Presentato il nuovo piano della raccolta differenziata che dovrebbe consentire di raggiungere i livelli imposti dalla Regione Liguria di 40% entro il 2016 e al 65% entro il 2020. Entro fine anno parte la raccolta domiciliare per 122 mila genovesi. Gli altri dovranno accontentarsi dei cassonetti intelligenti, pronti dal 2017 e il 2019
La notizia ormai è nota. Entro la fine dell’anno o, più probabilmente, dall’inizio del 2017 prenderà finalmente via il tanto attesto nuovo sistema di raccolta differenziata nel Comune di Genova. Non si tratta di una vera e propria e rivoluzione, come in molti si aspettavano, ma è comunque un cambio di passo notevole per riuscire a raggiungere le percentuali di differenziata imposte per legge regionale al 40% entro il 2016 e al 65% entro il 2020. Il nuovo piano di raccolta è stato presentato dal Conai, su commissione di Amiu e di Palazzo Tursi, e, seppure in modalità tra loro molto diverse, riguarderà tutti i genovesi. «Abbiamo suddiviso la città in quattro categorie per colore a seconda della predisposizione alla raccolta domiciliare – spiega Luca Piatto del Conai, come riportato dall’agenzia Dire – dalle verdi più adatte, alle rosse in cui è assolutamente sconsigliata la raccolta porta a porta. Ci sarebbero anche delle micro aree verdi e felici all’interno delle zone più difficoltose ma ci siamo organizzati per macro aree, cercando barriere naturali, per evitare fenomeni di migrazioni dei rifiuti da un quartiere all’altro».
I cambiamenti inizieranno con l’avvio della raccolta domiciliare nelle aree verdi e gialle, che interessano poco meno di 122 mila residenti (circa il 20% del totale), pari a quasi 59 mila utenze domestiche e 4500 utente non domestiche. Le zone interessate sono prevalentemente quelle collinari dei municipi di Ponente (a cui si aggiungono le abitazioni più vicini al mare dei quartieri più “esterni”), Medio Ponente, Valpolcevera, Media Val Bisagno, Levante (compresi ampi sconfinamenti “sul mare”), più qualche piccola enclave felice di Medio Levante e Bassa Val Bisagno.
«Il quadro lascia un po’ l’amaro in bocca – ammette Piatto – e possiamo dire di aver scoperto un po’ l’acqua calda evidenziando che la raccolta domiciliare differenziata a Genova è complicata».
Per i restanti 470 mila genovesi, residenti nelle zone rosse e arancioni che corrispondono ai quartieri a più alta densità abitativa, la raccolta rimarrà stradale ma diventerà tracciabile attraverso i cosiddetti cassonetti intelligenti. Il sistema elettronico riguarderà solo l’indifferenziato e l’organico e consentirà di arrivare a una tariffazione Tari “puntuale”, basata sul principio “pago quanto produco”. I cambiamenti in questo caso inizieranno dalle zone arancioni (52% dei genovesi), che interessano oltre 306 mila cittadini per 148 mila utenze domestiche e 22 mila non domestiche, e saranno avviate progressivamente a partire dal 2017.
Il processo dovrebbe terminare tra il 2019 e il 2020 con le zone rosse della città (28% degli abitanti), che riguardano 165 mila residenti, più di 77 mila utenze domestiche e oltre 5500 non domestiche, e sono prevalentemente concentrate nei municipi Centro Ovest, Centro Est e Bassa Val Bisagno, ovvero il cuore della città.
Per tutti i genovesi, invece, è prevista la fornitura gratuita di un nuovo kit che aiuterà a differenziare i rifiuti a casa e consisterà in bidoncini dedicati per carta, vetro, organico e indifferenziato e sacchetti etichettati e tracciati per il multimateriale plastica-alluminio. La consegna avverrà progressivamente a seconda dell’avvio del nuovo piano di raccolta. Il costo dell’intera operazione di rinnovo dei contenitori con il sistema di tracciabilità si aggira attorno ai 15 milioni di euro per tutta la città, con un piano di ammortamento di almeno 5 anni. Mentre la cifra complessiva degli investimenti necessari per il radicale cambiamento di tutto il sistema sarà quantificata solo dopo l’estate, una volta terminata la redazione del piano di dettaglio che dovrebbe definire meglio anche in quali quartieri la raccolta domiciliare avverrà col sistema porta a porta e in quali attraverso cassonetti condominiali.
«E’ stato fatto un ottimo lavoro – commenta l’assessore al Ciclo dei rifiuti, Italo Porcile – e dal momento che alla raccolta a domicilio non è interessata una fascia altissima della popolazione, ho chiesto un cronoprogramma molto ambizioso che ci consenta di essere operativi già negli ultimi mesi di quest’anno. La città è culturalmente pronta, con questo piano ora lo è un po’ di più anche l’amministrazione». L’assessore non si sottrae alle domande su chi si accollerà il finanziamento di questo piano e bussa alla porta della Regione: «Gli obiettivi così ambiziosi di riciclo – ricorda – sono stati imposti da una norma regionale. Sarebbe coerente che la stessa regione accompagnasse le richieste con risorse significative e non il grottesco milione di euro stanziato finora per tutto il territorio regionale».
Intanto, il sistema di raccolta porta a porta inizierà in via sperimentale nei mesi di giugno e luglio nei quartieri collinari di Colle degli Ometti (1121 abitanti) e Quarto alta (3367 abitanti), mentre è in corso di studio una riprogettazione della raccolta dell’organico nelle utenze non domestiche e della carta e cartone per gli uffici pubblici.
Con il possibile ingresso di IREN in AMIU non se ne parla più. L’estensione del porta a porta a nuovi quartieri previsto entro la fine dell’anno scorso è rimasta lettera morta.
E nessuno comunica uno strepitoso 88% di raccolta differenziata ottenuta nei due quartieri con il porta a porta integrale: Quarto Alta e Colle degli Ometti