Al via i lavori per lo scolmatore del Fereggiano, una galleria sotterranea che convoglierà le acque di piena del rio. Ma si tratta di un'opera da inserire nel quadro complessivo dello scolmatore del Bisagno. Al momento i fondi da Roma sono solo parole, si attendono segnali ufficiali
Con la consegna del cantiere alla ditta P.A.C. avvenuta martedì 7 aprile, sono ufficialmente partiti i lavori (più precisamente le opere di cantierizzazione mentre per gli scavi si dovrà attendere il progetto esecutivo previsto ai primi di maggio) per la realizzazione dello scolmatore del Fereggiano. L’occasione è stata colta dall’amministrazione comunale per fare il punto su una delle opere più attese riguardo la messa in sicurezza idrogeologica della nostra città.
«Secondo stime piuttosto accurate – ha ricordato il sindaco Marco Doria – servirebbero 400 milioni di euro per mettere in sicurezza la città dal punto di vista idraulico. Considerato che, pure accentuando la nostra capacità di contrarre mutui, nel 2015 alla voce lavori pubblici verranno spesi 105 milioni, significherebbe che se il Comune dovesse far fronte solo con forze proprie a queste esigenze, per 4 anni non potrebbe spendere un euro per scuole, case comunali, asfaltature, parchi pubblici: una cosa insostenibile». Per questo motivo, come vedremo, è indispensabile fare ricorso ai trasferimenti statali e sperare che le promesse del governo vengano mantenute in tempi rapidi.
Quello appena avviato tecnicamente è il primo stralcio del primo lotto di un intervento molto più complesso per la realizzazione dello scolmatore sul Bisagno e la messa in sicurezza del torrente e di tutti i suoi affluenti. Ma è molto importante non confondere le due opere, benché l’obiettivo sia sostanzialmente lo stesso, soprattutto per una questione di finanziamenti e quindi di realizzabilità dei lavori.
Lo scolmatore del Fereggiano, un canale in copertura che consentirà di svuotare direttamente a mare il torrente in caso di piene elevate, è già stato finanziato con risorse sostanzialmente disponibili: si tratta di 45 milioni di euro, provenienti in parte dal Piano nazionale per le città del governo Monti (25 milioni per il finanziamento più alto concesso dal programma su una base nazionale di 250 milioni), in parte da un mutuo contratto ad hoc dal Comune (15 milioni) e dalla Regione (5 milioni). I lavori dureranno nel complesso 3 anni e 1 mese, abbassando decisamente il periodo inizialmente previsto di 5 anni, grazie a tre turni al giorno per 7 giorni su 7, quantomeno nella fase clou che coinvolgerà circa 150 persone. Si inizierà dallo sbocco a mare, in corso Italia nella zona tra i bagni Squash e la Marinetta, per proseguire i 900 metri di galleria (a sezione circolare e diametro di 5,2 metri) iniziati tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, costati circa 20 miliardi di lire e bloccati all’altezza di Villa Cambiaso. Qui, sottoterra, sarà installata la centrale operativa del cantiere, con un’area dedicata alla frantumazione e vaglio dei residui da scavo che per almeno il 50% (circa 70 mila metri cubi) saranno utilizzati per i ripascimenti delle spiagge di corso Italia, Voltri, Vesima e verranno movimentati esclusivamente via mare, attraverso l’approdo di apposite bettoline.
Gli scavi (tradizionali, non con talpa) daranno vita complessivamente a una galleria di 3,7 chilometri che passerà sotto il forte San Martino, il monoblocco dell’Ospedale, per arrivare alla presa sul Fereggiano nella zona di via Pinetti, salita del Ginestrato «senza attraversare zone particolarmente sensibili e con grande attenzione per la fase critica sottostante la linea ferroviaria del nodo di Brignole-Terralba» come assicurato dal Responsabile unico del procedimento per il Comune, l’ing. Pinasco.
La portata massima dello scolmatore per il solo Ferreggiano si attesterà sui 111 metri cubi al secondo, ben superiore alla piena duecentennale del piano di bacino prevista a 87 metri cubi al secondo. In caso di piena e di entrata in funzione dello scolmatore dal punto di presa sul Fereggiano, dunque, tutta l’acqua verrebbe convogliata nella galleria, lasciando libero il restante letto del torrente che non creerebbe alcuna criticità al Bisagno.
Nello stesso progetto già previsti e approvati sono anche i lavori delle prese sui rivi Noce (per cui sarà necessario anche un bypass) e Rovare, che sboccheranno nella galleria principale del Fereggiano. In un primo tempo si era parlato di una realizzazione contestuale, sfruttando gli eventuali ribassi d’asta. In realtà, queste opere sono state stralciate per mancanza di fondi e dovranno attende i finanziamenti dello Sblocca Italia (vedi in seguito). Con il completamento delle due prese, la portata dello scolmatore a valle aumenterà complessivamente di altri 49 metri cubi al secondo (26 per il Rovare, 23 per il Noce).
La galleria funzionerà a pressione e per questo motivo sono stati pensati 4 aerofori da 70 cm di diametro (che sorgeranno nelle zone di Villa Cambiaso, Forte San Martino, incrocio via Mosso/corso Europa, via Berghini) che avranno la funzione di sfiatatoi, qualora l’impianto dovesse entrare in pressione (statisticamente una volta ogni 35 anni), e spunteranno dal piano strada per un’altezza di circa 2,5 metri.
A parte la fase di allestimento di cantiere, i lavori via terra saranno quasi invisibili. All’altezza dello sbocco sul mare, infatti, già dal prossimo autunno sarà installato un prefabbricato complanare a corso Italia, allestito con verde, solarium e campo sportivo e attraversato dal canale prima di approdo delle bettoline e poi di sbocco dello scolmatore. Quest’ultimo, che sarà coperto da una scogliera e vedrà realizzata una nuova spiaggia, sarà sfruttato anche per lo scolmatore del Bisagno, quando e se partiranno mai i lavori, in modo tale che i due cantieri possano eventualmente procedere in maniera contestuale. I disagi per i cittadini, considerata l’importanza dell’opera, dovrebbero dunque essere relativamente limitati e poi, stando a quello che dice il sindaco, «il cantiere che non si vede e non si sente è il cantiere che non esiste».
Qualche problema in più per le attività che insistono su questa zona di litorale ma non è detto che in futuro non possano rifarsi con la gestione della nuova piattaforma rialzata. Intanto, per tutto il periodo del cantiere, in corso Italia sarà attivato un info-point a disposizione della cittadinanza.
«Al termine di questi lavori, il Fereggiano sarà assolutamente in sicurezza e contribuirà ad attenuare le criticità del bacino del Bisagno». Partiamo dalle parole del sindaco per sottolineare come i restanti interventi di messa in sicurezza del Bisagno (scolmatore e rifacimento della coperatura) siano un altro capitolo ben distinto della storia. La differenza, come anticipato, la fanno in primis i finanziamenti.
Si tratta sostanzialmente di una cifra attorno ai 300 milioni di euro (destinati non solo al Bisagno ma anche alla messa in sicurezza di altri rivi cittadini come il Chiaravagna e lo Sturla) che rientrano nel cosiddetto programma Italia Sicura. Soldi promessi ma non ancora messi a disposizione. In questa partita rientrano anche i 10 milioni del secondo stralcio del primo lotto, ovvero le prese sui torrenti Noce e Rovare (data inizio lavori, della durata di un anno e mezzo, inizialmente prevista a giugno 2015 ma sicuramente posticipata perché la gara non è ancora stata bandita), e gli altrettanti 10 milioni del bypass per il Noce all’interno dei complessivi 184 milioni del secondo lotto dello scolmatore del Bisagno, comprendente anche la galleria scolmatrice dello stesso torrente.
Sempre dallo stesso programma governativo dipendono i fondi per completare il rifacimento della copertura sul Bisagno. Ripartiti da poco i lavori del secondo stralcio del secondo lotto, poco dopo la Questura in direzione Brignole, finanziati con poco meno di 36 milioni, è in fase di progettazione il terzo lotto (95 milioni) che da Corte Lambruschini arriverà fino al ponte di Brignole. «Solo terminati tutti questi lavori (stime molto ottimistiche parlano di dicembre 2020 per la copertura e giugno 2023 per lo scolmatore del Bisagno, ndr), la sicurezza del Bisagno potrà risultare soddisfacente» commenta il sindaco Doria. Nel frattempo, però, in bassa Val Bisagno continuerà ad abitare un genovese su 7, con un occhio al cielo e uno al torrente appena vedrà cadere qualche goccia di pioggia.
Simone D’Ambrosio