Il bando è scaduto venerdì 29 novembre e non ha visto nessun partecipante, nonostante le tante voci che si erano rincorse negli ultimi mesi. Ora si lavora al nuovo bando e si ipotizza un ampliamento delle funzioni ammissibili
C’era tanta attesa per quel pugno di cemento armato nel cuore del waterfront genovese. Un grosso pugno, costruito a fine ‘800, che rappresenta un esempio storico di archeologia industriale citato nei manuali di ingegneria. Un monumento di edilizia che, però, nessun vuole. O quanto meno, nessuno vuole alle condizioni previste dal bando di concessione dell’Autorità portuale, chiuso venerdì scorso, 29 novembre, e andato deserto.
Stiamo parlando dell’Hennebique, l’ex silos granaio che sorge dietro la Darsena, sullo specchio acqueo di Santa Limbania, lungo 210 metri, largo 33 e alto 44, con 210 pilastri e 38 mila metri quadrati calpestabili nei suoi 6 piani di estensione. Inaugurato nel 1901 e ampliato 6 anni più tardi, rappresenta uno dei primi esempi al mondo di costruzione in calcestruzzo armato, realizzazione dall’ingegnere Giovanni Anotnio Porcheddu secondo il brevetto di Francois Hennebique, che diede vita anche al Lingotto di Torino e al ponte Risorgimento a Roma. Nonché una delle più grandi strutture abbandonate della nostra città.
Eppure, dopo anni e anni di progetti rimasti solo nell’aria, sembrava finalmente giunto il momento di scoprire il futuro di un’area strategica per lo sviluppo del nuovo affaccio sul mare di Genova, in maniera del tutto complementare e integrata con Ponte Parodi, la Stazione Marittima e il Porto Antico. Ma, nonostante le diverse manifestazioni di interesse qua e là lanciate, nessuna offerta è stata formalizzata probabilmente a causa degli eccessivi vincoli previsti dall’Autorità portuale.
La gara prevedeva la concessione per 90 anni dell’edificio e delle sue aree di pertinenza, con un canone annuo minimo di 350 mila euro, da adeguarsi al tasso di inflazione, a partire dalla conclusione dei lavori di riqualificazione. Al bando avrebbero potuto partecipare operatori economici, singoli o associati, con patrimonio netto certificato non inferiore ai 5 milioni di euro e autori negli ultimi cinque anni di almeno una ristrutturazione di complesso immobiliare non abitativo non inferiore ai 10 mila metri quadrati.
Il lotto, unico e indivisibile ma subappaltabile per il 30%, avrebbe dovuto prevedere una futura destinazione significativa di “servizio pubblico e privato a sostegno delle attività crocieristiche, portuali, turistiche e urbane, privilegiando altresì la sistemazione pedonale degli spazi di contesto”. La ristrutturazione, inoltre, avrebbe dovuto favorire il collegamento con il centro storico, la Darsena e il Porto Antico. In particolare, tutti i progetti presentati avrebbero dovuto prevedere un precorso pubblico affacciato sull’acqua, il più possibile in raccordo con quelli già esistenti verso la Lanterna e l’Acquario.
Ma quali sono questi vincoli previsti dall’Autorità portuale e ritenuti così restrittivi? Al di là della tutela strutturale del bene vincolato alla Soprintendenza, il bando di concessione vincolava alla previsione di nuovi servizi pubblici o funzioni di uso pubblico (ad esempio, sale museali) per non meno del 51% della superficie. Inoltre, nel caso di inserimento di attività ricettive come funzione caratterizzante della riqualificazione, queste ultimo avrebbero dovuto occupare almeno il 30% degli spazi a disposizione. Del tutto esclusi nuove realizzazioni residenziali e commerciali della grande distribuzione, mentre erano ammessi esercizi di vicinato per una superficie non superiore al 10%, preferibilmente nella zona di collegamento tra la Stazione Marittima e Ponte Parodi.
In una nota stampa rilasciata congiuntamente questa mattina, l’Autorità portuale e il Comune di Genova fanno sapere che gli uffici sono già al lavoro per l’aggiornamento del bando dal punto di vista delle prescrizioni urbanistiche, nel tentativo di stimolare nuove iniziative imprenditoriali. “Le istituzioni preposte – si legge nel comunicato – stanno elaborando un ampliamento delle funzioni ammissibili nell’edificio Hennebique ed una revisione dei vincoli precedentemente indicati, lasciando ai proponenti ampi margini di flessibilità nell’elaborazione del progetto. Il nuovo bando sarà pubblicato a breve, non appena compiute le revisioni urbanistiche in corso di elaborazione e l’approvazione in Comitato Portuale”. Insomma, non resta che aspettare. Ancora.
Simone D’Ambrosio