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Parlamento Pulito: l’Europa dice no ai condannati per reati gravi

Inoltre chiede agli stati membri di stabilire norme analoghe per le elezioni nazionali e locali. Anche l'Italia dovrà adeguarsi


9 Novembre 2011Notizie

 

Ci sono notizie che vorresti leggere tutti i giorni. E che meritano la più ampia diffusione possibile.

E’ questo il caso di una decisione assunta dal Parlamento Europeo che si dimostra ancora una volta, se fosse necessario, avanti anni luce rispetto ai Palazzi romani, e non solo sotto il profilo delle scelte politiche ma anche per quanto riguarda la caratura istituzionale degli stessi eurodeputati, decisamente più consoni e sopratutto consapevoli dell’importanza del ruolo che svolgono.

Parlo della risoluzione dell’europarlamento sulla criminalità organizzata nell’Unione europea, approvata il 25 ottobre scorso. Relatrice è stata l’eurodeputata italiana Sonia Alfano, figlia del giornalista Beppe, ucciso dalla mafia nel 1993.

“La portata delle misure previste nella relazione è, a detta di magistrati come Roberto Scarpinato, Nicola Gratteri e Luca Tescaroli, estremamente innovativa e rappresenta un primo fondamentale passo per il contrasto a livello europeo delle mafie e delle organizzazioni criminali”, scrive la stessa eurodeputata nel suo blog.

Il rapporto approvato a larghissima maggioranza dal Parlamento Europeo, a partire dal 25 ottobre rappresenta le linee guida per le istituzioni europee nella lotta alla criminalità organizzata transnazionale.
Un testo complesso in cui si esorta alla cooperazione nella lotta alla criminalità, alla predisposizione di un quadro legislativo efficace e non troppo dissimile tra gli ordinamenti degli Stati membri, al miglioramento del funzionamento delle strutture europee impegnate a vario titolo nel contrasto alla criminalità.

Ma un punto fondamentale e che ci riguarda da vicino, frutto di incessanti lotte della stessa eurodeputata italiana e di altri attivisti, è il paragrafo 35 della risoluzione, dove si legge testualmente: il Parlamento Europeo “si impegna a stabilire norme per assicurare l’incandidabilità al Parlamento europeo di persone condannate con sentenza passata in giudicato per reati di partecipazione a organizzazioni criminali o tipicamente commessi nell’ambito delle stesse (come la tratta di esseri umani, il traffico internazionale di stupefacenti, il riciclaggio di denaro, la frode, la corruzione e l’estorsione); chiede agli Stati membri di stabilire norme analoghe per le elezioni nazionali e locali”.

Disposizioni che vanno nella direzione di un Parlamento Europeo pulito, un luogo da cui sarà escluso l’accesso a condannati in via definitiva per reati gravi. Ma come abbiamo visto l’Europa non si limita a questo e chiede all’Italia, come agli altri stati membri, di stabilire una norma analoga anche per le elezioni nazionali e amministrative.

Grazie al Parlamento Europeo ritorna di estrema attualità, la legge di iniziativa popolare denominata “Parlamento Pulito”, presentata da Beppe Grillo nel dicembre 2007 e sostenuta da 350.000 firme.

Quel testo recitava: “Art. 10-bis.1. Non possono essere candidati alle elezioni coloro che sono stati condannati con sentenza definitiva per reato non colposo ovvero a pena detentiva superiore a mesi 10 e giorni 20 di reclusione per reato colposo. 2. La sentenza che applica la pena su richiesta delle parti, ai sensi dell’articolo 444 del codice di procedura penale, è equiparata alla sentenza di condanna. 3. L’ineleggibilità prevista dal presente articolo è perpetua».

L’iniziativa di Grillo, capace di riscuotere l’apprezzamento convinto di 350 mila cittadini, dopo essere stata consapevolmente dimenticata per quattro anni, ha subito la bocciatura definitiva il 21 settembre scorso quando il Senato, con voto trasversale, ha deciso di non procedere alla sua calendarizzazione.

Oggi l’Europa ci chiede di muoverci proprio in quella direzione.
“Per questo nei prossimi giorni invierò una lettera ufficiale ai presidenti di Camera e Senato e ai capigruppo di tutti i partiti presenti in Parlamento per fare presente la posizione del Parlamento Europeo e per fare pressione affinché si tenga presente la volontà democratica europea (e in primis italiana)”, scrive ancora Sonia Alfano sul suo blog.

 

 

Matteo Quadrone


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