Cittadini e associazioni dicono No alla demolizione dello storico manufatto come prevede un progetto del comune (costo 24 milioni), per il quale l'amministrazione ha chiesto al Governo una quota dei finanziamenti del Piano delle Città
Oltre 2000 firme, raccolte in soli due mesi, per salvare lo storico Ponte Carrega, destinato alla demolizione – al pari di altri 4 ponti (Bezzecca, Feritore, Guglielmetti, Veronelli) – secondo un progetto del Comune di Genova che prevede la risistemazione degli argini del Bisagno e l’allargamento della strada per 1,8 Km sulla sponda destra del torrente, tra Staglieno e Gavette, in vista del potenziamento del trasporto pubblico (busvia e, forse, un giorno, tramvia). Per realizzare l’operazione, l’amministrazione di Palazzo Tursi ha chiesto al Governo una quota dei finanziamenti del Piano delle Città.
Cittadini e associazioni – in prima fila il “Comitato Amici di Ponte Carrega” – venerdì scorso hanno consegnato le firme alla delegazione del Fai di Genova e così lo storico manufatto della Val Bisagno è entrato nell’albo dei “Luoghi del cuore del Fondo Ambiente Italiano”. Inoltre, il Fai ha contattato la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Liguria e sta conducendo un’azione di sensibilizzazione nei suoi confronti, in merito al destino del ponte.
«Noi abbiamo un’altra idea di periferia e di città, dove contano anche la storia e l’identità dei luoghi – spiega il Comitato Amici di Ponte Carrega – Per questo diciamo NO ad un’altra via Madre di Dio».
Un riferimento preciso allo scempio perpetrato tra la fine degli anni ’60 ed i primi anni ’70, quando venne volutamente cancellato un quartiere cittadino «Nella zona di Ponte Carrega, a Montesignano, in Piazzale Adriatico, furono “deportati”, alla fine degli anni ’60, gli abitanti di via Madre di Dio – spiega il Comitato – Adesso queste persone hanno a cuore il territorio in cui vivono e Ponte Carrega fa parte di questo territorio. Lo dimostra il fatto che in due mesi abbiamo raccolto più di duemila firme solo grazie al passaparola».
«Piuttosto che di allargamento della strada noi preferiamo parlare di restringimento di 5 metri dell’alveo del Bisagno – spiega il Comitato – Un’operazione dal costo significativo: ben 24 milioni di euro. Ma l’aspetto più grave è che l’amministrazione comunale spaccia tutto questo come un progetto per la messa in sicurezza del Bisagno, mentre non è così e sappiamo tutti che la tramvia non si farà mai perché non ci sono i soldi necessari. Abbiamo contattato un legale e, insieme al WWF, stiamo lavorando ad una controperizia dello studio idraulico che era stato commissionato dal Comune di Genova all’ingegnere Renato Misurale». Lo studio, infatti, aveva considerato il progetto fattibile, dando il via libera all’intervento (ma per attuarlo concretamente si attende la decisione del Governo in merito alla distribuzione del finanziamento relativo al Piano delle Città).
Nel frattempo, per stimolare il dialogo e chiedere alle istituzioni pubbliche un’ulteriore riflessione, il Comitato sta organizzando un dibattito pubblico al quale è stato invitato il geologo Mario Tozzi.
Matteo Quadrone
Foto di Daniele Orlandi