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Ogni venerdì e sabato, fino al 18 maggio, la Maddalena “si apre” al pubblico con una serie di itinerari tra botteghe, leggende e impegno sociale. Era Superba ha partecipato, ecco il resoconto
Un quartiere, una reputazione critica, l’assenza di spazi “aperti” e sicuri, un patrimonio artistico consistente ma trasandato: ecco come il sestiere della Maddalena si presentava, fino a qualche tempo fa, ai visitatori, spesso scoraggiati da un degrado e da un abbandono non solo “storici”, ma anche istituzionali. Nel 2008 la situazione comincia, forse impercettibilmente, a migliorare: gli abitanti di uno dei quartieri più controversi del centro storico iniziano a unirsi, a organizzarsi; come riconoscimento per l’impegno concreto, il Comune sigla, insieme a Job Center, Camera di Commercio, CIV e associazioni, il Patto per lo Sviluppo della Maddalena, un accordo volto a riqualificare e promuovere il quartiere attraverso incontri, iniziative e laboratori.
“Vivere e visitare la Maddalena” (che ha come sottotitolo “Itinerari di esplorazione nel cuore di Genova”) è un progetto per migliorare la vivibilità del quartiere attraverso il turismo, proponendo due itinerari, guidati e gratuiti, uno attento all’architettura e alle leggende, l’altro alla scoperta delle botteghe storiche; l’organizzazione delle visite sfrutta non solo la segnaletica più dettagliata e il selciato rinnovato, ma anche la rete wi-fi gratuita offerta dal Comune e la tecnologia dei QR Code, che offrono al visitatore un’esperienza più coinvolgente attraverso informazioni aggiuntive acquisibili con il proprio dispositivo portatile.
Caratterizzati da esplorazioni e da degustazioni, i percorsi non trascurano i luoghi in cui l’iniziativa autonoma e la riappropriazione dello spazio sono più evidenti: Mielaus, bottega in cui la famiglia Piccardo produce idromele e da cui presidia la zona circostante, il centro di aggregazione di piazza della Posta Vecchia o, ancora, il Laboratorio sociale di vico Papa.
La crescita della Maddalena, però, non si arresta: tenendo a mente i tre pilastri di una società sana, cioè educazione, formazione professionale e svago, è in corso la costruzione di un asilo in piazza della Maddalena (i lavori sono stati rallentati dopo il ritrovamento di alcuni reperti archeologici), la fondazione di una Città Dei Mestieri a Palazzo Senarega e la riapertura, in attesa di un vincitore del bando, del teatro Hop Altrove.
Certo, sottrarre uno spazio al degrado, all’abbandono e alla criminalità, sebbene rappresenti un risultato esaltante, è solo un primo passo e lo sanno bene gli abitanti della Maddalena il cui obiettivo è proprio quello di dare nuovo impulso alla zona anche dal punto di vista commerciale: l’occupazione deve essere seguita da un riutilizzo effettivo e produttivo, anche perché un quartiere più vitale (dal punto di vista commerciale e non) è un quartiere più sicuro; piazza dell’Amor Perfetto, rivitalizzata dalla comparsa di una gastronomia, ne è un esempio calzante.
Infine, una nota dolente. Non tutti aderiscono alle iniziative con lo stesso entusiasmo: accanto a modelli virtuosi, alcune attività del quartiere preferiscono non aderire alle attività di promozione del territorio, rifiutandosi perfino di esporre i QR Code necessari alle guide turistiche.
Sebbene la risoluzione della criticità di questo quartiere sia ancora “work in progress”, la ricetta per la rinascita è quella proposta dagli abitanti della Maddalena: valorizzare la toponomastica leggendaria, l’amor sacro di Tommasina Spinola, quello profano della Maddalena, la peculiarità delle botteghe, la vitalità degli spazi pubblici, spingendo i visitatori a “esplorare” il problema, senza ignorarlo né nasconderlo.
Giulia Fusaro