Ecco la Biblioteca Libertè, il primo spazio condiviso di San Quirico, interamente dedicato alla cultura. Alla base del progetto, solidarietà e antirazzismo. Un'avventura non facile, ma inedita per un quartiere troppo spesso dimenticato dall'amministrazione cittadina
Un piccolo spazio, dedicato alla condivisione del sapere, ricavato in un quartiere con tante criticità; un tentativo di portare cultura e solidarietà attraverso uno strumento antico, quello dei libri. Nasce così la biblioteca Libertè di San Quirico, tra scommesse e ambiziose progettualità da parte di un gruppo di ragazzi coordinati dal nuovo parroco, Don Gregorio, che ha messo a loro disposizione uno spazio di proprietà della diocesi per tentare di portare un barlume di cultura in un luogo privo di spazi associativi e ricreativi.
Hanno aperto le porte al pubblico il quindici di ottobre e, a poco più di un mese dall’apertura, hanno raggiunto la considerevole quota di mille libri, nonostante il difficile contesto in cui sono inseriti. Sono i ragazzi della biblioteca Libertè di San Quirico e cercano di creare uno spazio dedicato alla cultura e allo studio in un quartiere periferico troppo spesso dimenticato dalle istituzioni locali, e abbandonato a se stesso. I loro punti fermi sono l’antirazzismo e il multiculturalismo: durante l’allestimento erano presenti atei, cristiani, musulmani e buddisti; un fattore questo che, secondo loro, è stato causa di una sorta di censura da parte dei media locali, che dopo i primi contatti hanno deciso di non dare visibilità all’iniziativa. La storia di questa “avventura”, però può essere molto significativa, sia per il contesto in cui è maturata, sia per le diversità che ha saputo coinvolgere e organizzare, intorno ad un obiettivo comune.
L’idea nasce da alcuni ragazzi che, insieme al nuovo parroco del quartiere, Don Gregorio, hanno iniziato a pensare alla creazione di una biblioteca come punto di aggregazione culturale in un quartiere privo di qualsiasi spazio a carattere associativo. I locali della biblioteca sono stati messi a disposizione dal sacerdote e fanno parte del patrimonio della diocesi. «Il nome Liberté nasce durante la preparazione dei locali, quando, insieme ai ragazzi del centro migranti di Mignanego, abbiamo pensato ad un nome che potesse comprendere la libertà di poter leggere un libro, di poter costituire una biblioteca, la libertà di farsi un’opinione e quella di scappare dalle guerre» spiega Elisa Manginelli una delle fondatrici.
L’inizio, come raccontano, non è stato semplice: agli esordi concreti del progetto si limitavano al locale messo a disposizione dal parroco. Per raccogliere nuovi libri hanno promosso un mercatino dell’usato, aiutati da alcuni cittadini e, lentamente, anche grazie all’utilizzo dei social network, hanno allargato la loro rete di ricezione. Oggi hanno vari tipi di letteratura, da quella per bambini a quella per adulti: si parla di circa 800 romanzi catalogati, più varie enciclopedie e, addirittura, alcune miniature cinquecentesche.
Dopo le difficoltà iniziali, però, non tutto è diventato semplice: la risposta del quartiere, infatti, tarda ad arrivare: «C’è un profondo disinteresse verso la cultura e la partecipazione civica da parte dei nostri concittadini – racconta Enea L. – Il problema principale è che la biblioteca oggi esiste ma è poco frequentata, non è recepita dal quartiere in nessun modo, anzi, abbiamo più frequentazioni dall’esterno. Ci stiamo chiedendo se a San Quirico non ci sia addirittura una sorta di analfabetismo di ritorno» conclude provocatoriamente uno dei responsabili. Nel quartiere il numero degli anziani è decisamente elevato e questo, secondo i ragazzi della biblioteca Libertè, potrebbe essere un problema per la biblioteca, che nei progetti vorrebbe attirare soprattutto i giovani della vallata, aprendo anche uno spazio dedicato allo studio.
Questo progetto, in qualche modo, non ha visto un percorso condiviso con le istituzioni locali: né il Presidente del V Municipio Valpolcevera, Iole Murruni, ne altri membri della giunta sono stati invitati all’inaugurazione e questo perché i ragazzi hanno voluto dare alla loro iniziativa una valenza politica, quasi di rottura con le amministrazioni, che, secondo loro, stanno dimenticando il territorio. «Manca la manutenzione alle strade e al verde pubblico» sottolinea Enea L., e in questo vuoto non mancano le polemiche della popolazione per lo scarso servizio fornito dalla monumentale stazione San Biagio, inaugurata nel 2005 e divenuta vera e propria “cattedrale nel deserto” di San Quirico: una infrastruttura scarsamente servita dai transiti, con pochi convogli sulla linea dei Giovi, e posizionata in modo da non riuscire a offrire un servizio capillare alla popolazione: chi abita alle estremità del quartiere è obbligato a prendere un bus per raggiungerla e spesso conviene indirizzarsi verso le stazioni di Pontedecimo e Bolzaneto, che offrono una maggiore frequenza dei treni. A undici anni di distanza dall’inaugurazione molti si chiedono se quei soldi non potessero essere spesi meglio, per esempio incentivare spazi di aggregazione culturale. Alla fine ci hanno pensato i ragazzi della biblioteca Liberté.
Gianluca Pedemonte