Le azioni repressive in nome della sicurezza provocano solo feriti alimentando inutili tensioni; è necessario cambiare approccio al problema, in modo da garantire il rispetto della legalità e dei diritti di tutti
Pochi giorni fa l’ennesimo blitz congiunto di guardia di finanza e vigili urbani al porto antico ha provocato il ferimento di un venditore ambulante senegalese che ha riportato la frattura ad una mano ed alcune lussazioni. È solo l’ultimo episodio di una lunga serie di azioni repressive il cui bilancio finale sono diversi feriti finiti all’ospedale, uno dei quali investito da un auto mentre cercava di sfuggire ai controlli delle forze dell’ordine.
Per questo l’associazione antirazzista interetnica “3 febbraio” si rivolge a tutti i cittadini solidali «Per essere a fianco dei venditori ambulanti che con coraggio stanno scegliendo di reagire con grande dignità», invitandoli a partecipare alla manifestazione di martedì 9 luglio alle ore 16 in Piazza Caricamento (zona galeone) con arrivo sotto la Prefettura (Largo Lanfranco) per chiedere un incontro al Prefetto di Genova «Basta repressione verso gli ambulanti: per una sanatoria senza ricatti, per il permesso di soggiorno per tutti/e, per uno spazio libero per i venditori ambulanti».
«Sono persone dignitose e solidali, esseri umani che cercano, anche con il loro lavoro, una vita migliore – scrive l’associazione 3 febbraio – Sono gli stessi che portarono solidarietà e aiuto dopo la tragedia dell’alluvione e che la stampa definì “angeli neri del fango”. Sono per lo più senza permesso di soggiorno perché, in quanto lavoratori autonomi, sono esclusi da ogni sanatoria e quindi da ogni possibilità di lavoro regolare alternativo».
«La maggioranza appartiene alla comunità senegalese – spiega Mauro Musa dell’associazione 3 febbraio – poi c’è qualcuno del Bangladesh e di altre etnie». Stiamo parlando degli ambulanti che operano nell’area del galeone al porto antico. Un centinaio di giovani senegalesi. Ma i numeri sono maggiori «I venditori complessivamente potrebbero essere 200-300 persone, è difficile fare stime precise – sottolinea Musa – molti nel periodo estivo vanno a vendere nelle spiagge delle due riviere».
«Contro di loro si organizzano presidi fissi e blitz con impegni economici importanti in nome della sicurezza – continua l’associazione 3 febbraio – Le istituzioni, spesso incalzate da commercianti e responsabili dell’area porto antico, hanno sempre scelto attività repressive e nessuna proposta alternativa».
«L’iniziativa di martedì nasce direttamente dai fratelli senegalesi che da anni fanno parte dell’associazione 3 febbraio – racconta Musa – dopo gli ultimi episodi sopracitati la situazione è diventata sempre più esasperata e la manifestazione è un grido d’allarme rivolto alla città». La lista di adesioni è lunga e finora comprende: Rete Solidale Indipendente Genova, Associazione San Giacinto Baltasar, Associazione promozione sociale Y.E.A.S.T., Centro delle Culture Genova, Circolo Culturale Proletario di Genova, Collettivo sorellanza e libertà Maripose di Genova, Comitato Liberamente, Segreteria nazionale migranti Equador Senami Genova, Socialismo Rivoluzionario.
Trovare una soluzione che garantisca il rispetto della legalità e nello stesso tempo dei diritti di tutti i soggetti coinvolti, non è una cosa affatto semplice. Tuttavia, il primo punto imprescindibile è cambiare radicalmente approccio «I controlli devono essere fatti ma in un altro modo – afferma Musa – non con blitz aggressivi condotti da una cinquantina di agenti che creano pericoli per tutti, venditori, turisti e gli stessi tutori dell’ordine pubblico».
«Qualche tempo fa abbiamo avuto degli incontri con l’assessore Fiorini – racconta Musa – il dialogo con l’amministrazione comunale è fondamentale, però, ultimamente si è arenato. Sto seguendo l’evolversi della situazione in altre città italiane dove le difficoltà sono le stesse. A Napoli, ad esempio, hanno individuato delle strade in cui è tollerata la presenza dei venditori ambulanti. Anche a Genova dovremmo impegnarci in questa direzione. Prima, però, è necessario che le istituzioni prendano consapevolezza che non si tratta di una mera questione di ordine pubblico».
Ovviamente, come ricorda Musa, l’ostacolo principale è lo status di irregolari della maggior parte dei venditori, sprovvisti di permesso di soggiorno. «Fin quando le sanatorie non consentiranno anche a queste persone l’opportunità di regolarizzarsi, ci saranno sempre degli esclusi che, privi di alternative, proveranno a sopravvivere onestamente con l’unico lavoro che, tra mille difficoltà, riescono ad esercitare».
«Noi crediamo nella solidarietà umana e crediamo che per vivere meglio c’è bisogno di superare l’egoismo e l’indifferenza che sono sempre più forti – conclude l’associazione 3 febbraio – Per la politica e le istituzioni questi immigrati sono un problema, per noi un motivo di scambio, confronto, conoscenza, amicizia e di una benefica integrazione umana».
Matteo Quadrone