sono anche i nostri rappresentanti in Consiglio comunale, come Franco De Benedictis (Gruppo Misto) che nell’ultima seduta in Aula Rossa ha manifestato il proprio disappunto nei confronti dell’assessore Carla Sibilla per il concorso di idee lanciato a favore della realizzazione di un nuovo logo della città.
«Il logo di Genova esiste dalla notte dei tempi – ha detto De Benedictis, illustrando il tema del suo art. 54 – e ha una sua storia. La croce rossa in campo bianco ha lo scopo di ricordare la passione di Cristo e simboleggiare i valori della vittoria e della Resistenza. E Genova in questo non è seconda a nessuno. Poi ancora i grifoni – non intesi in campo sportivo, di cui oggi avremo tante belle cose da dire – che in araldica significano ferocia, prontezza e vigilanza guerriera, come è sempre stata la nostra città. Per quale ragione va cambiato un simbolo di Genova, conosciuto in tutto il mondo e, per noi, motivo di fierezza?».
Qualche richiamo storico ci sembra, a questo punto, più che opportuno. “D’argento alla croce di rosso, cimato di corona ducale, col cimiero della testa di Giano bifronte ed i sostegni di due grifoni”. Così l’araldica descrive ufficialmente lo stemma di Genova, che nei secoli ha subito diversi ritocchi. Se la croce di San Giorgio risale addirittura al 1099, i due grifoni alati fecero la loro prima comparsa nel 1139, quando Genova iniziò a battere moneta. Nel 1815 intervenne una modifica simbolica a seguito dell’annessione della Repubblica di Genova al Regno di Sardegna: i due rapaci dovettero abbassare le code e riporle tra le zampe, in segno di sottomissione. Nel 1897 le code poterono fuoriuscire dalle zampe. Ma per tornare all’antico, fiero ed eretto splendore si dovrà aspettare la decisione del sindaco Pericu e della sua Giunta, che sulla soglia del nuovo millennio, riportarono le code nella loro originaria posizione.
Certo negli ultimi anni se ne viste di cotte e di crude per promuovere la nostra città in Europa e nel mondo. Ogni evento, a fianco allo stemma istituzionale, proponeva un proprio impianto grafico e l’intenzione del Comune è proprio quella di fare un po’ di ordine di questo marasma di simboli.
«Questo concorso, che verrà ufficialmente lanciato entro la fine di settembre – ha spiegato l’assessore Carla Sibilla – nasce da un gruppo di lavoro finanziato dalla Comunità europea per contribuire al rilancio economico e al riposizionamento delle città medio-grandi, proprio attraverso la rivisitazione dei loghi, per fronteggiare la crisi in corso con un rafforzamento dell’immagine della città e un processo di coinvolgimento attivo della cittadinanza e degli stakeholders (nel nostro caso, soggetti che operano in ambito turistico e culturale, in ambito industriale e portuale e giovani creativi). È vero che Genova ha un suo logo storico ma in realtà ha utilizzato e utilizzata una pluralità di loghi (Smart city, Loving Genova, Genova Turismo… solo per citarne alcuni) che creano una certa confusione di immagine. Sposando questo progetto, di cui tra l’altro siamo capofila, abbiamo realizzato una serie di gruppi di lavoro che attualizzassero il concetto di città che vogliamo far avere all’esterno. Prendendo spunto da quanto già successo a Bologna e a Firenze, abbiamo allargato il più possibile il concorso a livello nazionale e internazionale, fornendo anche tutto lo storico dei simboli utilizzati nel passato per capire se si potessero rendere più efficaci elementi già utilizzati. L’obiettivo ultimo è che il logo sia condiviso e venga utilizzato anche da tutti gli operatori genovesi, che vi ci si dovranno riconoscere. Sarebbe bello che il nuovo simbolo venisse sempre utilizzato anche dai privati, nei propri strumenti di comunicazioni, affianco naturalmente ai loghi proprietari».
Un’operazione di marketing, dunque, sullo stile di “I love New York”, brand noto in tutto il mondo ma che poco ha da spartire con l’immagine istituzionale della città statunitense.
«Lo stemma con i grifoni – conclude Sibilla – è estremamente istituzionale. Ci siamo tutti affezionati ma vorremmo qualcosa di diverso, più moderno e in grado di comunicare la nuova immagine di città che vogliamo trasmettere all’esterno».
Una risposta che non ha del tutto convito De Benedictis che, questa volta sì, si affida al mondo pallonaro per ribadire ancora una volta la propria posizione: «Rimango dell’idea che tantissimi genovesi non vorrebbero il cambio del logo. Sacrificare lo stemma storico sarebbe un po’ come dire ai doriani che, dopo aver preso tre scoppole al derby, il Baciccia dovrebbe prendere la sua berretta, infilarsela sotto il braccio e andarsi a nascondere in segno di sottomissione quanto meno fino al prossimo derby».
Simone D’Ambrosio