Il Comune annuncia la realizzazione del primo tratto dei 6 chilometri cittadini destinati al traffico di biciclette. Ma il finanziamento ministeriale di 1,2 milioni di euro scade ad agosto. I dubbi del Circolo Amici della Bicicletta e i dettagli del progetto
Sei chilometri di piste ciclabili per pedalare in sicurezza, anche se non proprio in totale continuità, da piazza Montano fino allo stadio o alla Foce. Certamente non un’isola felice da record ma un traguardo importante nella direzione della mobilità sostenibile per una città, come Genova, che non ha nella pianura una delle sue peculiarità territoriali. Per raggiungere questo nobile obiettivo e non perdere 1,2 milioni di euro di finanziamenti messi a disposizione dal ministero dell’Ambiente, ma che teoricamente scadrebbero a fine agosto, il Comune deve ritoccare sensibilmente i tempi.
Per conoscere lo stato dell’arte, nell’ultima seduta del Consiglio Comunale, i consiglieri Clizia Nicolella (Lista Doria) e Guido Grillo (Pdl) hanno posto un’interrogazione a risposta immediata all’assessore competente, Anna Maria Dagnino: «In questi mesi abbiamo intensamente lavorato al progetto grazie al protocollo firmato con l’associazione “Amici della Bicicletta” – ha assicurato l’assessore a Mobilità e Traffico del Comune di Genova – e ci siamo anche attivati per la progettazione dei ciclo-posteggi che entro giugno verranno allestiti nei Municipi (un intervento che prescinde dal finanziamento ministeriale, NdR). La città ha spazi molto stretti e c’è qualche difficoltà a recepire il concetto tradizionale di pista ciclabile. Tuttavia abbiamo concluso gli accordi con il Municipio per quanto riguarda il tratto di via XX settembre e presto inizieremo un percorso di condivisione anche con i commercianti, perché contemporaneamente dovrà essere riassestata la sosta».
L’avvio di questa fase del Pod (Piano operativo di dettaglio) per lo sviluppo della ciclabilità, la cui progettazione è attualmente nelle mani di Aster, dovrebbe consentire al Comune di ottenere una proroga sui finanziamenti per poter procedere con tutti i sei chilometri previsti. O almeno così si spera a Tursi. Il percorso, nella sua interezza, dovrebbe coinvolgere i tratti Fiumara – Piazza Montano, San Benigno – Terminal Traghetti, itinerario ciclistico del centro storico – Porto Antico, Piazza De Ferrari – Stazione Brignole, Brignole – Stadio e Brignole – Questura, che andrebbero così a completare una rete più continua su tutto il centro cittadino.
«Il progetto – secondo Clizia Nicolella, consigliere comunale in quota Lista Doria – non è ancora arrivato a una fase esecutiva per una certa rigidità degli uffici comunali, che vorrebbero attenersi alla lettera della normativa nazionale per la realizzazione dei percorsi ciclo-pedonali. Tuttavia, se vogliamo sviluppare un discorso di mobilità sostenibile a Genova, dobbiamo essere in grado di trovare soluzioni che tengano conto della specificità del territorio, ad esempio attraverso una limitazione più severa della velocità per tutti i mezzi nei tratti di strada più stretti e destinati inevitabilmente a una fruizione promiscua, senza sacrificare eccessivamente i posteggi per auto e moto. Il tutto per non isolare le zone ciclabili ai classici tratti spot ma per realizzare effettivamente una lunga percorribilità. A questa continuità l’amministrazione deve tendere per diversi motivi, dal risparmio economico a quello energetico, finanche alla salute e al benessere fisico».
Ma, secondo l’architetto Giorgio Ceccarelli del Circolo Fiab Amici della Bicicletta, il rischio di perdere i fondi ministeriali è sempre più concreto: «I finanziamenti risalgono addirittura al 2006; non riesco a capire come il ministero possa concedere una proroga dopo ben sette anni di inerzia da parte del Comune di Genova».
Ceccarelli, inoltre, sottolinea che difficilmente la realizzazione della pista ciclabile di via XX settembre potrà essere rapida e indolore: «Il percorso di condivisione del progetto con Municipio e commercianti è assolutamente corretto, ma per non perdere i finanziamenti andava iniziato molto tempo fa. Non basta, infatti, tracciare due strisce sull’asfalto e disegnare il simbolo di una bici. Ci vuole un’ordinanza che modifichi il traffico, la sosta e i sensi unici in via XX e nelle strade limitrofe. E quando si tratterà di escludere al traffico veicolare privato anche la corsia in discesa di via XX, si solleverà il solito polverone: il progetto si bloccherà e il 31 agosto passerà con un nulla di fatto e la conseguente perdita del finanziamento».
Gli interventi su via XX settembre dovrebbero, infatti, consistere nella realizzazione di due corsie dedicate al flusso ciclabile, una per ogni senso di marcia, attigue ai marciapiede, andando così a modificare il tratto di carreggiata destinato ai mezzi pubblici sia in salita che in discesa, con la probabile completa interdizione al traffico privato.
Se, per quanto riguarda l’arteria principale del centro genovese, le problematiche possono almeno teoricamente essere risolte, sistemando razionalmente i punti di accesso alla pista ciclabile e normalizzando il rapporto tra bici e bus, lo stesso non si può dire per altre zone coinvolte dal Pod. Le difficoltà maggiori riguardano il tratto Brignole – stadio, su cui è arrivato il veto assoluto del Municipio Bassa Val Bisagno, a causa di una potenziale perdita di circa una cinquantina di posteggi per le auto. Problemi anche sull’asse Brignole – Questura: in quest’area, benché Ceccarelli assicuri che il Municipio ne sia sostanzialmente all’oscuro, la pista dovrebbe passare a centro carreggiata, ma buon senso vuole che le biciclette siano più a contatto con il contesto commerciale e con i tratti pedonali piuttosto che con le auto. Senza considerare il fatto che, per giungere a centro strada, bisognerebbe in qualche modo attraversare le altre corsie.
Le cose non vanno meglio neppure in quei tratti di raccordo che, insieme con i 6 nuovi chilometri, dovrebbero completare la viabilità ciclabile nel centro cittadino. Se, per quanto riguarda il centro storico e il Porto Antico ci si può anche accontentare, Ceccarelli ritiene assolutamente non accettabile la situazione che riguarda via Buozzi: «Qui – spiega il membro di Amici della Bicicletta – con l’allestimento della stazione di bike sharing, nel 2009 era stata realizzata una pista promiscua ciclabile-pedonale, poi rimossa per fare spazio ai lavori del deposito Metro e dei sovrastanti parcheggi. Oltre alla criticità in fase di cantiere, con notevoli rischi per la sicurezza, i problemi potrebbero continuare anche a lavori terminati dato che sembrerebbe che la nuova progettazione non preveda più il tratto ciclabile». Una situazione che, se confermata, rischierebbe di inficiare la bontà dell’intero progetto di mobilità sostenibile a Genova.
I sei chilometri ciclabili, infatti, dovrebbero funzionare anche come tentativo di rilancio del bike sharing, il servizio di noleggio bici, attualmente in mano a Genova Parcheggi, che naviga in cattive acque, un po’ per atti di vandalismo, un po’ per gli elevati costi di manutenzione. «La conversione alla mobilità sostenibile – sostiene Nicolella – è una mentalità che si sviluppa lentamente e in maniera organica: il bike sharing ha senso se accompagnato da percorsi adeguati perché altrimenti non si può realizzare neppure il minimo di fruibilità richiesta. È necessario che da parte dell’amministrazione ci sia la volontà di dar seguito ai finanziamenti ottenuti e aspettarne i frutti con pazienza, altrimenti il risultato rischia di essere assolutamente controproducente».
«L’obiettivo finale di questo progetto – conclude Nicolella – deve essere quello di delineare la bicicletta come strumento modale per il trasporto cittadino, togliendo qualche auto dalla strada. Questi primi sei chilometri devono essere il segno di una volontà politica di dare vita a un percorso che può certamente svilupparsi in altre zone, prevalentemente pianeggianti, della città: penso alla Valpolcevera, alla Val Bisagno ma anche a tutta la direttiva a mare da Voltri a Nervi. Perché, un po’ come diceva Grillo, la gente è sempre più povera, l’autobus costa sempre di più e le biciclette in giro iniziano a intravedersi con una certa frequenza. La tiritera che Genova non sia adatta ai percorsi ciclabili ormai non sta più in piedi, per cui bisogna dare l’opportunità ai ciclisti di muoversi in sicurezza. Tra l’altro la pista ciclabile è uno spazio che, in un certo qual modo, viene restituito non solo agli appassionati della bicicletta ma anche ai pedoni perché aumenta la loro di distanza dalle auto».
Un concetto che, secondo Ceccarelli, non è ancora stato interiorizzato dall’amministrazione comunale: «Il traguardo dei 15 km di pista ciclabile da Voltri a Nervi e altrettanti nelle valli è ancora molto lontano dalla cultura politico amministrativa del Comune di Genova. Un peccato perché nel frattempo si perdono finanziamenti sostanziosi, come gli ultimi 5 milioni di euro messi a disposizione dal Fas (Fondi per le aree sottoutilizzate, NdR) per l’ambiente e a cui avrà accesso, ad esempio, il Comune di Arenzano».
Simone D’Ambrosio
[foto di Diego Arbore]