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Mentre si procede alla bonifica del sito e alla demolizione del tetto in amianto, CIV e Municipio propongono di utilizzare l'area come agorà di aggregazione sociale e mercato a km 0, in attesa di un vero progetto di riqualificazione. L'obiettivo, in questa prima fase, è far rendere al meglio i 700 mila euro messi sul piatto dal Comune
Ex mercato di Corso Sardegna: a che punto eravamo rimasti? Nel corso del tempo vi abbiamo raccontato gli sviluppi della situazione e da ultimo, in un nostro articolo di qualche mese fa, avevamo descritto nel dettaglio le ultime vicende legate alla storica struttura in abbandono, ovvero il via libera alla demolizione del tetto e alla realizzazione di una piazza multifunzionale. Coadiuvati dal presidente del CIV Umberto Solferino, dal presidente del Municipio III Massimo Ferrante e da alcuni tecnici, siamo tornati sul posto durante l’ultima puntata di #EraOnTheRoad per verificare di persona lo stato delle cose.
Il progetto della Rizzani-De Eccher, ormai si sa, è definitivamente accantonato: è stato bloccato da Comune e Regione, dopo anni di attesa del via libera per iniziare i lavori. Prima esecutivo, il progetto è stato poi stoppato nel 2011 quando, dopo l’alluvione del 4 novembre, Comune di Genova e Regione Liguria sono stati chiamati a rivedere i parametri di esondabilità nel territorio della Val Bisagno: l’area di Corso Sardegna è stata classificata come “zona rossa”, a forte rischio idrogeologico, e l’’intervento per la costruzione dell’autosilo interrato (previsto dalla Rizzani) non è stato giudicato a norma con il piano di bacino del Bisagno. Il Piano impedisce anche il cambio di destinazione d’uso dell’area, che deve restare commerciale almeno fino alla messa in sicurezza del Bisagno.
Il Comune, come vi avevamo già anticipato, si è attivato per realizzare in questi mesi alcuni piccoli interventi di messa in sicurezza e conseguente riapertura dell’area alla cittadinanza, in attesa degli eventi che nei prossimi anni potrebbero sbloccare in via definitiva il futuro dell’ex mercato: ovvero, mini-scolmatore del Fereggiano (che sbloccherebbe i veti attualmente imposti dal Piano di Bacino) e definitiva chiusura delle vicende giudiziarie fra Comune e De Eccher con in ballo i famosi 11 milioni di risarcimento richiesti dalla ditta.
Innanzitutto, procedono i lavori per la demolizione del tetto in amianto (9 mila mq), realizzata da Amiu Bonifiche, ditta partecipata del Comune di Genova. Un impegno che Tursi ha preso assieme al Municipio III per conformarsi alla legge ed evitare danni alla salute dei cittadini, e per cui ha stanziato 200 mila euro. I lavori, conferma Massimo Ferrante, presidente del Municipio, procedono e, stando ai report periodici, sembra che sarà rispettata la deadline di settembre 2014 per la fine dei lavori.
Inoltre, la giunta comunale ha messo sul piatto altri 500 mila euro (con un investimento totale, dunque, pari a 700 mila) per la demolizione degli edifici nella parte retrostante del mercato: si tratta degli unici fabbricati non soggetti al vincolo della Soprintendenza per i Beni Architettonici. Il resto della struttura non può essere abbattuto e si dovrà procedere al restauro: un esempio su tutti, la facciata antistante e l’area rialzata all’interno, in posizione centrale, esempio di commistione tra lo stile Liberty e il Decò dei primi decenni del ‘900.
La proposta di demolizione non è stata, però, ben accolta da molti. Oltre alla titubanze del CIV, anche quelle di cittadini e tecnici. Ecco come commenta l’architetto Matteo Marino: «Il vincolo sulla struttura è dovuto al suo valore artistico e architettonico: si pensi che si tratta del primo mercato in Italia realizzato in cemento armato e vetro, mentre prima di questo tutti gli altri venivano realizzati in ferro e vetro. È un bene monumentale importante, di valore. Noi ci opponiamo alla demolizione, sarebbe un po’ come chiedere di demolire una parte del Colosseo, per capirci. Non vogliamo che vengano buttati giù volumi: questa struttura è simile a quella del Mercato Orientale di Via XX Settembre, tra le poche rimaste a Genova. Perché non creare un continuum una linea immaginaria che colleghi il centro città alla Val Bisagno?»
Dal CIV chiedono il mantenimento della struttura perimetrale attuale, senza alcuna demolizione: «Gli interventi non porterebbero vantaggi per la riqualificazione del quartiere e anzi priverebbero la città di edifici di valore storico. Inoltre, mantenerli consentirebbe la chiusura del complesso nelle ore notturne e di conseguenza il decoro e pulizia dell’area».
Oltre a questo intervento di demolizione, dal Municipio propongono un altro intervento: l’eliminazione dei ponteggi dalla facciata principale, lì da oltre un ventennio, e la messa in sicurezza dei cornicioni pericolanti. La misura sarebbe attuabile grazie alla disponibilità del Municipio, che dice di voler attingere una somma (ancora da stabilirsi) dal suo conto capitale (in totale pari a 300 mila euro). In conseguenza a questa messa in sicurezza, anche l’apertura di un varco tra Via Varese e Corso Sardegna, misura che incontra il favore anche del CIV e dei cittadini. Questi ultimi, infatti, avanzano la proposta di aprire gli ingressi dell’ex mercato, per collegare San Fruttuoso a Marassi e poi al centro: si creerebbe un collegamento, dice sempre l’architetto Marino, tra i vari quartieri, ripercorrendo il percorso dell’antica Via San Vincenzo e seguendo l’itinerario della Via Antica Romana che collega Levante e Ponente. Per la misura sarebbe necessaria anche la messa in sicurezza dei percorsi di viabilità pedonale e ciclabile, e un accesso potrà essere predisposto per il traffico veicolare (a pochi metri di distanza la nuova piazza sull’antica via romana, qui l’approfondimento).
Si parla anche di supplire alla lentezza istituzionale e alla mancanza di un progetto con alcune iniziative organizzate da CIV e Municipio. Anche se per ora non c’è nulla di certo e si è ancora in fase decisionale – una volta ultimati gli interventi di bonifica – il CIV dovrebbe prendere in gestione il vecchio bar all’interno del mercato, situato proprio nell’area rialzata centrale. Questo sarebbe possibile per il fatto che, trattandosi di una struttura sopraelevata, non sarebbe a rischio di inondazioni e allagamenti e non è soggetta ai vincoli imposti dalle norme idrogeologiche in questa zona.
Commenta Ferrante, dal Municipio III: «La nostra idea sarebbe quella di trasformare il mercato, in futuro, in un luogo che accolga start up e imprese artigianali, per rendere viva la zona. Un’area di aggregazione giovanile, in cui si possa costruire sul costruito ed evitare di aggiungere altro cemento in una zona che ne è già satura. Però, prima di pensare a proposte di questo tipo, è necessario attendere il completamento del mini-scolmatore. Intanto, le misure di messa in sicurezza della facciata serviranno a ridare dignità al luogo e arginare il degrado su Corso Sardegna»
In attesa della messa in sicurezza idraulica del Fereggiano, Civ e Municipio vorrebbero realizzare un polo agroalimentare a chilometro zero, gestito dai commercianti che già operano nei negozi limitrofi e una piazza, un’agorà per l’aggregazione degli abitanti fornita di apposito arredo urbano. Il tutto, da realizzarsi con arrendi ed elementi facilmente rimovibili, in quanto si tratta, appunto, di una soluzione estemporanea (e non definitiva!), voluta fortemente da CIV, cittadini e con il consenso del Municipio. Diciotto mesi è il tempo previsto per finire la piazza.
Le misure sono state attuate per ovviare allo stallo e ridare un po’ di attrattiva un’area che altrimenti morirebbe, e il cui abbandono sta già facendo morire il commercio delle aree limitrofe, riducendo Corso Sardegna da naturale prosecuzione del centro, a periferia senza appeal.
La scelta del mercato a km 0 ha vinto sulle altre proposte, dal momento che – come dicevamo – il piano di bacino impedisce il cambio di destinazione d’uso dell’area, che deve restare commerciale. Qui, la piccola agorà che nascerà sarà a completa disposizione dei cittadini del quartiere, che oggi lamentano la mancanza di spazi aggregativi e la totale assenza di panchine e arredi urbani lungo Corso Sardegna. Il CIV, da parte sua, propone anche la fruizione di spazi aperti con aree verdi, da utilizzare per manifestazioni e mercatini rionali, e l’introduzione di impianti sportivi con installazione di tensostrutture a copertura dell’area (visto che il tetto sarà demolito e che non si possono inserire strutture permanenti).
Elettra Antognetti