Può la scuola favorire lo sviluppo di attitudini e creatività di ogni studente? Un incontro con Massimo Chiesa e i fondatori di FreeFutool
Quando frequentavo il liceo mi è stato insegnato che non dovevo studiare per prendere 6, quanto piuttosto per prendere 8, meglio ancora per prendere 10. Di rado è capitato che qualcuno provasse a trasmettere un concetto differente: studiare non per un voto (o meglio, non solo per un voto), ma per imparare cose che ancora non si sanno, per sviluppare capacità di analisi e spirito critico, per imparare a lavorare in gruppo e confrontarsi con gli altri.
Questi i temi di cui si è parlato questa mattina al liceo classico D’Oria, durante l’assemblea di istituto. “Come possiamo ripensare la nostra scuola?”, è il punto di partenza dell’incontro, così descritto dalla rappresentante degli studenti Maddalena.
Un’assemblea viva e partecipata, dove studenti e professori presenti hanno discusso e messo sul piatto proposte concrete per migliorare la loro istruzione nel quotidiano.
Il tutto è partito da un video di Sir Ken Robinson, dal titolo Il paradigma dell’educazione, che potrete vedere in coda all’articolo: il nostro sistema educativo distingue gli studenti in accademici (con formazione classica e che conoscono le nozioni loro trasmesse) e non accademici (privi di formazione classica): i primi sono comunemente ritenuti ” studenti brillanti”, i secondi no.
Il nuovo paradigma scolastico dovrebbe valorizzare da un lato interessi, attitudini, creatività del singolo, dall’altro capacità di lavorare in gruppo dando rilievo ai punti di forza di ciascuno, nell’ottica di quello che viene chiamato pensiero divergente. Lo studioso J.P. Guilford definisce questo concetto come la “capacità di produrre una gamma di possibili soluzioni per un dato problema”. Esempio: quanti modi ci sono di utilizzare un comune fermaglio per la carta? (almeno 200, secondo i teorici).
All’assemblea sono stati mostrati due esempi di applicazione concreta del pensiero divergente. Massimo Chiesa, direttore artistico del Teatro della Gioventù (che con alcune scuole superiori di Genova ha attivato il laboratorio “Innamorarsi del teatro“), ha raccontato di come l’amore per il teatro abbia compensato una carriera scolastica poco brillante: “Non bisogna per forza essere creativi a tutti i costi, ma si può e si deve essere meno “ingabbiati” e più liberi nel proprio modo di rapportarsi con l’arte e lo studio“.
Tobia Lorenzani e Jacopo Sterlocchi sono due dei quattro fondatori di FreeFutool, un quaderno di appunti stampato in 50.000 copie e distribuito gratuitamente agli studenti universitari di Genova, Torino e Milano, un progetto che si autofinanzia attraverso la pubblicità posta nella parte inferiore di ogni foglio. “Durante l’università abbiamo iniziato a fare il “gioco della startup“: ogni giorno, ognuno di noi aveva il compito di inviare una mail agli altri con un‘idea. FreeFutool era una di queste idee: noi soci abbiamo quattro specializzazioni diverse – finanza, marketing, management e design – e ognuno di noi sfrutta al massimo questa sua competenza, in relazione con le competenze degli altri“.
Più grandi di pochi anni degli studenti che li ascoltano, questo è il loro consiglio: “L’Italia è, dopo la Germania, il Paese europeo più florido di startup: si tratta di aziende, ma prima ancora sono idee. Quello che voi ragazzi dovete fare è dare valore alla vostra curiosità: da qui nasce la voglia di imparare cose nuove, di confrontarvi, da qui derivano le idee“.
Idee che vengono presentate oggi dagli stessi studenti, in un’assemblea cui hanno assistito il preside e alcuni insegnanti. Qualche esempio? Leggere il giornale in classe e discuterne, dare maggiore rilievo all’ora di educazione civica (accorpata a storia e raramente svolta), fare un giorno di autogestione al mese in cui gli studenti possono preparare un argomento (non necessariamente scolastico) da esporre agli altri, analizzare opere letterarie, filosofiche e di storia alla luce dell’attualità, e così via.
Il passo successivo, come sottolineato dai rappresentanti di istituto del D’Oria, sarà applicare alcune di queste proposte a partire dall’anno scolastico in corso e coinvolgere anche altre scuole della città.
Questo il video di Ken Robinson che ha ispirato l’incontro di oggi.
Marta Traverso
Commento su “Liceo D’Oria: alcune proposte per cambiare la scuola”