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In un periodo natalizio caratterizzato da un calo netto dei consumi, il riciclo dei cibi è l'arma in più per risparmiare ed evitare sprechi inutili
Il riciclo è una parola che, accanto a “raccolta differenziata”, è entrata sempre più insistentemente nel nostro quotidiano, insieme alla consapevolezza che le risorse del nostro povero mondo sono destinate ad esaurirsi se non si mettono in atto strategie oculate di recupero e di riutilizzo di quei materiali o cose che riteniamo desueti, ma che potrebbero avere un’ulteriore chance di vita.
Gli ecologisti lo sostengono in nome dell’ambiente, gli artisti lo utilizzano per composizioni futuristiche, il design lo ambisce per la creazione di oggetti originali, la moda ha lanciato il vintage (dal francese “l’age du vin”, l’annata del vino) per “svuotare” i cassetti polverosi della nonna o semplicemente per liberarci da quel regalo che proprio stona col look della nostra casa.
In tempo di crisi, nulla può sottrarsi al riciclo neppure il cibo. Tema già affrontato in sedi altisonanti come può esserlo stato il Salone del Gusto o da inchieste come quella condotta dal WWF, nel Regno Unito, da cui è emerso che ben 8 milioni di tonnellate di cibo e bevande finiscono, ogni anno, tra i rifiuti degli inglesi.
Sprecare il cibo non solo è deprecabile, basti pensare a quanti bambini muoiono di inedia ogni anno, ma è anche una spesa inutile che grava sul bilancio domestico. Mai come quest’anno, gli italiani ne hanno avuto la riprova che si è concretizzata con un drastico calo di acquisti per generi alimentari che, come sottolinea la Coldiretti, si attesta su un valore di -18%, il peggior Natale degli ultimi 10 anni le fa eco la Codacons.
Da questi dati se ne trae la conclusione che la prima regola, per evitare inutili sprechi, è comprare solo i cibi che siamo sicuri di consumare ma se poi, comunque, avanzano? Ecco arrivare il riciclo! Da interviste mandate in onda da network televisivi, emerge che non solo persone dall’aria dimessa ma eleganti signore impellicciate offrono le più svariate soluzioni con un unico scopo: non buttare via niente.
Il pane? Si riscoprono antichi sapori come quello della Panzanella o della Pappa al Pomodoro, si può utilizzare per ottenere pangrattato o si può “trasformare” in uova cedendolo alle galline del contadino.
La pasta? Timballi, frittate o perché non riscaldarla in padella, come usava la vecchia nonna, o sfarne uno sformato magari arricchendolo con melanzane e provola affumicata per arricchirla di sapori” mediterranei”?
Minestroni, passati, torte salate, ratatouille colorate sono una degna fine per rimasugli di verdure; polpettoni, polpettine o ripieni per prelibati ravioli è l’alternativa per piatti di carne riciclati.
Stesso trattamento per il pesce che, in aggiunta ad aglio e prezzemolo, si trasformerà in deliziose crocchette da gustare con un buon bicchiere di vino bianco.
Pandoro o panettone in esubero? Con un po’ di fantasia, creme, cioccolato e liquori si possono ottenere dolci dall’aspetto diverso a cui nessuno saprà resistere. Se l’arte della culinaria non fa per voi o, semplicemente, ve lo potete permettere, il consiglio è quello di essere generosi : donare il superfluo ad una delle tante associazioni che si occupa degli emarginati.
Nella nostra città, ad esempio, la comunità di S. Egidio ha allestito un pranzo di Natale in 16 location, tra cui la basilica di San Lorenzo, la chiesa di San Siro, Palazzo Tursi, pranzo in cui si sono serviti ben 5000 pasti. Forse quel panettone in più, rimasto intonso dopo una cena pantagruelica, sarebbe stato molto gradito.
Adriana Morando