Per ora la fiera al Porto Antico offre tanto cibo tipico della cucina dell'est europeo. Ci si aspettava un'attenzione maggiore per le tradizioni e la cultura, vedremo nei prossimo giorni...
Devo ammettere che quando ho deciso di seguire questo evento scimmiottando giornalisti di spessore ai quali non oso paragonarmi quali Paolo Rumiz, mi aspettavo qualcosa di più, anzi di diverso. La serata di apertura si è rivelata soprattutto una sagra e con questo non intendo sminuire il suo valore ma solo declinarla in modo più preciso. Ciò che predomina è il cibo mentre poco spazio viene dato alla cultura di questi paesi anche se è presto per dare un giudizio definitivo visto che si protrarrà fino al 12 agosto.
L’invito a fare un salto è confermato ma non aspettatevi un tuffo in un mondo lontano, che per quanto mi riguarda resta ancora avvolto nella sua fredda cortina. Entrando ci sono diversi stand: il primo, sulla destra è quello dell’associazione Annaviva di cui abbiamo parlato nel precedente articolo e del quale c’è ben poco da dire. Solo alcuni libri, disposti in modo un po’ improvvisato, qualche T-shirt e alcune simpatiche signore vestite in modo caratteristico (o eccentrico, a seconda dei punti di vista).
Aleksandra Nowak, di Varsavia, colei che mi accompagna in questo “viaggio”, non sembra molto colpita e si lascia scappare una frecciata. “Quei vestiti caratteristici sono divertenti ma spero che le persone capiscano che nessuno si veste in quel modo” ironizza. Naturalmente la rassicuro anche perché non ho una stima così bassa dei miei concittadini.
Lo stand adiacente a quello di Annaviva vorrebbe essere un assaggio della cultura polacca. Se così fosse ci permettiamo di osservare che non ha molto senso esporre libri scritti in polacco (o russo?, in effetti non ho indagato) se poi tra questi libri c’è Il piccolo principe o autori come Calvino.
Sul cibo, come dicevo, c’è invece molta scelta: lo spazio più convincente è quello del Pasto di Varsavia, che offre un menu tipico (non abbiamo assaggiato, mi dispiace, ma la redazione non mi ha passato i ticket!) e diverse bevande come il kubus, un succo di carota e pesca davvero buono. Il marchio, tanto per vostra cultura in ambito marketing, è un orsacchiotto sorridente molto conosciuto in Polonia e presente in numerose pubblicità. Proseguendo, al centro dello spazio della Fiera c’è uno stand rumeno con specialità gastronomiche (in realtà essenzialmente salsiccia ma essendo un perfetto ignorante in materia non mi permetto di giudicare). Sull’altro lato la vodkeria, molto frequentata, e con una vasta scelta. Alcuni marchi sono polacchi e quindi li citiamo con alcune spiegazioni a margine fornite da Aleksandra: Pan Tadeusz (è il titolo di un poema polacco del XIX secolo che viene studiato a scuola un po’ come da noi I Promessi Sposi), Soplica (è un personaggio del poema appena citato), Zubrowka e Zoladkowa Gorzka. Ecco, ci duole ammetterlo, questo è l’unico assaggio di cultura che ci è stato concesso e solo perché fortunati nella compagnia.
Un punto forte della manifestazione è la musica almeno da quanto abbiamo potuto vedere: Il Tina Omerzio Trio che si è esibito ieri ha dimostrato grande valore, sebbene orfano dell’autrice dei testi. Progetto sloveno, delicato e allo stesso tempo capace di farsi “sentire” in un contesto un po’ distratto e rumoroso. Ma credo che questo non sia un aspetto negativo: restituire alla musica una dimensione autentica e meno compassata da auditorium è giusto, a mio avviso, anche se richiede uno sforzo di concentrazione notevole ai musicisti. In ogni caso, prova superata.
Ultima osservazione: la matrioska è un simbolo russo e non di tutto l’est quindi perché riempire l’entrata di riproduzioni di queste bamboline, peraltro ben fatte? Resto comunque fiducioso e so che una prima edizione, senza fondi e con le proprie forze richiede un fisiologico periodo di assestamento. Mi auguro che alcuni di questi miei vaneggiamenti vengano presi in considerazione per dare un valore aggiunto a manifestazioni come queste o anche solo per porsi delle domande. Noi, io e Aleksandra, ci torneremo già nei prossimi giorni anche con il desiderio di essere smentiti.
Michele Archinà