Prosegue l'inchiesta sullo stato di salute dei teatri di prosa a Genova. In questo articolo ci concentriamo sulla realtà dell'Archivolto nel cuore del quartiere di Sampierdarena. Dopo la crisi del 2013 e il conseguente sacrificio dei dipendenti, arrivano i segnali di ripresa
Abbiamo approfondito la situazione generale del teatro di prosa a Genova direttamente con i protagonisti nella prima parte di questa lunga inchiesta a puntate. Ci siamo soffermati sulle realtà più piccole come Cargo, Garage, Akropolis, Ortica, Lunaria e Altrove. Successivamente il focus sul Teatro della Gioventù e sul Politeama Genovese, ora è il momento di posare la lente d’ingrandimento su una delle realtà più importanti a livello cittadino: il Teatro dell’Archivolto.
Presidio imprescindibile per Sampierdarena e la città, il Teatro dell’Archivolto diretto da Pina Rando e Giorgio Gallione sembra essersi messo quasi definitivamente alle spalle l’annus horribilis del 2013. Allora, dopo aver perso la sponsorizzazione pubblica della Provincia e privata delle Fondazioni Carige e Garrone, tutto sembrava volgere al peggio. La chiusura è stata sostanzialmente evitata grazie alla scelta dei dipendenti di affidarsi ai contratti di solidarietà: «Grazie alla loro volontà – ricorda con orgoglio e molta gratitudine, la direttrice Pina Rando – abbiamo risparmiato il 20% sugli stipendi ma abbiamo continuato a lavorare come pazzi, probabilmente molto più di prima, a un livello che forse nel lungo periodo non è neppure sostenibile». Nel 2014, poi, sono arrivati 200 mila euro dal fondo straordinario stanziato per i teatri in crisi da parte di Regione Liguria che, invece, solitamente interveniva solo con sponsorizzazioni su singole attività. Così il bilancio dell’anno scorso è stato finalmente chiuso in pareggio. Poi è arrivata la riforma Franceschini (vedi prima parte dell’inchiesta). L’Archivolto aveva richiesto il riconoscimento come Teatro di rilevante interesse culturale (TRIC) e, invece, è stato inserito nella lista dei cosiddetti Centri di produzione. Il disorientamento iniziale, dovuto soprattutto a una dimenticanza dell’Archivolto nei primi elenchi pubblicati dal governo con i relativi riconoscimenti, è rientrato grazie anche allo stanziamento arrivato da Roma che per il 2015 ammonta a 570 mila euro provenienti dal Fondo unico per lo spettacolo (170 mila in più rispetto al 2014).
«Non siamo stati riconosciuti come Tric perché facciamo tanta tournée – spiega Pina Rando – mentre per il Teatro di rilevante interesse culturale è prevista tanta stabilità. Paradossalmente, però, pur essendo stati riconosciuti come Centro di produzione, per non diminuire le nostre tournée abbiamo dovuto aumentare la programmazione di spettacoli ospiti (che per legge devono essere il 50% del cartellone), aumentando i costi. Sono le contraddizioni di una riforma a cui si dovrà per forza di cose mettere ancora mano perché rischia di snaturare l’idea che ogni teatro ha della propria produzione, ottenendo esattamente l’obiettivo opposto rispetto a quello desiderato».
Agli stanziamenti governativi vanno aggiunti i contributi del Comune – solitamente sull’ordine di grandezza dei 170/175 mila euro – e quelli della Regione, su cui al momento è difficile fare previsioni. Oltre naturalmente agli sponsor privati: il più sostanzioso è, come per la maggior parte dei teatri di prosa cittadini, la Compagnia di San Paolo che quest’anno ha investito 255 mila euro, a cui si aggiungono i contributi più modesti di Coop, diverse aziende che fanno capo a Beppe Costa e la speranza di avere anche quest’anno qualcosa dal Gruppo Spinelli.
Insomma, i presupposti per eguagliare i numeri del 2014 (72 mila presenze in teatro per 83 giorni in cartellone, 177 repliche in tournée con quasi 130 mila spettatori, 108 repliche di teatro dei ragazzi per circa 32 mila persone) ci sono tutti. L’anteprima del cartellone è già stata presentata con ben 25 titoli che dovrebbero essere integrati fino ad arrivare a 33, 34 spettacoli. E soprattutto c’è la speranza di poter traguardare con tranquillità almeno il 2017, dato che il Comune ha rinnovato la concessione degli spazi, sperando che i trasferimenti del Fus restino costanti.
Simone D’Ambrosio