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Mafia: gli anni delle stragi raccontate nel docu-film “Uomini soli”

Giardini di Villa Bombrini, Mercoledì 4 luglio 2012, h.21.30 - Proiezione gratuita di Uomini Soli di Paolo Santolini e Attilio Bolzoni


4 Luglio 2012Notizie

La rassegna di cinema itinerante “Libero Cinema in Libera Terra”, promossa come ogni anno da Cinemovel Foundation in collaborazione con Libera, quest’anno arriva a Genova.

Il Presidio “Francesca Morvillo” di Libera Genova invita i cittadini, mercoledì 4 luglio 2012, alle ore 21.30, presso i Giardini di Villa Bombrini di Genova Cornigliano, ad assistere alla proiezione gratuita del docu-film “Uomini Soli” di Paolo Santolini, che prende spunto dall’ultimo libro di Attilio Bolzoni, “Uomini Soli”.
Alla serata parteciperà anche il Magistrato della Direzione Nazionale Antimafia, Dott.ssa Anna Canepa.

Attilio Bolzoni, inviato del quotidiano La Repubblica, racconta gli anni delle stragi, trent’anni dopo. Torna a Palermo e ripercorre le strade dove furono ammazzati Pio La Torre, Carlo Alberto dalla Chiesa, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Il viaggio del cronista parte dal quadrilatero dei cadaveri eccellenti. Da quelle strade dove, nei primi anni Ottanta, persero la vita Calogero Zucchetto, l’agente della mobile di Palermo che “cacciava” latitanti, il magistrato antimafia Rocco Chinnici, l’allora presidente della Regione Sicilia, Piersanti Mattarella.
In quei giorni, i giornali titolavano ”Palermo come Beirut”, ma in realtà, spiega Bolzoni «Palermo era peggio di Beirut. La città mattatoio era questa». Soltanto nel 1982 ci furono 148 morti nel capoluogo siciliano.
«Ricordo i luoghi, gli odori, le facce, sono cose che non ho mai dimenticato – continua Bolzoni – Palermo mi ha lasciato delle cicatrici. E non c’è anestesia che lenisca il dolore».

Pio La Torre, segretario del partito comunista italiano della Sicilia, il generale dei carabinieri Carlo Alberto dalla Chiesa, i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, erano quattro italiani fuori posto. Personaggi veri per un’Italia fatta di trame, di egoismi e di convenienze. Quattro persone che facevano paura al potere. Uomini per bene diventati facili bersagli perchè lasciati da soli a combattere.

«Ho appena sfiorato Pio La Torre e il generale Dalla Chiesa, da giovanissimo reporter al giornale L’Ora – racconta Bolzoni – Più profondo il legame con Falcone e Borsellino, da corrispondente di Repubblica in Sicilia per un quarto di secolo. “Uomini soli” sono La Torre, Dalla Chiesa, Falcone e Borsellino perché sono stati italiani troppo diversi e troppo soli per avere un’altra sorte».

Il primo omicidio che fece tremare il Paese fu quello comminato a Pio La Torre, il 30 aprile 1982. «Ero lì quella mattina – continua Bolzoni – Pio La Torre era diventato un uomo pericoloso, si era messo in testa che diventare mafioso doveva essere reato. I missili della Nato a Comiso non li voleva. E di Palermo diceva: “questa è una città dove si fa politica con la pistola”».

Il secondo “uomo solo” fu il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa «Dicevano che Dalla Chiesa non avesse capito niente di Palermo – sottolinea Bolzoni – Ma Carlo Alberto aveva capito tutto. Il suo testamento fu un’intervista che rilasciò a Giorgio Bocca: “La mafia è cauta, ti verifica da lontano. Si uccide il potente quando avviene questa combinazione fatale: è diventato troppo pericoloso ma si può uccidere perché è isolato“».

La storia più terribile, pero, rimane quella di Giovanni Falcone. Un altro uomo solo, abbandonato dallo Stato. «Era un vero rivoluzionario, è vero che la rivoluzione chiede tempo e noi non glielo abbiamo dato», afferma Alessandra Camassa, magistrato che collaborava con il giudice Falcone.

Infine il docu-film si conclude con la Strage di Via d’Amelio. Quando una 126 carica di tritolo, ubicata sotto casa della mamma di Paolo Borsellino, fece saltare in aria l’ultimo “uomo solo”, Paolo Borsellino, insieme agli agenti della sua scorta.


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