Al Carmine abitanti e commercianti guardano al futuro. Le vicende del mercato in questi anni hanno messo in ombra altre questioni fra cui il "sogno Montmartre" che oggi sembra più forte che mai. Il nuovo mercato può essere il primo passo verso la realizzazione di un sogno?
Nel quartiere del Carmine i riflettori sono da tempo puntati sulle vicende legate al restyling del nuovo mercato rionale. Soprattutto in questi giorni: l’inaugurazione è prevista per domani, 11 ottobre. L’evento tanto atteso sarà salutato con gioia da residenti e commercianti della zona che, dopo un percorso travagliato, si vedranno finalmente restituire il loro mercato, luogo di aggregazione sociale, di rilancio turistico e di ripresa economica. Il fermento è più che giustificato e le aspettative sono alte, ma le vicende del mercato hanno adombrato in questi anni altre realtà del quartiere, che più difficilmente trovano spazio per emergere.
Qualche giorno fa siamo stati al Carmine con #EraOnTheRoad e abbiamo parlato con rappresentanti del CIV Zecca-Portello e cittadini, abbiamo scoperto quanto ancora sia viva la proposta di qualche anno fa lanciata da Stefano Bruzzone, dell’associazione Cantiere di Idee per il Carmine: rendere il quartiere la “Montmartre genovese”, ritrovo per artisti e punto di incontro per la rinascita culturale. Il progetto del 2009 era incentrato proprio sullo spazio del mercato, ai tempi la sua riqualificazione pareva una chimera e i cittadini del posto si erano riuniti per proporre alle istituzioni un progetto alternativo. Oggi, fortunatamente, il mercato inizia una nuova vita, ma il sogno degli abitanti del Carmine è tutt’altro che tramontato.
Le attenzioni degli abitanti sono incentrate su due spazi particolarmente adatti per la realizzazione di questo progetto: la Chiesa sconsacrata di San Bartolomeo in Piazza dell’Olivella e l’Abbazia di San Bernardino, nell’omonima Salita.
Si tratta di strutture gestite e controllate in varia misura dalla Diocesi genovese, dalle Opere Pie, dal Comune di Genova. La prima, quella dell’Olivella, è stata da poco restituita alla città in tutto il suo splendore, nella suggestiva cornice di Piazza dell’Olivella. Di proprietà della Parrocchia di Ns. Signora del Carmine e Sant’Agnese, dopo il restyling viene utilizzata esclusivamente per ospitare attività di gruppi boy-scout al venerdì. Per il resto, solo uno sporadico uso da parte della Parrocchia. Ci racconta Don Davide, parroco del Carmine: «Nell’edificio il restyling è ancora da ultimare, mancano riscaldamento e impianti, e per adesso non può essere dato in uso alla cittadinanza perché non ci sono le condizioni adatte. Tuttavia c’è la volontà di terminare gli interventi e metterlo a disposizione per eventi e manifestazioni. Ne stiamo parlando con CIV e istituzioni, ma la strada è ancora lunga».
Nel caso di San Bernardino, invece, si tratta di uno spazio importante per l’organizzazione di eventi e manifestazioni. La sua gestione è legata alle vicende della ex scuola Negrone Durazzo della vicina Salita Negrone Durazzo: edificio di proprietà del Pio Istituto Negrone Durazzo Brignole Sale, è gestito dalla cooperativa sociale onlus “La Salle” e Associazione ex alunni dei “Fratelli delle Scuole Cristiane”, in collaborazione con la parrocchia del Carmine e Distretto Sociale I Centro Est. “La Salle”, nata nel 1994, da 20 anni si impegna a favore di bambini e ragazzi in difficoltà, sotto il profilo educativo, sociale, di integrazione per migranti. Il centro si divide in educativa territoriale/centro sociale con funzione di doposcuola; “casa famiglia” che accoglie in affidamento 13 adolescenti, di cui 6 risiedono stabilmente nel centro.
Da circa 5 anni, la stessa cooperativa “La Salle” è diventata capofila di una rete di soggetti per la gestione dell’Abbazia sconsacrata di San Bernardino: di proprietà inizialmente del Pio Istituto, dopo alterne vicende (bombardamento del ’42 e conseguente abbandono) è stata ristrutturata e donata al Comune di Genova, il quale ha aperto un bando per la gestione degli spazi, vinto proprio da “La Salle” e gli altri della rete. Oggi usato soprattutto per scopi interni all’attività della Cooperativa, lo spazio viene anche affittato ad esterni a pagamento: perlopiù usato in collaborazione con la Parrocchia di Ns. Signora del Carmine per festeggiare battesimi e comunioni, il locale è stato affittato anche per manifestazioni artistiche da TILT – Teatro Indipendente Ligure, da Libera, Emergency, Cantiere di Idee per il Carmine dello stesso Bruzzone.
Questi locali (2 sale, una attrezzata con strumenti audio-video) sono stati recuperati dopo anni di interventi urbani e resi di nuovo agibili e “a disposizione del quartiere per iniziative di socializzazione, assistenza, ricreazione per scuole, associazioni, enti pubblici e privati, gruppi, singoli e famiglie”, come si legge davanti ai locali di Salita San Bernardino. Tuttavia, la pratica non è così immediata come sembra: le richieste d’uso sono prese in considerazione dal Comitato di Gestione di San Bernardino, senza contare le tariffe che, pur alla portata di tutti (da 20 euro/ora per i residenti e 30 per gli esterni, a 130/giorno per i residenti e 180 per gli altri), non sono viste di buon occhio da coloro che chiedono spazi aperti alla cittadinanza per la libera espressione e la realizzazione del “sogno Montmartre”.
Così commenta Stefano Terrile, di “La Salle”: «La gente non capisce che le cose hanno un costo. Le spese di gestione dell’Abbazia sono di 7 mila euro all’anno, con 3 mila euro di affitto da pagare al Comune di Genova. Noi diciamo ok alle attività, ma a pagamento: sapevamo fin dall’inizio che le sale in questione sarebbero state sempre in perdita, tuttavia abbiano scelto di darle alla cittadinanza per prezzi simbolici, pur di favorire le iniziative nel quartiere, ma ci rendiamo conto che c’è ancora malcontento. Abbiamo proposto anche ad altri soggetti di entrare in rete con noi, dividendo gli utili e diminuendo le perdite, ma nessuno ha voluto aderire finora».
Dal CIV Zecca-Portello, il presidente Max Maturanza racconta: «Nel quartiere non ci sono spazi a diretta gestione del CIV. Tuttavia, ci stiamo dando da fare e stiamo organizzando eventi (un Festival che si svolge ogni anno nel mese di giugno, ma il calendario è flessibile e che l’anno scorso ha portato 1500 persone), aprendo negozi, avviando attività. L’idea del Carmine come Montmartre non nasce a caso: il quartiere ha retaggi pseudo-francesi ed è stato in passato ritrovo di musicisti, ribelli, band, anarchici, gruppi rivoluzionari. Oggi, pur mantenendo l’identità di “borgo”, accoglie molte persone da fuori e ha voglia di crescere: il mercato viene a inserirsi “a cose fatte”, in un contesto che è già cambiato ed è ancora in fermento. Anni fa avevamo proposto di aprire un mercato che fosse un “temporary market” (mercato al mattino, spazio aperto per creativi al pomeriggio), ma la proposta è caduta: non ci abbattiamo e lavoriamo per dare agli abitanti i benefit necessari all’interno del loro quartiere».
Elettra Antognetti
Questo articolo è stato scritto grazie ai sopralluoghi di #EraOnTheRoad. Contattaci per commenti, segnalazioni e domande: redazione@erasuperba.it