Tra crisi economica, rimandi e gestori che non si trovano, l'edificio liberty che sovrasta piazza Tommaseo non trova la via del rilancio. Una situazione di stallo più che decennale che, ancora una volta, lascia “deperire” un angolo prezioso di Genova. Il Comune rinnova la fiducia a Viziano ma i cittadini e le associazioni rivogliono Scalinata Borghese
Scalinata Borghese, quando partono i lavori? Questo si chiedono gli abitanti del quartiere di Albaro quando pensano alla palazzina in stile liberty che occupa la terrazza più alta della gradinata costruita a inizio Novecento in piazza Tommaseo. Già da diversi anni la struttura dovrebbe essere oggetto di un’operazione di restauro e messa in sicurezza ma, ad oggi, nulla sembra muoversi.
Per anni zona di spaccio di stupefacenti e ricovero di fortuna per i senza tetto, Scalinata Borghese è ritornata sotto gli occhi dei riflettori grazie alle azioni di diversi comitati di quartiere e dell’associazione “Riprendiamoci Genova” che hanno realizzato alcuni eventi con lo scopo di attirare l’attenzione di cittadini e istituzioni sull’ennesimo vuoto urbano.
Queste iniziative hanno fatto sì che l’area, ormai poco frequentata dagli abitanti di Albaro per questioni legate alla sicurezza, come la scarsa illuminazione e il decadimento delle strutture, tornasse a far parlare di sé e della sua situazione sospesa nel limbo degli interventi di manutenzione, “imminenti” ormai da troppi anni per essere ritenuti tali e credibili.
Sulle pagine di Era Superba abbiamo denunciato questa situazione già nel 2014 ma, in questi due anni, nulla sembra essersi mosso.
Ufficialmente l’inizio della rivalutazione del manufatto risale al 2004, anno in cui la Progetti e Costruzioni s.p.a., società di proprietà del gruppo Viziano, presentò un progetto di recupero e riqualificazione attraverso lo strumento del project financing.
I lavori, che prevedevano la costruzione di un ristorante con terrazza, sale per eventi e piccoli congressi, non hanno mai preso il via. La crisi economica e gli iter burocratici intrapresi per avere il nulla osta della Sopraintendenza ai Beni Culturali, sono gli elementi che, stando alle parole dell’ingegner Davide Viziano, hanno fatto sì che la situazione di Scalinata Borghese restasse immobile per oltre un decennio.
Il canale utilizzato per ottenere la concessione dell’immobile, come detto, è stato quello del project financing, una forma di finanziamento, tramite cui le pubbliche amministrazioni possono ricorrere a capitali privati per la realizzazione di progetti e infrastrutture ad uso della collettività. Il funzionamento di questo strumento è semplice: i soggetti promotori propongono alla Pubblica amministrazione la proposta di finanziare, eseguire e gestire un’opera pubblica, il cui progetto è stato già approvato, o sarà approvato, in cambio degli utili che deriveranno dai flussi di cassa generati da un’efficiente gestione dell’opera stessa. L’impostazione classica di questo strumento prevede un’equa ripartizione del rischio tra il soggetto promotore (la cosiddetta “quota di equity” o “capitale di rischio”) e le banche (prestito obbligazionario) ma, sulla carta, il rischio viene prevalentemente assunto dal soggetto promotore.
La società di Viziano ha assunto il ruolo di sviluppatore (soggetto promotore), prendendo in gestione la struttura e manlevando di fatto il Comune dagli interventi di manutenzione, con l’intento di trovare un gestore in grado di far fronte alle spese per la realizzazione del progetto e in grado di versare il capitale di rischio. Un gestore che a quanto pare è difficile da trovare visto il lungo periodo di stallo del progetto.
Per mantenere il ruolo di soggetto promotore il gruppo dell’imprenditore edile versa al Comune di Genova 1.000 all’anno e nel contempo resta in attesa di trovare un gestore: questo si concretizza nel fatto che l’area resti inutilizzata. Mancando il gestore, i lavori non si muovono. La Progetti Costruzioni non ha interesse a utilizzare la struttura direttamente bensì quello di trovare un terzo a cui affidarla e per cui probabilmente realizzare i lavori di ripristino. Tali interventi, ad oggi, avrebbero un costo di circa 2 milioni di euro. Questi elementi inducono a pensare che per la Progetti e Costruzioni Scalinata Borghese sia più un investimento a costo minimo dal quale ricavare un grosso guadagno in futuro. Il Comune, dal canto suo, sembra non avere fretta di chiudere la pratica per non riprendersi nelle mani la cosiddetta “patata bollente”.
«Quest’anno non c’è stato alcun rinnovo – spiega l’ing. Davide Viziano – dopo tanti anni ci è stato rilasciato dalla Sopraintendenza dei Beni Culturali il permesso di costruire e di mettere mano alla struttura. Nel frattempo, però, le cose sono cambiate e la crisi, da cui il Paese stenta ad uscire, ha fatto allontanare molti soggetti che erano interessati all’operazione. Oggi i ristoratori sono molto più cauti nel fare investimenti così onerosi». La situazione sembra così tornare a un punto morto, anche se Viziano, come d’altronde succedeva due anni, continua a dirsi fiducioso: «Le cose si stanno muovendo, vedo più ottimismo giro attorno; nonostante la città sia ancora in affanno, due gruppi di ristorazione sembrano essere interessati al progetto. La nostra priorità resta comunque quella di trovare soggetti affidabili che siano in grado di rispettare gli impegni in modo da poter dar via all’operazione il prima possibile».
Stando alle parole del costruttore, inoltre, esisterebbe anche la possibilità che ad occupare gli spazi della struttura liberty siano gli studenti del Conservatorio Paganini, attualmente “costretti” in pochi spazi per provare ed esibirsi. «In città non esiste una sala da concerto che possa contare su due o trecento posti – precisa Viziano – abbiamo quindi preso contatti con il Miur per trovare un accordo e tramutare gli spazi interni della palazzina in un auditorium per musica da camera».
Ma dal Conservatorio non sembrano arrivare conferme alle dichiarazioni dell’ingegnere. Il direttore del Paganini, Roberto Iovino, ci informa di non avere particolari dettagli a riguardo: «Il Conservatorio da anni è alla ricerca di spazi aggiuntivi. In passato si era richiesto l’utilizzo della struttura di Scalinata Borghese e a tutt’oggi quell’edificio è di nostro interesse. Ma oltre a questo non esiste nulla di concreto se non, ripeto, un nostro interesse più volte espresso dai miei predecessori e anche, recentemente, dal sottoscritto».
Come risulta evidente, a mancare non sono i buoni propositi ma le azioni concrete, la cui assenza sta tramutando la questione della scalinata in un’odissea dai connotati grotteschi. Nelle prossime settimane, la Costruzioni S.p.a dovrebbe consegnare nuovamente la documentazione, rivista e aggiornata, del project financing con la speranza che si presenti un soggetto gestore solido a cui affidare la struttura.
Così non fosse, secondo i comitati di quartiere e anche secondo il presidente del Municipio Medio Levante, Alessandro Morgante, sarebbe auspicabile che il Comune riprendesse in carico la struttura interrompendo questo percorso per mettersi alla ricerca di un altro soggetto a cui affidare lo sviluppo di un progetto. Nel contempo, sarebbe importante portare avanti alcuni piccoli interventi di manutenzione di cui la zona necessita, come l’aumento dell’illuminazione notturna e la cura periodica degli spazi esterni alla struttura liberty.
Ma, almeno per il momento, l’assessore ai Lavori Pubblici e Manutenzioni, Gianni Crivello, sembra voler lasciare la palla a Viziano: «Non si possono più prorogare i tempi. Siamo in attesa delle documentazioni dell’ingegner Viziano, imprenditore che riteniamo serio ed affidabile. La crisi l’abbiamo sentita tutti e anche per questo i tempi si sono allungati, ma contiamo di trovare un accordo entro le prossime settimane. Scalinata Borghese deve ritornare a essere un’area di pregio per la città». Una rinascita auspicata anche dagli abitanti di Albaro e non solo. Per il momento, però, la realtà parla di una Scalinata Borghese terra di confine tetra ed isolata.
Andrea Carozzi