Il progetto iniziale dovrebbe essere sensibilmente rivisto in ottica meno espansiva e non superare di molto l’altezza degli edifici confinanti, in ballo anche una seconda ipotesi che porterebbe ad uno sviluppo orizzontale del complesso. Permangono tuttavia i dubbi sull'opportunità di costruire un edificio lungo il corso del torrente
Via il vecchio mulino abbandonato per fare spazio a un mini grattacielo residenziale. Si fa strada il progetto di riqualificazione sulle sponde del rio Cantarena, alture di Sestri Ponente, uno dei tragici protagonisti dell’alluvione che mise in ginocchio la città nell’ottobre 2010.
Inizialmente il piano prevedeva la realizzazione di un palazzo di 11 livelli, che avrebbe oscurato la vista delle abitazioni circostanti mutando non poco il contesto ambientale in cui si sarebbe inserito. Il progetto fu approvato dall’amministrazione provinciale dopo un approfondito studio idraulico non prima di aver ricevuto le necessarie garanzie per il miglioramento della sicurezza sull’alveo del Cantarena che, dunque, troverebbe giovamento dalla nuova costruzione. La prospettiva di una torre residenziale, tuttavia, preoccupa parecchio i residenti della zona soprattutto dal punto di vista del rischio idrogeologico e ha portato il capogruppo di Lista Doria, Enrico Pignone, a interrogare nel merito il vicesindaco Bernini con un articolo 54 nell’ultima seduta di Consiglio comunale.
«Le autorizzazioni rilasciate per la realizzazione di questa torre – ha detto in Sala Rossa, Pignone – sono precedenti all’alluvione e a tutta quella sensibilità che la città adesso richiede di fronte a questo tipo di interventi. Chiedo, dunque, quali siano gli intendimenti dell’amministrazione nei confronti di questo nuovo insediamento residenziale viste le circostanze fortemente mutate».
Ma il vicesindaco ha smentito l’approvazione definitiva di qualsiasi progetto e, soprattutto, ha rassicurato i consiglieri e i cittadini sull’impatto che potrebbe avere nel futuro questo progetto residenziale dalle dimensioni non proprio contenute. «La presentazione che ho visto sui giornali – ha detto il vicesindaco – non corrisponde alle possibilità di edificazione che le norme concedono agli eredi dei proprietari del vecchio mulino. Intanto, non siamo al momento in presenza della necessità di un permesso a costruire ma stiamo parlando della vendita di un’area che il piano regolatore prevede edificabile. Il permesso a costruire arriverà solo dopo la vendita e si tratta, comunque, di un’operazione che non necessita di passaggi in Giunta o in Consiglio ma solo negli uffici tecnici. Per cui, rispetto all’edificabilità la norma è chiara e non può certo essere negata. Rispetto agli ingombri, invece, le possibilità edificatorie sono ridotte».
Trattandosi di un’operazione di demolizione e ricostruzione non in centro urbano, infatti, il piano casa consentirebbe un aumento di superficie fino al 30% dell’area inizialmente occupata dal mulino. Nei fatti, però, l’aumento potrebbe essere contenuto fino a un massimo del 15% come spiega lo stesso Bernini: «L’architetto ha progettato il nuovo edificio sfruttando al massimo la possibilità di espansione ma il disegno è già stato ridotto da una prima richiesta degli uffici che si occupano di edilizia privata. Inoltre, i piani dell’edificio sono stati presentati contando a partire dall’alveo ma le parti più basse non sono abitabili ma solo adibite a garage». Inoltre, un’ulteriore riduzione di volume (due piani) sarebbe necessaria per andare incontro alla normativa sul rispetto del cono area presentata da Enac: il progetto iniziale, dunque, dovrebbe essere sensibilmente rivisto in ottica meno espansiva e non superare di molto l’altezza degli edifici confinanti.
Ma non è neppure detto che si tratti della proposta definitiva per la riqualificazione dell’area. Secondo notizie raccolte sul territorio e confermate dallo stesso vicesindaco, all’acquisto sembrerebbe interessato il proprietario di un edificio contiguo che si affaccia su via San Giovanni Battista, che ha subito il crollo del tetto e che si trova in situazione di grave dissesto. In questo caso, l’operazione di riqualificazione edilizia avrebbe anche uno sviluppo orizzontale e consentirebbe un intervento molto più complessivo che se invece limitato alla sola superficie del vecchio mulino non inciderebbe in maniera decisiva sul più vasto degrado circostante.
Certo, norme a parte, resta ancora quantomeno dubbiosa l’opportunità di edificare in maniera piuttosto sostanziosa lungo il corso di un torrente che nel passato ha già creato parecchi danni alla delegazione ponentina.
Simone D’Ambrosio