Il Comitato Liberi Cittadini di Certosa racconta la sua esperienza nel quartiere: spesso i reati subiti non sono denunciati per mancanza di fiducia e paura di ritorsioni; proliferano sale giochi e compro oro, strumenti di riciclaggio del denaro in mano alla criminalità organizzata
Il Consiglio del Municipio Valpolcevera con l’approvazione all’unanimità di una Mozione sulla legalità (16 gennaio 2013) ha deciso di intraprendere un percorso di studio sul tema. Martedì scorso si è svolta la prima giornata nei locali municipali di via Reta a Bolzaneto, al fine di reperire i dati statistici e le informazioni necessarie a comprendere l’effettiva portata dei fenomeni criminali nella vallata. All’incontro hanno partecipato forze dell’ordine, associazioni e comitati attivi sul territorio, dirigenti scolastici ed operatori dei servizi sociali.
«È stato un incontro conoscitivo sulle realtà della zona, un’iniziativa positiva che avvia un percorso di confronto – racconta Enrico D’Agostino del Comitato Liberi Cittadini di Certosa – In questo senso va riconosciuto l’impegno del Municipio. Speriamo che questo sia il punto di partenza per una proficua collaborazione tra tutti i soggetti interessati».
Le forze dell’ordine hanno illustrato i dati statistici sui fenomeni criminali in Val Polcevera. Ebbene, in base alla denunce, risulta una diminuzione della microcriminalità.
«Le statistiche sono inconfutabili, però, noi abbiamo sottolineato come tali dati siano lontani dalla sensazione che viviamo a contatto diretto con il quartiere – continua D’Agostino – Abbiamo la percezione di un generale distacco dalle istituzioni, dunque anche dai tutori dell’ordine pubblico». Le persone non si sentono adeguatamente protette e spesso non denunciano i reati subiti. «Teniamo conto che dal luglio 2011 ad oggi si sono verificati almeno una ventina di incendi dolosi che hanno coinvolto altrettanti esercizi commerciali della zona», sottolinea il portavoce del Comitato Liberi Cittadini di Certosa.
«In Val Polcevera, come è noto, sono presenti numerose famiglie mafiose – continua D’Agostino – La crescita di sale giochi, sale scommesse e compro oro è la conseguenza di infiltrazioni criminali attive fin da inizio anni ’90. A Certosa tra via Canepari e via Jori, in una manciata di chilometri oggi ci sono 7 sale giochi e 4 compro oro».
Il problema, secondo il Comitato, va affrontato in prospettiva diversa «Basta allungare l’occhio per notare come questi luoghi siano poco frequentati – spiega Enrico D’Agostino che è anche segretario dell’associazione antimafia Casa della Legalità – Evidentemente la loro funzione è ben altra: ovvero il riciclaggio del denaro sporco per conto della criminalità organizzata».
Per quanto riguarda l’azione di contrasto alla Ludopatia «La proliferazione di slot e videolottery installate nei negozi, è sicuramente più preoccupante – continua D’Agostino – le persone si rovinano all’interno di bar, tabacchini, edicole. Fanno la spesa e buttano i loro euro nelle macchinette infernali. L’opera di sensibilizzazione dovrebbe essere indirizzata non solo ai cittadini, ma anche e soprattutto ai gestori degli esercizi commerciali. Le sale giochi e scommesse, invece, vanno combattute sul fronte della legalità, attraverso l’attività investigativa delle autorità competenti perché sono intrinsecamente legate agli interessi economici delle famiglie mafiose».
Matteo Quadrone