Il progetto di Coop Talea prevede la realizzazione di complesso alberghiero, centro commerciale e ampio parcheggio. Il comitato di cittadini, dopo aver richiesto e in parte ottenuto modifiche, continua a considerare inadeguato il progetto e propone una soluzione alternativa e meno impattante
Il processo di riconversione del Centro Coop Bisagno e la riqualificazione dell’ex officina Guglielmetti sembrano essere giunti agli ultimi passaggi prima dell’approvazione definitiva. L’area è stata acquistata interamente da Talea per una cifra attorno ai 26 milioni di euro allo scopo di realizzare un complesso alberghiero con torre alta 35 metri e un centro commerciale con annesso parcheggio sulla copertura, tra via Lungobisagno Dalmazia, piazzale Bligny e via Terpi (a pochi metri di distanza dal cantiere per la costruzione di un altro centro commerciale nell’area ex Italcementi, ndr).
Era Superba aveva già illustrato nel dettaglio il progetto iniziale (qui l’approfondimento): un albergo a 3 stelle, con una struttura a torre per una superficie di 7.441 mq che dovrebbe occupare l’area tra l’ex Officina Guglielmetti e le concessionarie di automobili; un centro commerciale, con superficie di vendita pari 7.434 mq che dovrebbe essere sormontato da un parcheggio accessibile attraverso una vistosa rampa d’accesso elicoidale; una piastra di connessione tra il Centro Acquisti Val Bisagno e l’area Guglielmetti sulla cui superficie potrebbero trovare spazio un piccolo parco giochi e una piccola arena per circa 4.000 mq.
I residenti della valle, con capofila gli Amici di Ponte Carrega, hanno fin da subito manifestato la propria contrarietà al progetto ritenuto troppo impattante sul territorio circostante soprattutto nella delineazione della torre alberghiera e del parcheggio. «A settembre abbiamo incontrato i vertici Coop per manifestare le nostre obiezioni – racconta Fabrizio Spiniello, portavoce del comitato – ma ci è stato risposto che il progetto presentato era l’unico realizzabile: l’albergo poteva avere solo quella forma e poteva essere messo solo in quel posto così come il parcheggio». Ma i cittadini non si sono arresi e hanno concretizzato la propria opposizione attraverso la presentazione di alcune osservazioni in Conferenza dei Servizi. E i rilievi non si sono rivelati così strampalati, tanto che la stessa Talea ha prodotto una variante al progetto accogliendo alcune delle istanze prevenute.
Adesso la parola spetta nuovamente alla Conferenza dei Servizi. «Credo che dopo alcuni incontri in Municipio – spiega il vicesindaco e assessore all’Urbanistica, Stefano Bernini – la variante progettuale vada incontro alle richieste del territorio. Non l’ho ancora vista nel dettaglio ma credo che fosse corretto e opportuno accogliere tutte le modifiche in meglio che possano rendere meno impattante l’albergo e il parcheggio».
Ma i cittadini non sono ancora soddisfatti, in particolare per i volumi che si dovrebbero collocare davanti alla Chiesa di San Michele, a Ponte Carrega e al suo borgo. «Va detto chiaramente – ammette Spiniello – che nell’ultima revisione del progetto sono state recepite alcune delle nostre osservazioni ma secondo noi questo non può bastare. Va tracciato un solco tra passato e futuro. È come se si fosse dimenticata la storia del quartiere».
Nonostante le migliorie proposte e messe nero su bianco (eliminazione della rampa elicoidale di accesso al parcheggio, abbassamento della torre alberghiera e presenza di una sala in cui insediare il teatro dell’Ortica) il progetto prevede ancora volumi piuttosto alti e grandi parcheggi in copertura: «Secondo noi – racconta il portavoce degli Amici di Ponte Carrega – si tratta di un utilizzo assai poco pregevole per un luogo così interessante e affacciato verso le colline del parco delle mura e dell’acquedotto storico».
Ecco, allora, che gli stessi cittadini si sono fatti promotori di un progetto architettonico alternativo e sostenibile realizzato gratuitamente dallo Studio Gallarati Architetti. «Siamo riusciti a produrre un progetto alternativo che risponda alle stesse esigenze commerciali e di sviluppo edilizio di Coop – prosegue Spiniello – ma allo stesso tempo rispetti il tessuto urbano della Valbisagno. Concordiamo sul fatto che Coop debba rientrare di un investimento su un’area privata pagata 26 milioni di euro contro un valore reale di 8 ma chiediamo di rispettare anche i diritti dei cittadini e i principi etici di Coop stessa affinché il progetto non deturpi ulteriormente la vallata. Noi prendiamo il quartiere come centro del progetto mentre Coop è come se facesse atterrare un’astronave senza prendere in minima considerazione il contesto urbano».
Nel “progetto popolare” vengono abbassate le volumetrie e mantenuto lo stesso numero di stanze per l’albergo (circa 150) ma vengono spostati gli ingombri, compresi quelli del parcheggio: viene, infatti, eliminata la copertura che potrebbe, invece, essere sfruttata per la nascita di un piccolo centro sportivo. “A parte i casi limite di scelte urbanistiche completamente sbagliate – spiegano le note dell’architetto Giacomo Gallarati, redattore della proposta alternativa – esiste sempre una soluzione alternativa, sostenibile e condivisa, rispetto ad un progetto architettonico di dubbia bontà. L’intervento è concepito come un grande oggetto fuori scala. La nostra proposta progettuale ribalta perciò l’impostazione di fondo del progetto Talea e assume il percorso storico come asse principale dell’intero intervento”.
Si parte perciò dallo spazio principale di aggregazione: una piazza con un teatro, che con gli oneri di urbanizzazione richiesti a Talea (5 milioni di euro nel complesso, dei quali la metà in opere e l’altra metà in denaro) dovrebbe rappresentare la nuova sede del Teatro dell’Ortica. Da qui poi si accederà agli spazi pubblici e al centro commerciale. L’albergo viene spostato sull’asse del ponte Guglielmetti, ruotato perpendicolarmente al Bisagno e suddiviso in più edifici in modo da non costituire più una barriera alla percezione del paesaggio retrostante evitando così l’effetto “fuori scala”. Inoltre, grande centralità viene data al verde e agli spazi di socializzazione: “Il progetto Talea – si legge ancora nelle note – prevede solo un piccolo spazio verde all’aperto in copertura, accessibile quasi unicamente tramite le scale mobili del contro commerciale e perciò a servizio dei clienti e non dei cittadini. Come in un mall, l’intero complesso è strutturato sulla base di un accesso quasi esclusivo tramite automobile privata. Per non modificare superfici e destinazioni del progetto Talea, abbiamo mantenuto l’unitarietà del piano terra, a parcheggi, e del piano intermedio, con destinazione a centro commerciale, fruibile tramite percorsi coperti: il centro commerciale non costituisce più però l’elemento centrale dell’edificio, in quanto la nostra proposta prevede di realizzare in copertura un grande spazio pubblico urbano sopraelevato, collegato direttamente con il tessuto edilizio circostante tramite percorsi pedonali, scalinate aperte e ascensori pubblici e organizzato in vie, piazzette, giardini. Su di esso sono previste strutture leggere da destinare a piccoli esercizi commerciali, pubblici esercizi e spazi per società sportive, con l’intento di stimolare e rafforzare una vita di quartiere”.
A dire il vero una piazza è presente anche nei disegni di Coop ma di concezione forse “un po’ troppo moderna”, come sostengono gli Amici di Ponte Carrega: «La piazza da loro ipotizzata si trova in mezzo al centro commerciale, lontano dalle case e dai percorsi pedonali utilizzati da tutti noi, lontano dal cuore pulsante del quartiere. Si tratterebbe di uno spazio raggiungibile solo in automobile che otterrebbe il solo risultato di svuotare ulteriormente i nostri veri spazi urbani che invece andrebbero riqualificati, come piazza Adriatico, o costruiti ex novo, come via Terpi».
Il progetto promosso dagli abitanti del quartieri è fresco di realizzazione e non è ancora stato mostrato ai vertici Coop e all’amministrazione civica. Ma il vicesindaco Bernini punta a fare chiarezza fin da subito: «Coop ha accolto le giuste osservazioni dei cittadini e proposto una variante, ora però bisogna anche tenere presente i principi di sostenibilità economica del progetto per chi ha compiuto un importante investimento economico».
«La cosa bella del nostro progetto – ribatte Fabrizio Spiniello – è che è nato tutto dal basso. Siamo stati noi cittadini che abbiamo detto che cosa avremmo voluto da questa riqualificazione e lo studio l’ha messo nero su bianco, gratuitamente. Si tratta di una proposta che muove da una filosofia più consona al terzo millennio, più europea e che concretizza il concetto di Smart City invece di farne solo tante parole come finora è stato fatto a Genova».
Insomma, la Conferenza dei servizi, che deve ancora discutere la variante proposta da Talea, è chiamata a esprimere l’ultima parola, ma ascoltando la riflessione di Bernini la sensazione è che il progetto stia per imboccare la strada dell’approvazione definitiva e che per le rivendicazioni dei cittadini non ci sia ormai più molto spazio.
Simone D’Ambrosio