La salvaguardia delle funzioni pubbliche è un risultato positivo; tuttavia, i futuri acquirenti privati potranno costruire nuove case in parte del complesso ottocentesco e del parco; restano i nodi critici viabilità di accesso e parcheggi
La firma dell’Accordo di programma tra Regione Liguria, Comune di Genova, Asl 3 (azienda sanitaria locale genovese) e Arte Genova (azienda regionale territoriale per l’edilizia) sul futuro dell’ex OP di Quarto – che ospiterà la nuova piastra ambulatoriale per il Levante e un centro servizi integrato – è stata salutata dai media con un coro unanime di approvazione. Comprensibile, visto il susseguirsi di decisioni, polemiche e relative
marce indietro che hanno contraddistinto la vicenda, conclusasi con la salvaguardia delle funzioni pubbliche in 2/3 della parte ottocentesca del complesso (l’altra porzione dell’ex manicomio, invece, è già stata venduta dalla Regione a Valcomp II, società partecipata da Fintecna Immobiliare), grazie ad un vorticoso scambio di beni immobiliari tra Arte Genova e Asl 3 che ha rimesso in discussione l’ultima cartolarizzazione dell’autunno 2011. Tuttavia, entrando nel merito dell’accordo, determinate scelte paiono perlomeno discutibili, mentre alcune criticità aspettano risposta nel prosieguo della riqualificazione dell’area.
Innanzitutto, occorre ricordare che stiamo pur sempre parlando di un compromesso. E sì, perché l’originaria intenzione della Regione era la totale svendita dell’ex OP, scelta scellerata impedita da un vasto movimento d’opinione – promosso da singoli cittadini e realtà associative (riunitesi nel Coordinamento per Quarto) – capace di stimolare il Comune affinché si prodigasse a favore di una rivisitazione delle scelte regionali, ribadendo la necessità di garantire la permanenza all’interno del complesso di funzioni sanitarie e sociali. Nonostante oggi tale risultato positivo sia stato raggiunto, il rischio cementificazione ad opera dei futuri acquirenti privati resta dietro l’angolo. E nello stesso tempo rimane difficile ipotizzare una convivenza ottimale, fianco a fianco, tra residenze di lusso e spazi destinati alla cura delle persone.
Con deliberazione del consiglio comunale (23 luglio 2013) l’amministrazione ha promosso l’Accordo di programma mediante approvazione di una variante urbanistica al vigente PUC e contestuale variante al progetto preliminare del PUC adottato con obbligo di recepimento nel progetto definitivo di PUC. In altri termini, il Comune ha deciso di inserire l’area occupata dai padiglioni storici dell’ex OP in un Ambito speciale di riqualificazione urbana dove è prevista l’attuazione di una nuova struttura ambulatoriale per il Levante, oltre alla realizzazione di un centro servizi integrato con funzioni diversificate.
L’Ambito, come si legge nell’accordo, è suddiviso in 4 settori. Il settore 1 – ovvero 2/3 della parte ottocentesca (quella che limitatamente si affaccia su via Giovanni Maggio) – è destinato principalmente al mantenimento delle funzioni sanitarie e alla realizzazione della nuova piastra ambulatoriale.
Il settore 2 – vale a dire 1/3 della parte ottocentesca (quella che si affaccia sul parco) – è destinato principalmente a funzioni urbane (residenza, residenze turistico alberghiere, alberghi e servizi privati). In questo settore sono consentiti interventi fino alla ristrutturazione edilizia. L’incremento della superficie agibile nel limite del 20% della s.a. (superficie agibile) esistente e comunque non oltre il 20% del volume geometrico esistente è consentito esclusivamente in presenza di un progetto che ne dimostri la compatibilità sotto il profilo architettonico e funzionale.
Il settore 3 – comprendente una porzione di parco circostante l’ex OP (allo stato attuale fitta boscaglia) e la palazzina c ex amministrazione – è destinato principalmente a funzioni urbane (residenza, residenze turistico alberghiere, alberghi e servizi privati) con possibilità di realizzare anche nuove costruzioni esclusivamente per effetto di recupero di s.a. derivante da contestuali o anticipati interventi di demolizione. La nuova edificazione potrà avere una s.a. massima di 5400 mq.
Il settore 4 – cioè il restante parco – è destinato a servizi pubblici per il verde urbano attrezzato alla fruizione pubblica per il tempo libero e al mantenimento del carattere naturale del luogo e del paesaggio.
Secondo Andrea Agostini di Legambiente la vicenda di Quarto rappresenta «La presunzione, la subalternità ai poteri forti e l’incapacità delle amministrazioni locali, tutte, di immaginare una diversa politica del territorio». Per l’associazione ambientalista «Autorizzare la costruzione di nuove residenze nel parco è inaccettabile. Invece di “costruire sul costruito” si continuano a riempire i vuoti urbani. A Quarto addirittura si pensa di costruire nel bosco. Quando noi abbiamo proposto un progetto alternativo, steso da un tecnico (l’architetto Giovanni Spalla, nda) che ha passato gli ultimi 40 anni a insegnare Urbanistica nell’Università di Genova, che avrebbe garantito di salvaguardare le cubature in vendita, i pazienti, il verde e la vivibilità quartiere, siamo stati accusati di essere massimalisti e ci hanno detto che la cosa non si poteva fare. Alla fine qual è il risultato dell’accordo? Si vende, con cambio di destinazione d’uso, il palazzo di via Bainsizza a Sturla, si trasferiscono gli ambulatori in una struttura fatiscente (certo non ci sono i soldi per rimettere a nuovo la parte di Quarto che resterà pubblica), si svendono 5000 mq di parco verde pubblico a beneficio dei pazienti e della città per farne residenze private (l’altra parte è già stata venduta per farne box) raddoppiando il fronte edilizio e si carica una zona già problematica di un peso urbanistico non sostenibile».
Il consigliere regionale Lorenzo Pellerano (Lista Biasotti) – a cui va riconosciuto l’importante impegno nel pungolare continuamente la Regione sul tema Quarto – non può che essere soddisfatto del raggiungimento di un’intesa. Ma non si esime dal sottolineare alcune criticità. «Restano dei punti da precisare – spiega – in particolare la viabilità di accesso al complesso, sia per la parte pubblica (inevitabilmente bisognerà sedersi ad un tavolo e discutere con Valcomp II le possibili soluzioni), sia per la parte privata (che dovrà avere una sua autonomia). E poi c’è l’incognita parcheggi che occorre garantire a supporto degli spazi pubblici (piastra sanitaria e centro servizi). Infine, sarà davvero una sfida impegnativa rendere fruibile il parco e garantirne la costante manutenzione».
L’accordo conferma le preoccupazioni di Pellerano «La trasformazione dell’area implica la necessità di realizzare parcheggi da localizzare anche in via Redipuglia (tramite allargamento della stessa) ed in altre aree esterne ma contigue, oltre alla contestuale razionalizzazione delle modalità di accesso all’area (ad esempio da via E. Raimondo)».
Per quanto riguarda la suddivisione degli spazi (settore 1) in cui permarranno le funzioni pubbliche, vediamo nel dettaglio la suddivisione. Così scopriamo che al Comune saranno affidati i padiglioni 15, 16, 17 e 21.
L’Asl 3, invece, riacquista la disponibilità dei padiglioni 1, 2 , 3, 11, 12, 13, 14, 18, 19, 20, 22, 23 e 24. Si tratta della porzione sud est del vecchio istituto ottocentesco (sottoposto a vincolo monumentale e a vincolo paesaggistico di bellezza d’insieme).
Gli interventi previsti saranno di «Ristrutturazione, rifunzionalizzazione, adeguamento impiantistico, strutturale, restauro e risanamento conservativo – si legge nel programma dell’Asl 3 – Dovranno essere disconnessi i servizi centrali impiantistici attualmente utilizzati perché non inclusi nell’area in oggetto e, di conseguenza, realizzate nuove centrali termica idrica ed elettrica».
L’obiettivo è adeguare gli spazi per accogliere funzioni sanitarie differenziate. La distribuzione prevede: padiglioni 11, 12, 13 residenza per disabili a ciclo diurno e continuativo; padiglioni 14, 23, 24 piastra ambulatoriale e funzioni sanitarie territoriali ivi comprese quelle psichiatriche; padiglione 22 ambulatori territoriali e uffici distrettuali; padiglioni 18, 19, 20 residenza psichiatrica; padiglioni 1, 2, 3 funzioni sanitarie.
La fattibilità dell’intervento sarà garantita da fonti di finanziamento quali la valorizzazione tramite vendita di patrimonio immobiliare dell’Asl 3 (in primis l’immobile di via Bainsizza 42 attualmente sede di attività ambulatoriali del Levante), fondi di investimento regionali, statali ed europei eventualmente disponibili.
«Siamo contenti della firma dell’accordo, frutto di una mobilitazione sociale e culturale che ha trovato ascolto nelle istituzioni – commenta il Coordinamento per Quarto – la rinascita dell’ex OP sarà possibile se saremo capaci di realismo, partecipazione e innovazione: per evitare sprechi e contestazioni inutili. Al contrario, alcune dichiarazioni vanno nella direzione opposta». In particolare, riguardo ai servizi per Alzheimer e disturbi alimentari (non citati nell’accordo) «L’assessore regionale alla Salute, Claudio Montaldo, ha affermato “Saranno decisi man mano che procederemo”. Dov’è l’idea unitaria di programmazione? –sottolinea il coordinamento – L’accordo afferma che le attuali strutture vanno mantenute, riorganizzate e innovate. Il centro sociale, ad esempio, importantissimo per le persone che vivono lo spazio dell’ex OP, ubicato nella parte di proprietà di Arte che andrà venduta, dovrà essere ricollocato attraverso una progettazione complessiva e unitaria affinché rimanga un nodo relazionale importante e fruibile. Coinvolgere i responsabili dei servizi, i cittadini, i lavoratori e gli utenti aiuta a mantenere la complessità di questa rinascita».
Matteo Quadrone