Approvato in Sala Rossa un ordine del giorno che impegna la giunta a far pressione su Roma per posticipare la scadenza delle licenze al 2020. Gli ambulanti, quindi, avranno più tempo per ridiscutere con il governo il recepimento della discussa normativa
Gli ambulanti genovesi possono tornare a sperare: anche il Comune di Genova di schiera ufficialmente contro la normativa Bolkestein, nella parte in cui ridisegnava le procedure di assegnazione delle licenze per vendere nei mercati rionali. La palla, quindi, passa al governo, che in questi giorni sta discutendo con Anci se posticipare al 2020 delle prime scadenze: una mossa pensata e proposta per prendere tempo, ed intavolare trattative per modificare il recepimento della normativa europea, tutelando una “industria” che ogni anno genera circa 36 miliardi di euro di fatturato su scala nazionale.
Le iniziali critiche alla giunta Doria, quindi, si ricompongono, dopo le manifestazioni dei giorni scorsi. A Genova sono circa 1900 le varie licenze che compongono il variegato universo degli ambulanti: banchi merce varia, fiere, banchi dei mercati rionali alimentari, ma non solo, per un volume di affari che sfiora il miliardo di euro su base cittadina, stando alle stime di Aval, l’Associazione Venditori Ambulanti Liguri: «La direttiva ha trasformato le licenze “vita natural durante” in licenze a scadenza decennale, con un meccanismo di assegnazione a bandi che rischia di rovinare migliaia di famiglie – sostengono i rappresentanti dell’associazione – licenze che furono legalmente acquistate in passato con un prospettiva temporale di lungo periodo: cambiare le regole in corso significa buttare all’aria decenni di attività»
La ratio della direttiva europea è quella di permettere la libera circolazione dei servizi, armonizzando a livello comunitario le normative e liberalizzando il sistema; per quanto riguarda i venditori ambulanti, la norma, recepita nell’ordinamento italiano nel 2010, prevede una assegnazione dei spazi per bandi, organizzati secondo graduatorie legate alla regolarità contributiva, anzianità di servizio e ad un numero massimo di posteggi assegnabili, che variano dai contesti. Il problema è nato dal fatto che la scadenza attuativa, prevista per il 31 dicembre 2016, non ha permesso ai vari comuni di organizzare in tempo tutta la macchina di ri-assegnazione degli stalli, con il rischio di far saltare tutto la “macchina”.
«L’Italia è l’unico paese che ha recepito la norma nella maniera più restrittiva per gli ambulanti – sottolineano i rappresentanti Aval presenti in Sala Rossa – trasformandoci virtualmente in nuovi precari: con un’attività che ogni volta deve “vincere” un bando, le banche chiudono le porte ai finanziamenti, impedendo investimenti o leasing necessari per portare avanti le nostre attività».
Il voto, arrivato all’unanimità, non risolve il problema, ma punta a posticipare le scadenze, per permettere una nuova e più approfondita trattativa e discussione. La palla, quindi, passa al governo, che in queste ore dovrà decide il da farsi. Nel caso di una proroga della scadenza, quindi, si tornerà a trattare per trovare una soluzione che sappia tutelare chi è dentro al sistema e chi vorrebbe entrarci: garantendo, cioè, continuità a chi è già in attività, ma anche permettendo ai “giovani mercatari” di proporsi. In altre parole, la battaglia non è ancora finita.
Nicola Giordanella