La manifestazione contro l'ordinanza anti movida, porta 4500 firme a Tursi, e trova una prima apertura del sindaco Marco Doria: distinguere orari di apertura e di somministrazione
Sono scesi in piazza sotto i colori di Confesercenti e Ascom i titolari e i dipendenti dei locali del centro storico di Genova con l’obiettivo di chiedere al sindaco Marco Doria la revisione dell’ordinanza anti movida. «Abbiamo raccolto più di 4500 firme contro l’ordinanza e le consegneremo al sindaco, perché la questione va ridiscussa e rivista», racconta Marina Protto, una delle promotrici della manifestazione .
«Quest’ordinanza ha portato tanto nocumento al tessuto economico del centro storico e ai giovani genovesi – sottolinea Alessandro Cavo, presidente FEPAG (Federazione Esercizi Pubblici Associati Genova) – perché si sono colpiti tutti gli esercizi del centro storico, tra cui sicuramente quelli che lavorano male e in maniera irregolare, ma soprattutto quelli che hanno investito e che portano luce e presidio in questo città. Noi chiediamo al sindaco di rivedere l’ordinanza e di collaborare con noi per trasformare la movida in un movimento controllato non caciarone e nel quale chi lavora bene e secondo le regole non venga penalizzato».
La manifestazione, nata sulla raccolta firme “Nessuno spenga la vita in centro storico”, chiede al sindaco Marco Doria di rivedere l’orario di chiusura imposto ai locali, nonché una maggiore presenza di forze dell’ordine nelle zone d’ombra. L’ordinanza, che prevede la chiusura dei locali all’una di notte dalla domenica al lunedì, e alle 2 di venerdì, sabato e prefestivi, secondo i promotori della manifestazione, Fepag-Ascom e Fiepet-Confesercenti, Arci e #Orabasta, oltre a danneggiare gli esercenti, sta spegnendo l’aggregazione sociale nel centro storico. Secondo le associazioni di categoria, i locali del centro storico a causa di questa normativa hanno perso dal 15 al 20% del guadagno. Per diversi esercenti intercettati durante la manifestazione, le perdite arrivano anche al 30-40%, soprattutto per i locali notturni. «Spesso ci troviamo a dover mandare via la gente o a non farla entrare – racconta il titolare del “Little Italy” di Canneto il Lungo – siamo un locale che ha sempre lavorato nella seconda parte della serata e questa ordinanza ci sta togliendo clienti e lavoro, siamo stati già multati per avere abbassato le serrande alle 2.10, ci stanno toccando il lavoro e questo non va bene, la legge va cambiata».
All’interno di una crisi economica che non sembra avere fine e in una città dove il mondo del lavoro è in agonia e prossimo alla morte, l’ordinanza anti-movida, fortemente sostenuta dal primo cittadino, sta minando, e non poco, anche la qualità e la quantità di lavoro dei dipendenti dei locali della città vecchia. «Le entrate sono calate parecchio – ci racconta un ragazzo che lavora in un noto locale di piazza delle Erbe – di conseguenza a noi dipendenti sono state tagliate le ore ed alcuni sono stati anche lasciati a casa, per non parlare delle forti difficoltà che stanno affrontando i locali che lavorano in seconda serata, che stanno pensando di chiudere i battenti o di cedere la gestione».
Dopo il corteo, che ha portato la manifestazione fin sotto il municipio, l’incontro dei rappresentanti con il sindaco. Un incontro durato più di un’ora che qualcosa forse ha smosso: «Se da altri cittadini ho registrato valutazioni positive sull’ordinanza, soprattutto sulla questione minibar, da parte dei comitati abbiamo ricevuto critiche pesanti sugli orari stabiliti dall’ordinanza», ha sottolineato il primo cittadino a margine dell’incontro, senza però dimenticare di rimarcare che «quando è stata negata la sospensiva da parte del Tar, la motivazione del giudice è stata che con questo provvedimento si è agito cercando un equo contemperamento degli interessi in conflitto sulla movida». Le richieste degli esercenti però sono chiare e dirette: «L’ordinanza non è di per sé perfetta e immodificabile – ha risposto il sindaco – c’è spazio per un lavoro di miglioramento, l’amministrazione non è sorda». Una prima apertura potrebbe arrivare proprio sugli orari, diversificando quelli di apertura e quelli di somministrazione delle bevande alcoliche. L’amministrazione ha confermato la visione di un centro storico abitabile e “lavorabile”, ma che garantisca anche una fruibilità al turista «che la domenica pomeriggio alle 16.30 trova molte, troppe saracinesche chiuse», ha concluso Doria. Sulla questione presidi notturni della forze dell’ordine, il sindaco ha confermato che il tavolo di lavoro con la Prefettura è aperto.
L’ordinanza, ad oggi, mette in pericolo il lavoro non solo di chi gestisce un locale, ma anche di chi ci lavora come dipendente. La giunta prova a fare un passo indietro, cercando di salvare capra e cavoli: il tempo però scorre e le previsioni stanno diventando realtà.
Andrea Carozzi
Nicola Giordanella