Dal 2009 l'edificio di piazza Sturla è inutilizzato e il Comitato per la Difesa di Sturla ha chiesto la gestione dei locali come sede per le associazioni del quartiere. Di proprietà statale (Ministero della Difesa), si attendono ancora risposte
L’edificio “Nicola Bonservizi”, collocato al numero civico 3 di Piazza Sturla e affacciato sul retro su discesa B. Chighizola, è inutilizzato dal 2009 e il futuro è un punto interrogativo. L’ex Casa Littoria (progettata nel 1936 dall’architetto Luigi Carlo Daneri e ultimato nel 1938) è una delle oltre 11 mila Case del Fascio costruite in Italia durante il Ventennio, e che nel secondo dopoguerra sono state devolute allo Stato per effetto delle disposizioni contenute nelle “Sanzioni contro il fascismo”, come all’articolo 38 del DLL 27 luglio 1944, n. 159.
L’edificio dopo il ’45 perse ovviamente la sua valenza e seguì alterne vicende. Assegnato al Ministero della Difesa (cui ancora oggi appartiene) è di proprietà dello Stato, e i suoi affari sono seguiti tuttora dagli uffici del Demanio Pubblico (nello specifico, dalla sezione Militare), che fungono da gestore e intermediario tra proprietario e soggetto assegnatario della proprietà a uso privato.
Con il passare degli anni il Ministero della Difesa ha reputato opportuno cedere una parte dei locali che restavano inutilizzati ed è arrivato il via libera per la cessione a una serie di associazioni di ex-combattenti con sede a Genova e prima in affitto presso altre strutture. Si tratta, nello specifico, delle Associazioni Arma Aeronautica, Nazionale Militari Italiani, Nazionale Bersaglieri e Associazione Nastro Azzurro, che sono rimaste nei locali fino al 2009. Da quel momento il totale abbandono della proprietà, oggi ancora deserta.
Negli anni, l’unico altro uso cui l’edificio è stato adibito è stato a residenza privata: in particolare, l’ultimo piano è stato utilizzato come alloggio di servizio, messo a disposizione dal Ministero della Difesa come residenza di un ufficiale dell’esercito. Oggi è anch’esso in corso di liberazione.
Dal 2009 a oggi, dopo ormai 4 anni, la situazione non sembra destinata ad evolvere e non ci sono progetti per la riqualificazione dell’edificio di piazza Sturla.
L’amministrazione locale non se ne occupa, non essendo una proprietà di sua competenza e dovendo fare capo all’amministrazione statale: gli stessi referenti municipali, dal settore urbanistico, non sanno dirci granché sulle vicende legate alla struttura e quello che si sa è che non ci sono in ballo progetti di riqualifica dell’edificio, e nemmeno sono state finora avanzate richieste di trasferimento della proprietà da Roma a Genova.
Essendo statale, tutte le faccende che lo riguardano devono essere amministrate dall’Agenzia del Demanio Pubblico, che si occupa di assegnarlo di volta in volta a associazioni che al momento della concessione hanno sede in strutture prese in affitto da privati. Compito dell’Agenzia del Demanio è infatti quello di farsi gestore, intermediario nel seguire la razionalizzazione e la valorizzazione del patrimonio immobiliare statale, ottimizzando gli spazi utilizzati dalle pubbliche amministrazioni e individuando nuove destinazioni urbanistiche per gli immobili, con l’ obiettivo di massimizzarne sia valore economico che sua utilità sociale, riducendo i costi derivanti dalle locazioni passive e garantendo un maggiore controllo della spesa.
In questo senso è da leggere anche la gestione dell’immobile di Piazza Sturla: il Demanio vorrebbe affidarlo in gestione a soggetti presenti in loco che necessitavano di una struttura di accoglienza. Tuttavia, essendo di proprietà del reparto militare, il Demanio deve sempre rimettersi alle disposizioni ministeriali e aspettare il via libera della Difesa per la sua assegnazione a eventuali gestori. Oggi è presumibile che il bene, ormai inutilizzato dal Ministero, torni ad essere di competenza demaniale e posso essere affidato –dopo la richiesta di cessione da parte del Ministero- in concessione ad altri soggetti.
Siamo andati a Sturla e abbiamo parlato con Giuliano Gattorno, vicepresidente del Comitato per la Difesa di Sturla e memoria storica delle vicende legate al quartiere. I residenti, tramite i portavoce del Comitato di quartiere, cercano infatti da tempo di appropriarsi degli spazi inutilizzati. «Nel 2009, dopo che le associazioni presenti sono fuoriuscite dai locali –racconta Gattorno- abbiamo fatto richiesta che la struttura venisse messa a disposizione dei cittadini singoli o delle associazioni –soprattutto quelle la cui sede è vacante o in condizioni inadatte. Tuttavia il riscontro è stato pressoché nullo: il soggetto istituzionale cui ci siamo rivolti ci ha chiesto di aspettare che fosse indetto, come da procedura, un apposito bando. Ma il bando non è stato mai aperto e siamo ancora in attesa, dallo scorso 7 settembre 2009 (data della richiesta ufficiale), di una risposta: nonostante vari solleciti, a 2010 avanzato la situazione era ancora ferma, e abbiamo desistito. Basterebbe poco: rifare l’impianto elettrico e imbiancare all’interno, ma ormai ci siamo rassegnati alla perdita dell’opportunità di utilizzare quest’area (peraltro spaziosa e fornita anche di palestra, parco e parcheggio privato sul lato di Discesa B. Chighizola), per lasciarla andare al degrado, incuranti anche del suo valore storico-artistico».
L’ARCHITETTURA E LA STORIA
Nato come Casa del Fascio, l’edificio è stato costruito tra 1936 e’38 dall’architetto Daneri, “archistar” antesignana, ideatore delle “Case Alte alla Foce”, complesso residenziale di Piazza Rossetti e padre del “Biscione” (“casa A” del progetto INA-Casa di Quezzi, ’56-’68, in collaborazione con altri professionisti). Sede del Partito Nazionale Fascista, l’edificio di piazza Sturla 3, come molti altri all’epoca, rispecchia la tipica simbologia di partito, con tanto di stemmi, bandiere e insegna sulla facciata principale con la dicitura “P.N.F. Federazione Fasci di Combattimento – Casa Littoria Nicola Bonservizi”, il tutto rimosso nell’immediato dopoguerra. Molte le analogie con il Razionalismo di Le Corbusier e con i cinque elementi architettonici da lui individuati come capisaldi di un nuovo stile progettuale: l’edificio si estende su quattro piani, due ingressi, uno su Piazza Sturla e l’altro sull’adiacente discesa Bartolomeo Chighizola. Da Piazza Sturla, il complesso sembra ben più basso, a un solo piano, e si presenta con una conformazione squadrata a scatola, mentre l’estensione in altezza si percepisce solo dalla retrostante discesa Chighizola, nel borgo di Vernazzola. Inoltre, sulla sommità, il tetto-terrazzo (“toit-terrasse”), con l’idea di sfruttare ogni porzione dello spazio complessivo; sul lato anteriore affacciato su Piazza Sturla, la struttura principale poggiante su una serie di pilastri di piccole dimensioni (gli stessi “pilotis” di Le Corbusier a Ville Savoye), sostegni esili che sostituiscono i tipici elementi in muratura e che elevano la costruzione, separandola dal terreno e dall’umidità; il “plan libre”, o pianta libera, lo scheletro in cemento armato, per eliminare i muri portanti e liberare le pareti; allo stesso modo, anche la “façade libre” (facciata libera) e la finestra a nastro, che taglia la facciata in orizzontale, per tutta la lunghezza, aumentando l’illuminazione degli interni e mettendo allo stesso tempo in connessione con l’esterno.
Elettra Antognetti