La costruzione della strada a mare di Cornigliano ha imposto l'abbassamento di un tratto di ferrovia portuale; le dirette conseguenze sono tariffe più alte, tempi più lunghi e dunque minore efficienza
Dopo la denuncia di Fuorimuro (la società che gestisce le operazioni di manovra e trasporto ferroviario nel porto di Genova) dalle pagine di Era Superba, con il presidente Guido Porta che ha puntato il dito contro il rifacimento dei binari a servizio dello scalo nell’ambito dei lavori per la strada a mare di Cornigliano (qui l’approfondimento di Era Superba), adesso arriva anche il j’accuse di Ignazio Messina «Non esiste al mondo un raccordo ferroviario in salita e discesa – afferma l’armatore al “Corriere Mercantile” – Questa è una condanna per il porto. Significa costi più elevati e tempi più lunghi».
Il trasporto merci su rotaia da e per lo scalo genovese, dunque, rischia di restare al palo, rispetto al trasporto su gomma.
Il problema sarebbe la pendenza dei binari che costringe ad accorciare i treni o ad utilizzare due locomotori per trainarli. La colpa è imputabile alla costruzione della nuova strada a mare che ha imposto l’abbassamento di un tratto di ferrovia portuale. Le dirette conseguenze sono tariffe più elevate per le manovre ferroviarie, tempi più lunghi e in definitiva minore efficienza. Tale criticità non riguarda solo Messina ma anche gli altri terminal che movimentano merci su treno e fanno riferimento all’unico parco ferroviario effettivamente operativo, quello di Fuorimuro parallelo a Lungomare Canepa.
«Quando abbiamo chiesto spiegazioni a Sviluppo Genova (la società impegnata nella realizzazione della strada a mare, ndr) – sottolinea Ignazio Messina – ci hanno risposto che il viadotto era troppo basso e quindi hanno adeguato il resto, scavando per fare i binari. Ma bastava alzare i piloni e modificare la strada».
«Anche noi abbiamo posto il problema a Sviluppo Genova – dichiara il presidente dell’Autorità Portuale, Luigi Merlo – Il ponte doveva essere più alto. Ora stiamo facendo approfondimenti per capire se esistono le condizioni per rimediare».
Il Vicesindaco e assessore all’Urbanistica, Stefano Bernini, risponde così «Il progetto era stato approvato sia dall’Autorità Portuale che dalle Ferrovie. I Messina potevano scegliere di rinunciare ad un pezzo di capannone e avere una pendenza minore. In ogni caso basta usare locomotori più potenti». Ma Ignazio Messina ribatte «La demolizione del capannone non avrebbe inciso sulla pendenza dei binari».
Insomma, la questione è sul tavolo, staremo a vedere se esiste ancora la possibilità di rimediare.
Matteo Quadrone