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La rete Salviamo il Paesaggio, che raggruppa oltre 50 realtà associative, propone uno stop al consumo di territorio in particolare sulle superfici agricole e le aree verdi urbane
Ci siamo quasi. L’iter di approvazione del PUC (Piano Urbanistico Comunale) approda alla fase finale. Il Comune di Genova si appresta ad approvare le controdeduzioni alla VAS (Valutazione Ambientale Strategica) presentata dalla Regione Liguria che, pur emettendo un parere finale non negativo, ha espresso una serie di rilievi – di carattere sia generale, sia particolare – sul progetto preliminare di PUC.
«La VAS ha recepito molte delle osservazioni depositate dalle varie associazioni, adottando la politica della riduzione del consumo di suolo – spiega Andrea Bignone, portavoce del comitato genovese Salviamo il Paesaggio, che raggruppa oltre 50 realtà associative – Al contrario, il Comune continua a prevedere indici di urbanizzazione un po’ ovunque, in ambito urbano e agricolo». Insomma, nonostante le alluvioni, la consapevolezza dell’eccessiva urbanizzazione e impermeabilizzazione del suolo «Gli amministratori della città si ostinano a voler prevedere nuove aree edificabili», sottolinea Bignone.
L’11 novembre il Forum Salviamo il Paesaggio ha partecipato all’audizione dei comitati civici e delle associazioni, presso la commissione comunale V Territorio, in merito alle osservazioni della VAS. In tale occasione il comitato genovese ha rilevato che «A fronte di un trend demografico negativo (-3,87% in 10 anni), di 15.000 abitazioni vuote, di edifici abbandonati, vi siano previsioni di crescita demografica e di nuovi volumi». Per l’amministrazione comunale «È stato possibile basarsi su dati urbanistici del 2001 (12 anni fa!) per fare una previsione pianificatoria che dovrebbe riguardare i prossimi 10 anni. La nostra proposta (come quella della Regione e del Ministero) è di compilare il questionario sul Censimento del cemento, che abbiamo inviato a Palazzo Tursi, per avere una situazione aggiornata ed oggettiva dell’espansione urbanistica del Comune».
La rete Salviamo il Paesaggio ha ricordato come «La demolizione e ricostruzione in altro sito su suolo permeabile comporta un raddoppio di impermeabilizzazione, in quanto il suolo si forma con una velocità di circa 1-2 cm ogni 100 anni, quindi non recuperabile in tempi brevi. Pertanto “demolizione” non è direttamente proporzionale a “permeabilità” del suolo. Abbiamo quindi proposto di permettere le perequazioni solo su terreni già impermeabilizzati».
Infine, il comitato genovese ha messo in guardia da eventuali scorciatoie «La messa in sicurezza con il nuovo piccolo scolmatore, non deve essere il grimaldello per cementificare l’area di Terralba (parco ferroviario) e permettere così nuove costruzioni, ma piuttosto per avviare dei progetti partecipati con la cittadinanza di gestione di un “nuovo bosco in città”, sulla base dell’esperienza milanese».
«Numerose sarebbero state ancora le nostre osservazioni – racconta il portavoce Andrea Bignone – Purtroppo, però, il tempo concessoci era limitato. E allora ci chiediamo se c’era davvero la volontà di ascoltarci, oppure limitarsi alla comparsa partecipativa, visto che un tema così complesso richiede necessariamente tempi più lunghi di una semplice delibera. Il nostro obiettivo di riduzione del consumo di suolo è entrato nelle agende politiche di Governo e Regioni (siamo stati auditi alla Camera dei deputati per discutere le Proposte di Legge in discussione sul tema del consumo di suolo), ma pare che non sia nell’agenda del Comune».
Il Forum Salviamo il Paesaggio propone «Uno stop al consumo di territorio che preveda anche una sospensione dell’efficacia dei vigenti strumenti di pianificazione urbanistica ,che individuino interventi di qualsivoglia natura, sulle superfici agricole e aree verdi urbane». Secondo la rete di associazioni «Il volano dell’economia non è più il cemento, ma il recupero, il riuso, le ristrutturazioni, l’incentivazione al vero presidio agricolo, che è solo fatto da chi la terra la coltiva per produrre il cibo che consumiamo. I presidi che non prevedano un’attività agricola produttiva non garantiscono alcuna sicurezza del territorio, anzi rischiano nel tempo di diventare un boomerang, con l’abbandono dei muretti a secco e delle terre».
La richiesta di fermare il consumo di territorio nel PUC viene avanzata anche con una raccolta di firme da presentare al Comune. L’appello, intitolato “La città che vogliamo: Stop alle nuove costruzioni”, è il seguente: «Considerato l’alto indice di urbanizzazione e impermeabilizzazione del suolo, lo stato di abbandono del territorio e il rischio idrogeologico che ne consegue, le difficoltà di accesso alla terra per la produzione agricola locale, l’alto numero di edifici vuoti e l’andamento demografico decrescente, io cittadino genovese, chiedo che il PUC (Piano Urbanistico Comunale) non preveda ulteriore consumo di terreno libero, né in superficie, né sottoterra. Stop al consumo di territorio».
Inoltre, mercoledì 4 dicembre, a Palazzo Tursi (salone di rappresentanza), dalle ore 17:15, si svolgerà una tavola rotonda sul nuovo Piano Urbanistico Comunale con un pool di esperti urbanisti e amministratori che dello stop al consumo di suolo hanno fatto il perno dei piani regolatori dei propri comuni. I relatori sono: Luca Martinelli (giornalista di Altreconomia); Guido Montanari (docente di storia dell’architettura contemporanea del Politecnico di Torino e assessore all’urbanistica comunale di Rivalta); Roberto Corti (sindaco di Desio); Domenico Finiguerra (ex sindaco di Cassinetta di Lugagnano); Fabio Balocco (avvocato ambientalista -Pro Natura). Parteciperà Giovanni Barbagallo, assessore all’agricoltura della Regione Liguria, mentre per il Comune di Genova è stato invitato il Sindaco Marco Doria.
L’interessante confronto “La pianificazione territoriale, come affrontare il tema del consumo di territorio” è promosso dalla rete di oltre 50 associazioni genovesi che dicono “No al consumo di territorio” e chiedono alle giunte e ai consigli comunali, in primis quelli del capoluogo ligure, di adeguare i propri piani regolatori a un principio che ormai sta consolidandosi a livello teorico e pratico, come dimostrano esempi sempre più frequenti in tutta Italia.
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Matteo Quadrone