Le associazioni dei pubblici esercizi chiedono alla giunta Doria di partecipare alla stesura di un nuovo provvedimento che sia condiviso da operatori e residenti, mosso dal principio "più controlli, meno divieti" e che preveda delle premialità per i commercianti virtuosi
Annunciato come la prima riunione di un «osservatorio formato da cittadini, esercenti, circoli e associazioni di categoria, per fare il punto sull’ordinanza dopo quattro mesi dalla sua entrata in vigore» l’incontro di giovedì scorso, convocato dagli assessorati alla legalità e allo sviluppo economico, ha avuto invece l’effetto opposto di riportare sul piede di guerra le associazioni di categoria.
Fepag Ascom e Fiepet Confesercenti denunciano, infatti, come finora «l’Osservatorio in realtà sia solo lettera morta, perché siamo ancora qui a discutere su chi abbia titolo a farne parte quando, in realtà, doveva essere costituito entro due mesi dall’entrata in vigore dell’ordinanza». Ma soprattutto, le sigle che rappresentano i gestori dei pubblici esercizi hanno colto la palla al balzo per tornare a chiedere all’amministrazione il ritiro della contestatissima ordinanza, offrendo in cambio la rinuncia al ricorso ancora pendente presso il Tar.
«Se il Comune è pronto a ritirare il provvedimento e a tornare al tavolo con noi, da parte nostra siamo disponibili a fare altrettanto con il ricorso. In ballo c’è la possibilità di arrivare, finalmente, ad un nuovo testo condiviso da tutti e in grado di coniugare le esigenze di chi in centro storico vive con quelle di chi ci lavora», aggiungono i rappresentanti delle due associazioni, contestando anche il fatto che l’ordinanza abbia portato davvero un beneficio in termini di vivibilità: «Se con essa si intende la semplice riduzione degli schiamazzi notturni, la vivibilità potrà anche essere migliorata. Di certo, però, la chiusura anticipata e indiscriminata dei bar ha provocato anche un sensibile peggioramento sul piano della sicurezza e infatti nemmeno le associazioni dei residenti appoggiano in maniera compatta l’ordinanza, proprio perché molti tra quanti vivono in centro storico riconoscono il fondamentale ruolo di presidio dei pubblici esercizi», riflette Cesare Groppi, segretario provinciale di Fiepet Confesercenti.
«Lo spaccio, le rapine e gli eposodi di violenza si registrano proprio nelle strade più buie, quelle con le saracinesche abbassate», gli fa eco Marina Porotto, vicepresidente di Fepag Ascom che a sua volta ricorda come siano stati gli stessi esercenti «a richiedere, da quattro anni a questa parte, regole che possano consentire una convivenza tra bar e locali. Dopotutto molti di noi, oltre a lavorarci, in centro storico ci vivono e si rendono conto che non basta silenziare la movida per risolvere tutti i problemi. Nei primi mesi dell’anno il Comune aveva adottato il nuovo regolamento che era, appunto, il frutto di questa proficua collaborazione tra commercianti e cittadini. Poi, però, è arrivata questa ordinanza iniqua, che ha sparato nel mucchio indebolendo un tessuto commerciale già di per sé precario e alle prese con gravi fenomeni di abusivismo. Il Comune dice di voler limitare il consumo di alcol perché ha a cuore la vivibilità del quartiere e la salute del minori? Ma dove sono, allora, le politiche giovanili e quelle per il territorio? Noi non le vediamo, e anzi siamo proprio noi esercenti, tramite i Civ, gli unici che cercano di fare qualcosa per la promozione».
Come è noto, la principale richiesta dei pubblici esercizi è quella di rivedere la parte di ordinanza che impone loro la chiusura anticipata all’una di notte – le due nei giorni festivi – mentre il giro di vita sui minimarket, per i quali l’orario limite è stato portato addirittura alle nove di sera, non è assolutamente in discussione. Non solo: le associazioni contestano la perimetrazione troppo ampia del provvedimento, che ricomprende l’intera area del centro storico senza fare distinzione tra le esigenze di zone tra loro diversissime. Basti pensare che l’ordinanza ha effetti sulle strade intorno a vico Casana, sicuramente non interessate da problemi di degrado o ordine pubblico. Ci vorrebbero, piuttosto, ordinanze mirate che stabiliscano fasce orarie diverse per la somministrazione a seconda delle zone, in alcune delle quali la vendita di alcol da asporto andrebbe impedita anche di giorno. E qui il pensiero va innanzitutto alle zone di Pré e della Maddalena.
Tuttavia, il mantra dei baristi continua ad essere “più controlli e meno divieti”: in altre parole, sanzioni salate per chi sgarra, compresi i clienti che adottano comportamenti molesti al di fuori dei locali, e una politica di premialità per gli esercenti virtuosi, magari tramite un patentino a punti o degli sgravi fiscali. «Più che dotarsi di servizi di vigilanza privati, cosa possono fare gli esercenti? In questo modo, anzi, assolvono già a loro spese ad un compito che dovrebbe essere di competenza della pubblica amministrazione, e per il quale meriterebbero, semmai, di beneficiare di un credito di imposta», rivendica Gianni Petrelli, ex titolare dell’omonima vineria e oggi membro del direttivo Ascom.
Baristi che invece, lungi dall’essere considerati dei benemeriti da parte del Comune, sono già incappati più volte nella scure dei controlli, «anche per sforamenti di pochi minuti sull’orario e senza alcuna notifica sul posto, bensì tramite una raccomandata che, arrivando diversi giorni dopo l’episodio contestato, rende praticamente impossibile il ricorso contro una multa», lamenta Pietro Avvenente, titolare del Bar Berto in Piazza delle Erbe. Ad onor del vero, però, delle circa ottanta sanzioni elevate dall’entrata in vigore dell’ordinanza, che hanno colpito 14 pubblici esercizi e 31 minimarket, molte hanno riguardato violazioni dell’orario che andavano ben oltre i “pochi minuti”. Il vero spauracchio, comunque, più che l’importo della sanzione – di solito esiguo, non più di qualche decina di euro – sta nella sospensione della licenza per cinque giorni, che scatta con il terzo verbale.
Certo è che, dopo mesi di polemiche, quello avanzato dalle associazioni può comunque essere considerato come un braccio teso nei confronti dell’amministrazione. Il ricorso al Tar, infatti, rimane in piedi nonostante il mese scorso sia stata rigettata la richiesta di sospensiva dell’ordinanza contestualmente avanzata dai pubblici esercenti. Questo significa che quando il Tribunale amministrativo entrerà nel merito della questione – e la sentenza, potrebbe anche arrivare entro l’anno – in caso di pronunciamento favorevole ai ricorrenti l’intero impianto dell’ordinanza potrebbe essere stravolto, con la conseguenza che anche le sanzioni comminate nel frattempo, risulterebbero nulle. Una bella gatta da pelare per un’amministrazione per la quale, nel frattempo, si farà sempre più vicina la scadenza delle elezioni in programma la prossima primavera: altro fattore che potrebbe indurre il sindaco a prendere in considerazione l’ipotesi di tirare una riga sopra l’attuale provvedimento, anche in considerazione dei mal di pancia di una parte di giunta – non è un segreto che l’assessore allo sviluppo economico, Emanuele Piazza, sia sempre stato molto più sensibile alle richieste dei commercianti rispetto alla collega Fiorini, titolare della delega alla legalità e primo sponsor dell’ordinanza – nonché della stessa maggioranza: a schierarsi apertamente per la revisione del provvedimento, infatti, nei giorni scorsi è stata anche Marianna Pederzolli, la giovanissima consigliera appartenente proprio alla Lista Doria.