Iniziati nell’aprile 2010, i lavori di ristrutturazione del complesso edilizio dell'ex Convento dei SS. Giacomo e Filippo per la realizzazione di un complesso edilizio non sono ancora ultimati. A che punto siamo?
Il complesso dell’ex Monastero dei Santi Giacomo e Filippo è uno dei molti edifici storici di Genova. Sorto nel 1224 in quello che poi è diventato il centro nevralgico della città –tra Via Serra e Via Assarotti, a due passi da Piazza Corvetto-, la struttura storica ha subito nel corso del tempo un processo di degrado e abbandono, venendo sempre più lasciata a se stessa. Soprattutto negli ultimi decenni. Pensare che si parla di una superficie di 6569 metri quadri in pieno centro rimasti inutilizzati. Nel settembre 2009, finalmente, è stato indetto un bando per l’assegnazione dell’appalto per la ristrutturazione del complesso e la sua riconversione in centro direzionale e residenziale, con annesso park interrato fino a -5.
Vinto il concorso (da CODELFA spa), assegnati i lavori (a un’associazione temporanea di impresa formata da SIBILLASSOCIATI S.r.l., Studio PESSION Associato, Studio MARTIGNONE e Associati, Studio Tecnico Ronzoni Associati, Arch. Sonia Segimiro) e iniziati effettivamente nell’aprile 2010, questi sarebbero dovuti essere terminati in “915 giorni”, come si legge proprio all’ingresso del cantiere che affaccia su Via Assarotti. Circa due anni e mezzo: entro la fine del 2012/inizio 2013 i lavori sarebbero dovuti essere conclusi. E invece a che punto siamo?
Di origine medievale, la pianta originaria del convento era costituita da un chiostro a forma irregolare, articolato su quattro livelli. Una parte delle volumetrie è crollata nel corso degli anni (durante la Seconda Guerra Mondiale, nel corso dei bombardamenti che hanno colpito duramente la zona, radendo al suolo parte dei giardini dell’Acquasola), mentre la struttura restante ha conservato la sua fisionomia originaria, costruita in pietra e mattoni con volte affrescate (con decorazioni anche di interesse storico, come ad esempio gli affreschi di Paolo Gerolamo Piola, nella Sala Capitolare, datati 1700). Il tutto è vincolato ai sensi dell’art.157 del D. Lgs 22/01/2001 n. 42, sulla salvaguardia dei bene architettonici e archeologici di interesse pubblico.
Il progetto prevede la demolizione e la ricostruzione di parte delle due ali (nord e ovest) delle quattro che definiscono lo spazio aperto del chiostro ed il completo restauro di quelle sud ed est. Negli spazi aperti sul lato nord, l’autorimessa interrata su cinque livelli, previa realizzazione nella struttura originaria di paratie in cemento armato e tiranti perimetrali. La ristrutturazione è curata dalla società San Bartolomeo, partecipata al 55% (tramite Tono 2) da Spim spa, società di gestione e valorizzazione del patrimonio immobiliare di proprietà esclusiva del Comune di Genova, e al 45% dalla società privata S.Bart srl, di cui sono socie le società Torre Elah srl e il Gruppo Valle.
I lavori sono articolati in 5 lotti:
– Lotto 1, autorimessa interrata: circa 145 box, in un park che scende di 5 livelli sottoterra. L’autorimessa sarà divisa in una parte pertinenziale, riservata a lavoratori e residenti del complesso, e in una parte a libera commercializzazione. Sulla copertura della autorimessa verrà realizzato un piazzale carrabile, con accesso dalla Via Assarotti, pavimentato in lastre di arenaria e finito con verde pensile.
– Lotto 2, ala nord: con affaccio sulla copertura della autorimessa verso nord e sul cortile centrale verso sud, qui la realizzazione di 6 livelli d’uso, con piano terra direzionale e i soprastanti a destinazione residenziale.
– Lotto 3, ala ovest: demolizione di parte della costruzione esistente e ricostruzione con inserimento di struttura metallica di sostegno, solai, copertura integrale.
– Lotto 4, ala est: su Salita San Bartolomeo degli Armeni, la ristrutturazione della struttura, con modifiche interne ai vari piani e restauro delle volte al piano terra, al piano primo e secondo. Il progetto prevede la destinazione a residenza ai piani 2, 3, 4 e direzionale ai piani terra e primo, con accesso principale da Salita San Bartolomeo.
– Lotto 5, esterno: sistemazione a verde del cortile centrale porticato. Inoltre, la sistemazione di aree limitrofe al complesso, non di proprietà del committente ma inserite nel progetto (ad esempio, lo spazio pedonale di accesso al porticato al piano terra, dal lato degli uffici direzionali Iren e dell’ala est su Salita San Bartolomeo.
Il progetto non ha mancato di suscitare, già nel 2009 e 2010, le proteste di molti, che ne denunciavano la ristrutturazione sconsiderata e la profonda trasformazione cui l’edificio – dall’alto valore storico e architettonico – sarebbe andato incontro. Ad esempio, suscitava scalpore che l’oratorio al piano terra, con affreschi di valore, venisse destinato a ospitare un ufficio aperto al pubblico di Iren. O ancora che si andasse a mettere le mani su un bene simile con l’obiettivo di trasformarlo in parcheggio: business che non muore mai – come ci dimostrano recenti e meno recenti investimenti genovesi – ma che di certo non rende giustizia al valore dell’edificio.
Oggi la situazione qual è? Il cantiere è aperto e non sembrano esserci grandi criticità, nonostante il tutto dovesse essere già ultimato. Noi, visto il ritardo nella consegna del nuovo complesso, siamo stati sul posto per verificare con i nostri occhi: di certo l’inaugurazione del nuovo centro direzionale non sarà imminente, ma i lavori proseguono di buona lena. Non resta quindi che attendere la chiusura del cantiere, nella speranza che dell’ex convento non rimanga ai posteri soltanto il ricordo dei libri di storia…
Elettra Antognetti
[foto dell’autore]