I cittadini hanno inviato al Comune un corposo documento di osservazioni in cui esprimono forte preoccupazione soprattutto per il probabile rischio idrogeologico
Il progetto per la costruzione di un maxi silos a 5 piani (per 152 posti auto) tra Piazza Solari e via Amarena, all’interno della proprietà della Fondazione Contubernio D’Albertis, suscita la contrarietà di un folto gruppo di cittadini – indipendenti da ogni partito o movimento politico, di formazione ed età molto diverse ma attivi per tutelare il paesaggio e la qualità della vita, tengono a sottolineare – che si sono spontaneamente uniti nel “Comitato Protezione Bosco Pelato e Residenti di via Amarena, piazza Solari, via Savelli, via Ferretto”, raccogliendo oltre un migliaio di firme a supporto di un corposo documento di osservazioni, recentemente inviato all’amministrazione comunale.
Il gruppo chiede di non sacrificare l’ultima area verde del quartiere ed esprime forti dubbi sulla stabilità del terreno interessato dalla nuova opera. «La popolazione subirà disagi per non meno di 18 mesi e poi rischi idrogeologici e riduzione della qualità della vita dovuta alla sparizione di verde a vantaggio di muraglioni di cemento – spiega il comitato – Inoltre, sappiamo che nei 184 box già costruiti dalla Fondazione in via Savelli (a circa 30 metri dal prospettato nuovo ecomostro) si verificano infiltrazioni d’acqua e sono in corso opere aggiuntive di impermeabilizzazione (la foto a sinistra mostra il muraglione di via Bozzano dove sono state fissate delle piastre metalliche per rompere gli spruzzi dell’acqua che scende quando piove ma che continua a fuoriuscire anche quando non piove n.d.r.)».
Secondo il comitato lo sbancamento della collina – la stima fatta dal progettista è di 15.000 m3 di terra – in una zona già soggetta a smottamenti, crepe e frane «Aggraverà ulteriormente il già delicato equilibrio idrogeologico con il conseguente rischio di frane e quindi di situazioni di pericolo in una zona densamente popolata che ospita due scuole nelle immediate vicinanze (frequentate da più di 1000 bambini di età compresa tra i 3 mesi ed i 14 anni)».
Le continue opere di cementificazione nella collina soprastante al Contubernio «Hanno obbligato a suo tempo ad ancorare la zona direttamente sottostante a N.S. del Monte con un grosso muraglione in cemento armato a spese dei cittadini, onde evitare e prevenire frane – precisa il comitato – i civici di via Amarena 23-25-27 hanno dovuto sostenere opere di risanamento delle loro proprietà per limitare eventi franosi (NB: il Contubernio è esattamente sotto questi caseggiati, potete andare a vedere con i vostri occhi le crepe alquanto inquietanti nelle scale dei civici 23-25-27)».Questa ennesima depauperazione del paesaggio naturale «È in contrasto con le nuove tendenze a ridurre la cementificazione a seguito dei recenti tragici eventi alluvionali– continua il comitato – Siamo tutti testimoni della frana in via Carlo Varese dello scorso mese. Sicuramente, anche in questo caso, saranno stati fatti tutti i rilievi necessari e le analisi previste, ma la natura è alquanto imprevedibile e sappiamo che i mutamenti climatici in corso porteranno a precipitazioni più violente che in passato. Ed anche la nuova frana in via Ventotene dovrebbe farci riflettere».
La collina Bosco Pelato, nonostante versi in stato di forte degrado, resta comunque l’ultimo polmone verde della zona «Tutto il quartiere beneficia dell’aria ricca di ossigeno dovuta ai parecchi alberi, tra cui alcuni ulivi – sottolineano i cittadini – destinati a scomparire per lasciare spazio a centinaia di metri cubi di cemento. Se il problema è la sicurezza della scalinata Bosco Pelato, basta aumentare l’illuminazione e ricostruire il muro di confine con la Fondazione stessa che viene mantenuto con puntelli da parecchi anni».
Infine, i cittadini sottolineano «È già successo, purtroppo tante volte, che opere così grandi non siano state portate a compimento per diverse ragioni, lasciando l’ambiente in stato di degrado totale. Ricordiamo la costruzione dei box in via Bocciardo a Borgoratti, dove gli abitanti del civico 1 sono stati sfollati il gennaio 2012 e sono tuttora sfollati a loro spese perché l’edificio è stato dichiarato inagibile a causa dei danni subiti in seguito alle trivellazioni».
«Il progetto in esame si rivela assolutamente incompatibile con i valori paesistici, ambientali, architettonici e geologici dell’area, oggetto di specifica tutela e recepiti dalla strumentazione urbanistica vigente – si legge nella conclusione del documento inviato al Comune – e deve pertanto ritenersi non realizzabile».
Matteo Quadrone