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Ancora incerto il futuro della Nico Sapio per cui si sta predisponendo il nuovo bando di concessione, mentre la Mameli dovrebbe riaprire la prossima estate. Il punto con il presidente del Municipio Ponente, Mauro Avvenente
È ancora presto per scoprire che cosa ne sarà del futuro della piscina “Nico Sapio” a Multedo, che ormai è abbandonata al degrado da oltre due anni. C’è però una novità piuttosto importante. L’Associazione sportiva dilettantistica “Nuotatori genovesi”, che aveva vinto il bando pubblico di concessione dell’impianto – una piscina da 25 metri, una palestrina prenanatoria e due campi in erba sintetica per la destinazione promiscua di tennis
e calcio a 5 – ma che non si era rivelata in grado di poterne sviluppare la riqualificazione e il rilancio, ha finalmente riconsegnato le chiavi, dopo un lungo tira e molla che abbiamo già raccontato in passato.
La piscina, dunque, è tornata nella piena disponibilità del Comune di Genova, che però deve assolutamente provvedere alla sua messa in sicurezza come ha mostrato la nostra incursione nel corso di una puntata di #EraOnTheRoad. Per poter porre un freno allo stato di sostanziale abbandono ed evitare nuove effrazioni e altri atti vandalici, compreso il tentativo di piccoli furti del materiale ancora presente all’interno dello stabile, l’assessorato allo Sport ha stanziato 24 mila euro a beneficio del Municipio VII Ponente.
«Con questa cifra – spiega il presidente Mauro Avvenente – dovremo predisporre un piccolo bando per chiudere gli accessi non solo alla piscina di Multedo ma anche alla Mameli di Voltri. L’idea iniziale era quella di murare tutti gli ingressi per impedire sfondamenti, ma si sarebbe trattato di uno spreco di denaro pubblico perché i prossimi gestori sarebbero stati costretti ad abbattere l’ostacolo, con ulteriore lavoro da parte loro». La soluzione, allora, dovrebbe definitivamente orientarsi verso l’installazione di robusti cancelli che possano dissuadere i malintenzionati e rimangano patrimonio futuro per chi si aggiudicherà la gestione dei beni.
«A Voltri – prosegue Avvenente – l’attività natatoria dovrebbe riaprire i battenti in estate, dal momento che l’associazione che ha finora avuto in mano la piscina si è detta disponibile a proseguirne la gestione anche per la prossima stagione, soprattutto in ottica di un possibile rilancio invernale nel 2014-2015».
In attesa del nuovo bando comunale, resta invece ancora incerto il futuro dell’impianto di Multedo. In questa fase transitoria, ci sarebbe l’intenzione di restituire ai bambini del quartiere almeno uno dei due campetti in erba sintetica che costeggiano l’ingresso al Pio XII – Signorini. Ma anche in questo caso le cose non sono per nulla semplici, come ci spiega Avvenente: «L’idea inziale era capire se il Comitato di quartiere di Multedo fosse stato in grado di gestire i due campetti in questa fase intermedia. Il Comune, tuttavia, ha manifestato l’interesse di mantenere integro tutto l’impianto sportivo dei giardini Lennon per rendere in qualche modo remunerativa la futura concessione dal momento che la piscina da sola non garantisce un sufficiente apporto economico. Il comitato però ha detto di non essere in grado di gestire un centro sportivo così articolato solo con l’attività di volontariato, anche perché sarebbe necessario mettere mano all’impianto elettrico, agli spogliatoi e alle recinzioni, oltre naturalmente alla manutenzione del manto sintetico. Ma in questo caso servirebbero cifre almeno con uno zero in più rispetto a quelle messe attualmente a disposizione dal Comune». Un piano b potrebbe essere il temporaneo affidamento a qualche scuola calcio già attiva sul territorio che, tuttavia, vorrebbe la garanzia di una disponibilità pluriennale: richiesta che mal si concilia con la necessità di giungere molto rapidamente al nuovo bando di concessione.
Insomma, una matassa abbastanza complicata da dirimere ma, almeno, si sta finalmente parlando di proposte concrete dopo mesi di attesa gettati al vento, come testimonia la chiosa del presidente Avvenente: «Stiamo valutando tutti i pro e i contro per evitare che lo stato di abbandono non degradi i beni a un livello tale che chiunque poi dovesse vincere la gestione degli impianti ci dovesse mettere secoli per rimetterli in funzione».
Simone D’Ambrosio