Lo spettacolo, ad ingresso libero, è in programma venerdì 15 giugno alle ore 21 presso la Commenda di Prè
Il rilancio di Prè passa dalla strenua volontà dei suoi abitanti, da sempre impegnati a denunciare i fenomeni di degrado e malaffare richiamando l’attenzione delle istituzioni, ma allo stesso tempo consapevoli che per riqualificare il quartiere e restituirlo completamente alla città è necessario organizzare e promuovere iniziative culturali e sociali in grado di richiamare il maggior numero di persone possibile, i cittadini genovesi, spesso non abituali frequentatori di quello che, nonostante tutto, rimane un prezioso bene comune ed i turisti che, scesi dalle navi o provenienti dall’area del Porto Antico, provano ad avventurarsi nei meandri della città vecchia.
È questo il senso dello spettacolo in programma venerdì 15 giugno presso la Commenda di Prè, musiche, canti e danze rinascimentali che «Nello spirito della Genova cinquecentesca di Andrea Doria e degli splendori della Repubblica aristocratica, darà vita a personaggi che sembrano usciti direttamente dalle pitture di Rubens e di Van Dyck, sia pure nell’austera ambientazione medievale del più antico palazzo di Genova – scrive Ornella Cocorocchio, Presidente dell’associazione La Coscienza di Zena – Una sorta di licenza poetica porterà infatti il millenario ospitale a far da sfondo alla rappresentazione degli sfarzosi intrattenimenti che le potenti famiglie genovesi nel secolo d’oro riservavano agli illustrissimi ospiti. Una licenza per cui si devierà dalla correttezza filologica e la Commenda si troverà trasportata cinquecento anni più avanti, nell’epoca in cui nei palazzi dei Rolli si inscenavano meravigliose rappresentazioni per ospitare degnamente non certo pellegrini e malati ma papi e re».
«Non ci resta quindi che dichiarare aperte le danze insieme alla Compagnia di danza …del danzar facean diletto, al Coro Polifonico di Vetera Nova e all’Ensemble strumentale Li Musicanti, lo spettacolo si terrà venerdì 15 alla Commenda di Prè alle 21. L’ingresso è libero».
Alcuni cittadini che si definiscono seriamente “prè-occupati” «Contraddicendo vistosamente l’abitudine al mugugno si sono da tempo organizzati per fare fronte comune rispetto ai problemi che vivono quotidianamente – continua Cocorocchio – Pur reclamando un maggiore e più penetrante intervento da parte delle istituzioni, essi dimostrano che un’azione veramente incisiva, rispetto all’obiettivo che si sono dati, è quella che scaturisce dal territorio stesso quando riesce ad avviare comportamenti che possano innescare processi di sviluppo culturale, sociale ed economico».
Ma per risvegliare l’interesse per un’area ancora in parte da recuperare alla concreta e produttiva integrazione con il tessuto cittadino, risulta fondamentale intensificare lo scambio tra il quartiere e i principali centri di produzione di cultura a Genova (Università, Biblioteca universitaria, Palazzo reale, Commenda). «Ubicati sin dalle origini, come tutti sappiamo, nel cuore stesso di Prè ma rinserrati sempre nel loro splendido isolamento – spiega la presidente dell’associazione La Coscienza di Zena – queste nobili istituzioni hanno avuto finora ben poche occasioni per avere rapporti col territorio di cui pure fanno parte, dimostrando, potremmo dire per rimanere nello spirito della Commenda, uno scarso senso dell’”ospitalità”».
Qualcosa però, negli ultimi temi, si muove «L’Università sta “ripristinando” i collegamenti con l’esterno, dalla parte della “Piazzetta Vittime di tutte le mafie” – racconta Cocorocchio – Si attende che la Soprintendenza faccia altrettanto coi locali posti sul ponte dello Statuto, con attività che rispondano alle esigenze del quartiere e costituiscano nello stesso tempo punti di attrazione per i visitatori del centro storico. Ugualmente si spera col trasferimento della Biblioteca universitaria dall’attuale sede all’Hotel Colombia».
Senza dimenticare gli abitanti di Prè, l’associazione La coscienza di Zena ed il Comitato Osservatorio Prè-Gramsci, in prima linea nel tentativo di invogliare genovesi e turisti a riscoprire Prè dopo tanti anni di abbandono.
Matteo Quadrone