Il Pallio di San Lorenzo è un'opera di grande rilievo, l'antico tessuto bizantino è in stato di degrado e attualmente in fase di restauro a Firenze
C’è un genovese illustre che è stato costretto a fare le valigie. Non ha lasciato la città per sempre, tornerà fra due anni. Ma per uno come lui, che vive a Genova da oltre sette secoli, non deve essere stato facile. Si tratta del Pallio bizantino della cattedrale di San Lorenzo, trasferito temporaneamente presso l’ Opificio delle Pietre Dure di Firenze per una delicata operazione di restauro.
Il Pallio è un’opera d’arte di grande rilievo, un tessuto prezioso proveniente dall’antica Bisanzio lungo oltre tre e metri e mezzo e alto più di un metro. Venne donato a Genova nel XIII sec. da Michele VIII Paleologo, uno sciàmito di seta destinato ad ornare l’altare maggiore della cattedrale di San Lorenzo, decorato con fili colorati e d’oro e d’argento. L’opera nel 1663 lasciò la Cattedrale per essere conservato presso i Padri del Comune e, da lì, alla fine dell’800, venne trasferito nel Palazzo Bianco e infine nel Museo di Sant’Agostino, dove ritornerà fra due anni a conclusione dei lavori.
L’intervento di restauro ha ovviamente un costo molto elevato, per questo motivo il Comune promuove un’iniziativa singolare per coinvolgere la cittadinanza nel “salvataggio” del Pallio: “Cinque euro per restaurare un centimetro quadrato del Pallio bizantino di San Lorenzo, ogni genovese potrà trasformarsi in Mecenate…”
Presto verranno comunicate le modalità per partecipare. Intanto, chiunque volesse saperne di più su questa opera sconosciuta a tanti genovesi, fino al 18 febbraio può farlo visitando presso lo stesso Museo di Sant’Agostino la mostra “Aspettando il Pallio” che, attraverso fotografie e pannelli didattici, racconta la storia del prezioso tessuto su cui sono cuciti gli episodi e il martirio della vita dei santi Lorenzo, Ippolito e Sisto.
Dal sito museidigenova.it: “Il restauro di quest’opera straordinaria è un intervento di eccezionale complessità, sia per l’importanza e l’antichità del pezzo, sia per le sue dimensioni e per la fragilità del supporto. Proprio per questo, considerando che il Pallio è un’opera unica al mondo, il cui valore storico e artistico travalica sicuramente i confini nazionali, il suo restauro si svolge presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, l’unico Istituto preposto al restauro delle opere d’arte che per l’altissima preparazione dei suoi professionisti, attivi in ambito internazionale, era in grado di affrontare un tale compito. L’intervento, infatti, è stato affidato al Direttore Tecnico Coordinatore del Settore Tessili del prestigioso Istituto, Susanna Conti, che opera in stretta collaborazione con Marco Ciatti, Storico dell’Arte, Direttore del Settore. Licia Triolo, restauratrice formatasi presso l’Opificio, ha finora collaborato alla intensa fase di ricerche, analisi e raccolta dati in corso di svolgimento, che prevede l’utilizzo delle più sofisticate metodologie oggi disponibili: dai più recenti software informatici, al microscopio elettronico, dalla fotografia in luce visibile, alla radiografia.”