Dopo l'articolo di Elettra Antognetti, che venerdì 7 giugno ha visitato la struttura, arriva la proposta di una lettrice: perché non assegnare l'ex mercato a giovani imprese del territorio?
Premessa: chi scrive abita a due passi dal mercato di corso Sardegna.
Ieri ho letto e condiviso sui social network l’articolo di Elettra Antognetti, che venerdì scorso ha visitato la struttura e ascoltato il nuovo appello del CIV affinché il Comune prenda una decisione definitiva sulla struttura.
Un breve riepilogo, per chi non conosce la vicenda. Corso Sardegna, nel quartiere di Marassi, ospitava il mercato ortofrutticolo di Genova, spostato nell’ottobre 2009 a Bolzaneto. Da allora lo spazio è chiuso e in stato di abbandono, nonostante siano stati svolti numerosi incontri (l’ultimo a marzo 2013) con le istituzioni per definirne le sorti future. Un tema delicato, che rientra nei progetti urbanistici per il quartiere e in particolare sul nuovo piano di bacino del Bisagno.
Sono stati molti i temi in oggetto: l’ipotesi di un parcheggio interrato – fortemente contestata – è stata abbandonata dopo l’alluvione del 4 novembre 2011, mentre restavano aperte le opzioni di spazi verdi e nuove attività commerciali, un centro sportivo e un distretto Asl.
Un piano tuttavia non più praticabile, anche a causa del ricorso presentato al Tar da parte di Rizzani – De Eccher, l’azienda di Udine che ha ottenuto l’appalto dei lavori. La necessità impellente, come sottolineato venerdì scorso dal presidente del CIV, è di attuare un tavolo di lavoro per capire come rimodulare il progetto e quali soluzioni possono essere adottate in tempi brevi.
«Stiamo parlando di una superficie di 22 mila metri quadrati in piano, a Genova: una situazione più unica che rara, e che tuttavia è abbandonata al degrado da troppo tempo».
Tornando all’articolo di ieri, in risposta su Twitter è giunta la proposta di Caterina Ottomano, che gestisce l’account Sos via Garibaldi e centro storico.
#corsosardegnage Dare in gestione alle #startup il mercato di corso sardegna sarebbe ottima possibilità per la città #genovamuore
— SOSViaGaribaldi (@SOSViaGaribaldi) 10 giugno 2013
Da qui una serie di spunti e segnalazioni, cui si sono aggiunte altre persone, per segnalare analoghi esempi virtuosi in altre città d’Italia e d’Europa. I am Italy ci segnala due casi nel nostro Paese: a Milano ci sono i Magazzini Raccordati, un’area di 30.000 mq che costeggia i binari della Stazione Centrale, costruita negli anni Trenta e attualmente in stato di abbandono: lì un comitato di quartiere (Gruppo Ferrante Aporti – Sammartini, dal nome delle due vie antistanti i Magazzini) si impegna a organizzare periodicamente eventi e iniziative culturali e di interesse sociale.
Inoltre a Palermo, nei Cantieri Zisa, un ampio movimento di cittadini, associazioni, artisti e operatori culturali ha creato un percorso di gestione condivisa di questo spazio, un’area industriale dismessa che comprende 23 capannoni.
Citando l’estero, S28Mag ci racconta un’esperienza a Cluj, in Romania, dove l’ex Fabrica de Pensule (2.500 mq) oggi ospita 40 studi d’artista, 5 gallerie di arte contemporanea e 10 organizzazioni culturali.
Gli esempi da citare potrebbero essere molti di più. La proposta appare interessante e per questo la condividiamo volentieri. Ci sono tuttavia alcune criticità da considerare, a partire da: chi paga? La concessione gratuita di uno spazio non può prescindere i lavori di ristrutturazione, che nel caso del mercato sono più che necessari e prevedono tempi e costi di realizzazione assai onerosi. Il crowdfunding può essere una soluzione?
Inoltre: com’è possibile sapere quanti e quali sono gli spazi dismessi che si potrebbero riutilizzare, dove si trovano, e se la proprietà è pubblica o privata? A questi temi si è interessato lo scorso anno il WWF, che nel maggio 2012 ha lanciato la campagna Riutilizziamo l’Italia: una mappatura degli spazi in degrado, per individuare proposte concrete di riconversione, progetto legato a un altro denominato Stop al consumo di territorio.
Proprio alcuni giorni fa il WWF ha presentato i primi dati raccolti dalla campagna: sono state raccolte 575 segnalazioni in tutta Italia, le cui caratteristiche sono sintetizzate in un report, e da cui partiranno entro i primi mesi del 2014 una serie di proposte concrete da inoltrare ai Ministeri competenti.
Un tema senza dubbio più ampio di quello di un singolo ex mercato genovese, ma che potrebbe avere ricadute importanti (ce lo auguriamo) anche nel nostro territorio.
Marta Traverso