Prosegue l'inchiesta sullo stato di salute dei teatri di prosa a Genova. In questo articolo ci concentriamo sulla realtà del Teatro Altrove nel cuore del centro storico nel sestiere della Maddalena. Un futuro tutto da scrivere, fra bilanci in pareggio e tanto volontariato
Dopo il quadro generale con i protagonisti e il primo focus dedicato alle realtà Cargo, Lunaria, Garage, Ortica e Akropolis, prosegue l’inchiesta a puntate di Era Superba nel mondo dei teatri di prosa a Genova. In questo articolo ci soffermiamo sulla piccola realtà dell’Altrove, in piazzetta Cambiaso nel cuore del sestiere della Maddalena, una scommessa rilanciata due anni fa dall’Arci e dalla Comunità di San Benedetto.
«Non abbiamo contributi pubblici su cui fare affidamento per la copertura dei costi della stagione» racconta Stefano Kovac, coordinatore di Arci Genova. «L’anno scorso dal Comune abbiamo ricevuto 6 mila euro ma è molto meno di quanto restituiamo a Tursi per i canoni della concessione. Ancora peggio la situazione per quanto riguarda la Regione perché i bandi riconoscono maggiori punteggi alle realtà che hanno già ricevuto contributi negli anni precedenti: è la teoria del motore immobile, chi non è dentro il sistema, non può entrare». Anche con il Ministero è un nulla di fatto: per partecipare alla spartizione del Fus bisogna essere aperti da almeno 3 anni e, soprattutto, bisogna avere una propria produzione, cosa che al momento l’Altrove non ha. «Ci stiamo ragionando per il futuro – guarda avanti Kovac – ma certamente un’apertura in questo senso comporterebbe la necessità di trovare almeno un altro piccolo spazio per la sala prove e, quindi, altri costi».
Nonostante ciò, il bilancio del 2014 si è chiuso con piccolo attivo di 4 mila euro, frutto soprattutto del grande lavoro dei volontari per la gestione di tutta la struttura dell’Altrove. Le entrate si sono attestate attorno ai 160 mila euro, arrivati principalmente dalla ristorazione (85 mila euro) e dalla bigliettazione (45 mila euro) a cui vanno aggiunti 10-12 mila euro dell’affitto della sale, più la manciata di contributi pubblici e donazioni private.
Ma il bilancio dello scorso anno solare è molto influenzato dall’ultima parte della stagione 2013-2014, il primo anno, in cui tutte le compagnie si sono offerte portare gratuitamente i propri spettacoli. D’altronde, il progetto di riqualificazione e rilancio del sestiere della Maddalena vale più di un cachet.
Ed è proprio grazie al volontariato che l’Altrove riesce a stare in piedi: programmazione e gestione degli spazi viene fatta sostanzialmente a costo zero per concentrare gli sforzi sul pagamento degli spettacoli. Un cuoco, un lavapiatti e un barista vengono retribuiti sul fronte della ristorazione ma ogni sera vengono affiancati almeno da un altro paio di volontari. I problemi più grandi riguardano la liquidità. «Per eseguire i lavori di riqualificazione di tutti gli spazi – spiega Kovac – ci siamo dovuti indebitare per coprire oltre 70 mila euro di costi, 30 mila euro in più di quanto preventivato dal bando predisposto dal Comune. Abbiamo dovuto spendere 10 mila euro solo per sistemare le attrezzature che dovevano essere comprese ma che in realtà erano rotte o malfunzionanti».
E il Comune, dopo aver assegnato la concessione, sembra essersi un po’ troppo dimenticato dell’Altrove. «Non voglio fare paragoni con lo Stabile perché non starebbero in piedi ma se i contributi pubblici fossero dati a seconda dei posti, dovrebbe arrivarci circa 1/25 di quanto elargito a Corte e Duse: si tratterebbe di 200 mila euro. Non pretendiamo certo tanto: ci basterebbero 25/30 mila euro, ovvero la cifra che coprirebbe il delta tra le spese per l’ospitalità delle compagnie e gli introiti da bigliettazione. Al momento con il Comune abbiamo solo vinto una gara per 14 mila euro, ma si tratta di un bando prettamente dedicato alla riqualificazione della Maddalena per cui dovremmo mettere in atto altri progetti e forse potremmo utilizzare per il teatro solo qualche spicciolo». Insomma, sarebbe necessaria una maggiore presa di coscienza e di responsabilità da parte di Tursi verso un teatro, sì piccolo, ma che rappresenta un presidio fondamentale per il territorio: «Apriamo 5 sere alla settimana e, tra spettacoli, ristorazione e bar portiamo mediamente 150 persone al giorno nel cuore della Maddalena, che salgono a 200/250 nel caso di eventi più di richiamo».
Simone D’Ambrosio