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La Fondazione PRimA’vera ha presentato un progetto che mette d’accordo le esigenze del porto da un lato e le necessità degli abitanti dall’altro. Una nuova conformazione del porto di Pra’ come una vera e propria isola, staccata da terra e collegata al centro abitato solo attraverso una serie di ponti
Passare dalla protesta alla proposta. È quello che stanno cercando di fare i cittadini di Pra’, grazie anche al nuovo catalizzatore di istanze locali rappresentato dalla Fondazione PRimA’vera, per sfruttare la messa a punto del nuovo piano regolatore portuale al fine di ottenere benefici per tutto il territorio della delegazione.
«Pra’ si porta dietro ormai da decenni una ferita sanguinante – ricorda Guido Barbazza, presidente della Fondazione PRimA’vera – rappresentata dalla costruzione scriteriata del porto commerciale che non ha mai preso in considerazione le necessità della popolazione. Negli anni sono state fatte scelte urbanistiche scriteriate, ancora ben presenti nella mente di chi vive il quartiere e ricorda che fino a pochi decenni fa poteva fare il bagno a due passi da casa, sfruttando una spiaggia bellissima».
«C’è stata una fase storica – ricorda il presidente del Municipio Ponente, Mauro Avvenente – in cui sembrava ci fosse la disponibilità a restituire alla città una porzione di territorio, il cosiddetto “raviolo”. Un progetto saltato in seguito al rifacimento del nodo ferroviario di Genova che, tuttavia, spostando i binari più a mare, libera una fascia larga tra i 20 e i 30 metri». Che cosa fare, allora, per restituire questa porzione di territorio ai cittadini?
Nel primo quaderno di Urban Lab, che ha segnato il lento e macchinoso cammino per la definizione del nuovo Puc, era previsto uno spostamento a mare dell’Aurelia con la realizzazione sul lato opposto di un lungo viale pedonale e ciclabile che riconnettesse fisicamente la parte abitativa della delegazione con la Fascia di Rispetto, dalla sponda destra del Branega fino a quella sinistra del rio San Giuliano.
In questo contesto, tuttavia, si è inserito il nuovo piano regolatore portuale in via di definizione: com’è noto (qui l’approfondimento), Palazzo San Giorgio ha presentato tre possibili scenari per lo sviluppo del nuovo porto di ponente (Avanzamento, Isola, Porto Lungo) tutti bocciati dai residenti di Pegli, Pra’ e Voltri. Quando la tensione tra cittadini e istituzioni era arrivata ormai ai massimi storici, con un dialogo praticamente inesistente, la Fondazione PRimA’vera ha provato a sparigliare le carte con la presentazione di un nuovo disegno che potesse mettere d’accordo le esigenze del porto da un lato e le necessità degli abitanti dall’altro.
«Devo rendere merito alla Fondazione di essersi saputa porre in maniera propositiva e costruttiva nei confronti delle istituzioni – ammette Avvenente – proponendo un percorso che potrebbe dare frutti molto importanti. Nel frattempo, anche il Municipio non è stato con le mani in mano e ha lanciato un contest in collaborazione con la Facoltà di Architettura per capire come potrebbero essere ridisegnate le aree che potrebbero tornare alla città. E proprio in questi giorni stiamo facendo vedere i disegni ai cittadini e ci incontreremo anche per un dibattito pubblico sul futuro della zona». Autorità portuale, che sta affinando le bozze del piano regolatore, non sembra essere pregiudizialmente contraria alle richieste dei cittadini e lo stesso presidente Merlo pare aver assicurato che le istanze del territorio saranno tenute in forte considerazione.
«La bella cosa – commenta Barbazza – è che dopo 50 anni di urla inconcludenti, le istituzioni hanno ricominciato a dialogare con i cittadini. Fino ad oggi c’è sempre stato qualcuno che dentro gli uffici tirava delle righe sulla schiena dei residenti che si sarebbero poi dovuti sobbarcare tutti gli oneri. Ora, invece, pare che le nostre idee siano piaciute e speriamo che venga davvero colta l’occasione per inserire tra i lavori di miglioramento dell’attività portuale anche una serie di opere che mitighi non solo gli interventi futuri ma anche le servitù devastanti che Pra’ ha dovuto pagare fino ad oggi».
Dal momento che il porto non può certamente essere cancellato con una bacchetta magica, l’obiettivo dei cittadini e della Fondazione PRimA’vera è quello di separare definitivamente, visivamente e spazialmente, le attività portuali e industriali dalla vita quotidiana della delegazione ponentina attraverso la realizzazione di colline alberate (innalzando le attuali dune) che nascondano i container e ne assorbano i rumori. Per quanto riguarda l’inquinamento acustico, notevoli vantaggi potrebbero arrivare anche dall’elettrificazione delle banchine, a lungo promessa ma non ancora realizzata, che consentirebbe finalmente alle navi ancorate di spegnere i gruppi elettrogeni, oggi spesso in azione anche nelle ore notturne.
«Sarebbe anacronistico opporsi allo sviluppo del porto – sostiene il presidente del Municipio, Mauro Avvenente – ma la fase storica dello sviluppo invasivo è inevitabilmente finita. I cittadini hanno acquisito una sensibilità ambientale tale da pretendere giustamente che lo sviluppo sia equilibrato, ragionevole e rispettoso di chi risiede nelle vicinanze. Anche perché dobbiamo metterci in testa che Genova non è e non potrà essere Rotterdam: là il porto sorge a 40 chilometri dalla città, qui a Palmaro siamo a 40 metri dalle case».
In estrema sintesi, il progetto avanzato dalla Fondazione prevede una nuova conformazione del porto di Pra’ come una vera e propria isola, staccata da terra e collegata al centro abitato solo attraverso una serie di ponti: un intervento non eccessivamente problematico dal momento che è da tempo già in cantiere il rifacimento dello svincolo autostradale, noto come Genova Voltri ma nei fatti inferente il territorio di Pra’. Lungo tutto il litorale da Pra’ a Voltri, e quindi in particolare nella zona di Palmaro, dovrebbe invece tornare il naturale affaccio al mare. «Tutto ciò – dice con speranza Barbazza – cambierebbe completamente il contesto: siamo convinti che, nonostante tutto quello che abbiamo subito negli anni – con questo tipo di opere, fattibili sia dal punto di vista tecnico che economico, Pra’ potrebbe tornare a essere la delegazione attraente, ricca di servizi e comodità, quale era in passato».
Due sono i traguardi che si vorrebbero raggiungere: la nascita di una nuova cittadella dello sport, ottimizzando al massimo le già esistenti piste ciclabili e podistiche, campi di regata, piscina, campo da calcio in continuità con gli interventi previsti dal Por, e la realizzazione del cosiddetto “Porto Amico”, con l’infrastruttura che diventi reale portatrice di benessere al tessuto economico e civile della delegazione.
«La realizzazione di questo intervento – spiega Avvenente, convinto della bontà del progetto – porterà alla costituzione di una sorta di porto-isola, con l’eliminazione dell’istmo che oggi unisce la sponda destra del Branega con quella sinistra del rio san Giuliano, riaprendo un canale navigabile nella zona prospiciente Palmaro e riconnettendosi al canale di calma della Fascia di Rispetto. Per rendere tutto ciò realmente concreto stiamo lavorando in sinergia con Ferrovie dello Stato per capire come si possa garantire la navigabilità del nuovo canale in parallelo alla realizzazione della nuova tratta ferroviaria metropolitana».
Insomma, una riqualificazione del porto di Pra’ (e non di Voltri come si è soliti dire, suscitando le ire dei cittadini come nel caso del casello autostradale) renderebbe giustizia a una parte di territorio rimasta fuori dal Por che sta investendo nel territorio ponentino ben 15 milioni di euro. «Quando si decise la perimetrazione degli interventi – chiarisce il presidente del Municipio – non so per quale ragione si decise di tagliare fuori tutta la zona di Palmaro dove fino a non troppi anni fa c’erano i bagni, la spiaggia e un entroterra interessante caratterizzato da ville storiche come quella del barone Podestà, villa Sauli e villa De Mari. Tolto questo, il resto è stato solo cementificazione, quartieri collinari, autostrada, ferrovia e soprattutto porto. La realizzazione del progetto portato avanti dalla Fondazione PRimA’vera rappresenterebbe proprio un importante e doveroso risarcimento dei fardelli pagati dai cittadini a causa dello sviluppo delle attività commerciali del Porto di Genova verso ponente».
Se, dunque, il Por realizzerà (o, forse, per il momento sarebbe meglio un più cautelativo “realizzerebbe”) la riqualificazione di tutta quella parte di città che si affaccia sulla piattaforma portuale, con questo intervento si potrebbe completare una sorta di ricomposizione fisica di tutto il territorio del Municipio, su cui il presidente Avvenente punta da sempre: «Il sogno di dare vita a un unico percorso pedonale da Multedo a Vesima potrebbe essere un po’ più vicino. Ad oggi, infatti, le cesure vere e proprie sono due: una è rappresentata dal porticciolo turistico di Pegli, l’altra è proprio la zona di Palmaro. Risolte queste criticità, da Multedo si potrebbe sostanzialmente arrivare fino a Varazze lungo un unico litorale, con quella che sarebbe senza dubbio la passeggiata sul mare più lunga d’Europa».
Simone D’Ambrosio