Nel 2012 ricorre il centenario della morte del grande poeta, diverse iniziative in programma per tutto l'anno
Si è aperto ufficialmente l’Anno Pascoliano, iniziativa che prevede eventi e manifestazioni evocative dedicate al poeta nel centenario della sua morte.
Barga, paese di ottocento abitanti in provincia di Lucca, a cui Giovanni Pascoli ha dedicato l’omonima poesia, ha inaugurato le manifestazioni con il concerto di Capodanno, tenutosi presso l’auditorium de ”Il Ciocco”.
Nella stessa serata è stata rappresentata, dall’insieme degli artisti del Maggio Musicale Fiorentino, l’opera “Il sogno di Rosetta”, l’unico libretto melodrammatico dello scrittore, musicato dal compositore spezzino Carlo Alfredo Mussinelli. Eseguita per la prima volta il 14 agosto nel 1901 in questa stessa città, fu presto dimenticata per il disastroso fiasco a cui andò in contro sul palcoscenico di Milano. Riproposta al pubblico dopo 111 anni, una tale scelta ha avuto lo scopo di coniugare la tematica portante dell’opera pascoliana, la “musica dei versi”, alla tecnologia e alla beneficenza.
Alla beneficenza perché il ricavato della serata è stato devoluto all’associazione Amatafrica che da anni sostiene iniziative solidali in Ruanda; alla tecnologica perché è possibile ascoltare le poesie più famose di questo autore, appoggiando uno smartphone su mattonelle, posizionate in punti nevralgici del paese, su cui sono stati incisi particolari “QR Code”; alla musica perché le sue liriche sono un susseguirsi di assonanze, onomatopee, analogie, sinestesie, metonimie, ossimori, simbolismi, talora parole dialettali che vengono usate in funzione del suono e dell’armonia.
La musicalità stessa della vita, delle cose semplici vengono colti dagli occhi di un poeta-fanciullino che guarda alla realtà con meraviglia, stupore, ingenuità ed incanto come si esplicita nei bambini che “fanno ooh”.
Un programma di eventi che vedranno il clou il 6 aprile, data della morte, per riscoprire un poeta che ha tenuto compagnia agli scolari “datati” mentre è stato meno amato, in questi anni, per le sue rime giudicate, a torto, facili e un po’ melense.
Viene spesso, solo, associato alla “Cavallina storna”, in cui ripercorre la morte del padre con accenti che, ad un’analisi superficiale, si potrebbero catalogare da libro “Cuore”.
In realtà i versi di questa come di altre poesie sono vere opere” pittoriche” assimilabili ai quadri di Monet o di Segantini, artisti che volevano fissare l’immagine nell’attimo in cui si “impressionavano” sulla retina, Nello stesso modo, Il Pascoli cura le scelte espressive per rendere le immagini più vive e sintetiche, gettando il suo sguardo sul mondo del “quotidiano” sia esso lo scatenarsi di un acquazzone o la fatica di un’umile ma operosa “granata” (scopa), sia esso il profumo di un gelsomino notturno o il vestito nuovo di “Valentino” che non è certo il celebre e noto stilista.
La tragica realtà della vita si svela attraverso un lampo che illumina la notte, il tormento esistenziale dell’uomo di estrinseca nel “chiù” di un uccello notturno, la morte, tema angosciante e ricorrente, si fissa in una rondine agonizzante: a tutto questo Pascoli cerca rifugio nella poesia come “nido” che protegge dal mondo, che preserva da quell’uomo “sociale” ottocentesco che aveva creduto nelle capacità della scienza-tecnica-industrializzazione per superare il dolore, la sofferenza, le contraddizioni della specie umana e che, invece, era servita solo a togliere le illusioni della religione e a costringere la mente a prendere coscienza del suo destino misterioso.
Un decadente? Così è stato etichettato: forse, in quest’anno a lui dedicato, è il caso di riscoprire qualche “desueto” tomo dimenticato in un polveroso scaffale.
Adriana Morando