Gennaio 2010: oltre 5.000 genovesi dicono No alla moschea al Lagaccio. Gennaio 2012: il Comune dà il via libera
23 gennaio 2010: nel quartiere genovese del Lagaccio si vota il referendum promosso dalla Lega Nord per far sentire la voce degli abitanti in merito al da lungo dibattuto progetto di costruzione di una moschea.
La consultazione ha avuto un numero complessivo di 5.287 votanti nei quartieri di Oregina, Lagaccio, San Teodoro, San Nicola, Granarolo e Dinegro, suddivisi tra 5.228 no, 49 sì e 10 schede nulle.
Nelle stesse ore in cui i dieci gazebo venivano allestiti, manifestanti favorevoli alla moschea hanno distribuito ai cittadini volantini contenenti questo appello: «Cittadini, non fatevi usare a fini elettorali. Difendiamo gli articoli 8 e 21 della Costituzione sulla libertà di culto, contro le miserabili strumentalizzazioni politiche costruite su malafede e disinformazione. Via Venezia ha ospitato per molti anni un luogo di preghiera musulmano, oggi in via Sasso, senza che questo abbia causato il ben che minimo problema al quartiere. Nel nostro territorio vi sono chiesa cattolica, chiesa evangelica e un tempio buddista da 800 posti».
IL PRESENTE
10 gennaio 2012: dopo una seduta di Giunta Comunale dai toni molto accesi, è stata bocciata la mozione della Lega Nord contro la moschea con 28 no, 14 sì e 1 astenuto, dando formalmente il via libera alla costruzione. L’iter è ora passato di mano al Consiglio Comunale, e la Sindaco Marta Vincenzi ha promesso che la questione si sbloccherà definitivamente entro la fine del suo mandato.
Le imminenti primarie del Pd – che decideranno chi sarà il (o la, più probabilmente) candidato ufficiale alle prossime elezioni Comunali, e l’elezione del nuovo Sindaco previste per maggio, mettono in luce come i tempi per mantenere la promessa siano sempre più stretti.
Il dibattito sulla moschea si protrae da alcuni anni, le voci a favore sono rimaste a favore e quelle contro restano contro. Se mettere d’accordo i contendenti è impossibile, i molti musulmani praticanti genovesi continuano a non avere un luogo ufficiale in cui vivere la loro fede. Questa l’opinione in merito dello scrittore franco-marocchino Tahar Ben Jelloun, ospite sabato scorso in una conferenza a Palazzo Ducale: “La moschea va fatta, ed è legale, è giusto averne solo una. Vanno chiuse quelle nei garage e nei magazzini, quelle su cui non c’è controllo: perché è da queste realtà che passa il fondamentalismo. Non ha quindi alcun senso opporsi alla costruzione di un’unica, grande moschea, con tutte le regole“.
Marta Traverso