L'obiettivo di Aied e associazione Luca Coscioni è garantire la piena efficienza del servizio pubblico di interruzione volontaria di gravidanza. La campagna della Consulta di Bioetica "il buon medico non obietta" promuove un dibattito pubblico sulla legittimità del diritto all'obiezione di coscienza
Creazione di un albo pubblico dei medici obiettori di coscienza; elaborazione di una legge quadro che definisca e regolamenti l’obiezione di coscienza; concorsi pubblici riservati a medici non obiettori per la gestione dei servizi di Interruzione volontaria di gravidanza (Ivg); utilizzo dei medici “gettonati” per sopperire urgentemente alle carenze dei medici non obiettori; deroga al blocco dei turnover nelle Regioni dove i servizi di Ivg sono scoperti.
Queste le cinque proposte, elaborate dall’Aied (Associazione Italiana per l’Educazione Demografica) e dall’Associazione Luca Coscioni per la libertà della ricerca scientifica. L’obiettivo, come spiegano le Associazioni è: «Garantire la piena applicazione della legge 194 senza ledere il diritto delle donne che decidono d’interrompere la gravidanza e quello dei medici che decidono di obiettare». E aggiungono «Non è difficile: basta volerlo fare».
«Abbiamo inviato a tutti i Presidenti e assessori alla sanità delle Regioni un documento sulle soluzioni da adottare per garantire la piena efficienza del servizio pubblico di IVG come previsto dalla legge – precisano Mario Puiatti (presidente dell’AIED) e Filomena Gallo (segretaria dell’Associazione Luca Coscioni) – Siamo altresì pronti a monitorare con attenzione l’applicazione corretta della legge e, se necessario, a denunciare per interruzione di pubblico servizio chi non ottempera a quanto prevede la legge».
«In Italia, a fronte del frequente esercizio del diritto all’obiezione di coscienza da parte dei medici, sempre meno è garantito quello delle donne ad interrompere la gravidanza nei tempi e nelle modalità previste dalla legge 194 – si legge nella missiva – I dati ufficiali sulle percentuali di medici obiettori e sulla difficoltà degli enti ospedalieri a garantire il servizio di interruzione di gravidanza sono chiari e a questo disservizio va posto con urgenza rimedio».
Questo il testo integrale della lettera: «Pertanto a seguito dei dati emersi dall’ultima relazione al Parlamento sull’applicazione della legge 194/78, con la presente PREMESSO Che la legge 194/78 prevede: che il personale sanitario ed esercente le attività ausiliare può sollevare obiezione di coscienza ex art. 9 nei limiti da questo stabilito; che l’obiezione di coscienza non possa essere sollevata quando le circostanze del caso concreto siano urgenti e non consentano rinvii (art. 9 comma 5); che le Regioni devono garantire l’attuazione della legge (art. 9 comma 4).
RILEVATO Altresì, che: pacifica giurisprudenza amministrativa (vd. da ultimo Tar Puglia n.289/10) ritiene ammissibile la possibilità di limitare l’accesso alle strutture consultoriali da parte di specialisti obiettori, quando tale previsione trovi fondamento nei principi di ragionevolezza e proporzionalità e sia finalizzata a garantire il necessario contemperamento tra le diverse istanze coinvolte nel procedimento abortivo.
RITENUTO che: il D.lgs 216/2003 art. 3 comma 3 prevede che nel rispetto dei principi di proporzionalità e ragionevolezza e purché la finalità sia legittima, non costituiscono atti di discriminazione le differenze di trattamento riconducibili a motivazioni inerenti religione, convinzioni personali, handicap, età e orientamento sessuale, ma giustificate dal fatto che tali caratteristiche personali influiscono sull’espletamento dell’attività lavorativa, in quanto costituiscono un requisito essenziale e determinante ai fini dello svolgimento della stessa.
INVITIAMO gli organi competenti, così come intestati, ad emanare atti che, in forza delle responsabilità riconosciute alle Regioni stesse, prevedano con effetto vincolante per tutte le strutture che applicano IVG: bandi finalizzati all’assegnazione delle ore previste per l’IVG a medici non obiettori; albi regionali pubblici di medici che abbiano sollevato obiezione di coscienza; possibilità per le strutture ospedaliere che forniscono il servizio di IVG di avvalersi di medici gettonati per sopperire alle carenze di medici non obiettori laddove non si riesca a garantire un equilibrato bilanciamento fra i medici strutturati obiettori e non obiettori.
Confidando che nell’interesse alla corretta applicazione della L.194/78 e nel rispetto dei diritti di tutti i soggetti coinvolti, sia dato sollecito adempimento alla presente come da presupposti normativi citati e vincolanti per le regioni, restiamo in attesa di riscontro».
Sempre in merito al tema dell’obiezione di coscienza in medicina in relazione all’interruzione volontaria di gravidanza, il 6 giugno la Consulta di Bioetica onlus ha dato il via alla campagna “il buon medico non obietta”. I dati a riguardo raccontano che sono molti i territori in cui le donne non vedono riconosciuto il diritto sancito dalla legge 194 perché le percentuali di ginecologi e anestesisti obiettori non lo consentono.
«Nel dibattito sull’obiezione di coscienza non viene quasi mai messo in discussione il principio che gli operatori sanitari possano rivendicare un diritto all’obiezione di coscienza – sottolineano i promotori – La premessa è che una società liberale dovrebbe consentire ai propri cittadini di vivere in maniera conforme ai propri valori e di veder rispettata la propria autonomia, di conseguenza un medico che non riconosce l’accettabilità morale dell’interruzione di gravidanza dovrebbe avere sempre il diritto di non praticarla».
«Lo scenario ideale sarebbe quello di trovare una soluzione che permetta di conciliare il diritto alla salute e l’autonomia del paziente con quella del medico – continua il Comitato di Bioetica onlus – la libertà della donna di decidere se continuare o no la gravidanza con la libertà del medico di decidere se partecipare o no all’interruzione di gravidanza».
«Dobbiamo prendere atto, però, che la ricerca di questa soluzione ideale è fallita – sottolinea la Consulta – I ginecologi obiettori sono ormai più dell’80% e l’obiezione di coscienza cresce anche tra gli anestesisti e le ostetriche superando ormai abbandonamento il 50 % e per le donne diventa ogni giorno più difficile riuscire a interrompere la gravidanza. È arrivato il momento di scegliere se tutelare l’autonomia del professionista sanitario (e quindi, del ginecologo, dell’anestesista o dell’ostetrica) oppure schierarsi dalla parte delle donne e della loro battaglia per la libertà e i diritti».
La Campagna ha due obiettivi: da una parte, incoraggiare un dibattito pubblico sulla legittimità del diritto all’obiezione di coscienza a più di trent’anni dall’approvazione della legge sull’interruzione di gravidanza e, dall’altra, rendere più chiaro che il buon medico non è quello che non pratica le interruzioni di gravidanze ma quello che sta vicino alla donna e non la lascia sola in un momento difficile.
Aderisce anche la Rete 194 Genova, che da poco ha promosso un incontro pubblico su questo tema «Ogni anno diventa sempre più preoccupante, non solo perchè sempre meno medici non sono obiettori, ma anche perchè ormai nelle facoltà di medicina non si insegna neanche più a praticare interruzioni volontarie di gravidanze – spiega Giulietta Ruggeri, Laboratorio politico di donne – la Rete 194 Genova ha deciso di accompagnare l’iniziativa di cui sopra procedendo alla raccolta, pubblicazione e diffusione dell’informazione sui medici che non sono obiettori. E’ un diritto delle donne conoscere le scelte del proprio/della propria medico per poter decidere a chi affidarsi per avere una piena e corretta informazione e per poter essere seguite nei percorsi che ognuna vorrà seguire per la propria salute».
Matteo Quadrone