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Liguria, Silicon Valley dei videogiochi: parola di Marco Vallarino

A gennaio 2013 la Facoltà di Ingegneria Elettronica ha ospitato la tre giorni "Videogame design days": il resoconto dell'evento con lo scrittore e creatore di videogiochi ligure


7 Febbraio 2013Notizie

videogiocoQualche settimana fa la Facoltà di Ingegneria Elettronica ha ospitato Videogame Design Days, tre giorni dedicati a conoscere le aziende e i professionisti che in Liguria (e non solo) si occupano di progettare e sviluppare videogiochi.

Un evento organizzato da Piermarco Rosa, docente molto interessato a espandere la realtà del videogame attraverso i suoi esponenti nel territorio.

Non a caso Marco Vallarino, uno dei protagonisti dell’evento, ha definito Genova e la Liguria la Silicon Valley del videogioco: «A dispetto della sua fama di regione vecchia e arretrata, la Liguria si ritrova oggi a essere la patria di molti popolari game designer e operatori di spicco del settore. A Genova abbiamo etichette indipendenti come Urustar di Federico Fasce e UnaGames di Daniele Benegiamo che hanno firmato opere di un certo successo. A Chiavari, mi pare ci sia addirittura una software house che produce giochi per Facebook. Io e Leonardo Boselli, che come me è di Imperia, siamo impegnati nel creare giochi testuali».

Marco Vallarino ha presentato a Videogame Design Days il suo nuovo progetto Darkiss! Il bacio del vampiro, a metà tra videogioco e testo, nella tradizione della interactive fiction che ha tra i suoi esempi più noti Infinite Jest di David Foster Wallace e i libro-game per bambini degli anni Ottanta.

Un filone che Marco accompagna da sempre a quello della narrativa in prosa: «Sono passato dai (semplici) videogiochi testuali che mi divertivo a programmare da bambino col linguaggio Basic del Commodore 64 e dell’Amiga ai racconti di fantascienza e horror che ho iniziato a scrivere ai tempi dell’università. Qualcuno all’epoca – parliamo del 1996 – mi aveva consigliato di concentrare i miei sforzi su opere che potessero avere più mercato e quindi più riscontro. A quei tempi Internet non era ancora diffuso in Italia e gli stessi videogiochi erano un intrattenimento di nicchia, mentre il pubblico dei lettori, anche della cosiddetta narrativa di genere, appariva numeroso e appetibile. Col tempo, la tendenza pare essersi invertita. Oggi il mercato librario versa in una crisi profonda, mentre i videogiochi sono sempre più al centro del palcoscenico mediatico e dei gusti del pubblico, grazie anche alle potenzialità didattiche».

C’è differenza nel lavoro creativo, tra scrivere un’opera in prosa e un videogioco? «Nel primo caso ci si deve concentrare sulla storia, che dev’essere originale, avvincente, imprevedibile, e tutt’al più sui personaggi; nel secondo va dedicata estrema cura alla creazione di un’ambientazione suggestiva e stimolante. Il “salto” dalla narrativa al videogioco non è semplicissimo, perché bisogna conoscere bene l’ambiente in cui ci si muove, a livello sia tecnico che artistico. Realizzare un videogioco è soprattutto un lavoro di programmazione, dunque bisogna conoscere i linguaggi che servono a scrivere il codice in cui poi si dovrà riversare l’aspetto creativo dell’opera».

L’auspicio di Marco è che l’ottima esperienza di Videogame Design Days possa ripetersi e affiancarsi a iniziative analoghe, per diffondere la realtà del game design a Genova: Occasioni per incontrarsi dal vivo e lavorare insieme sono importanti, come nel caso dei Videogame Design Days: forse proprio l’università potrebbe creare spazi e occasioni seriali di condivisione, ma non è da sottovalutare la possibilità di organizzare incontri anche nei negozi di videogiochi (come si fa con gli scrittori nelle librerie) o nei centri commerciali che hanno delle aree dedicate all’intrattenimento elettronico».

Infine, una proposta “lanciata” proprio a chi a Genova si occupa di scrittura: «Realizzare un gioco di esplorazione ambientato a Genova, magari un film interattivo, che sfrutti gli splendidi scenari e panorami della città, spaziando dal caotico groviglio dei carruggi del centro storico agli incantevoli scorci di Boccadasse e Nervi. Probabilmente anche autori blasonati come Annamaria Fassio e Bruno Morchio sarebbero entusiasti di lavorare a un progetto del genere, con le loro storie e personaggi».

Marta Traverso


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