Il sogno di comitati e associazioni è trasformare la valletta in uno spazio integrato di attività ricreative, didattiche e produttive; ma il futuro dell'area, proprietà dell'istituto Emanuele Brignole, è ancora incerto
Un progetto “contenitore” capace di accogliere idee e spunti differenti, proposte di associazioni e singoli cittadini, con al centro la valorizzazione di un Bene Comune dell’intera cittadinanza, ossia Valletta San Nicola, un’area verde di 20 mila metri quadrati che sorge alle spalle del glorioso ex Albergo dei Poveri – costruito con i blocchi di pietra estratti dallo sbancamento dell’antica collina Carbonara che ha dato vita a questa conca naturale – proprietà dell’Asp Emanuele Brignole, l’istituto di assistenza agli anziani (azienda pubblica ma di diritto privato, nel cui consiglio di amministrazione siedono rappresentanti del Comune di Genova e della Regione Liguria, oltre agli eredi della famiglia Brignole) che oggi si trova alle prese con uno spaventoso buco di bilancio.
“Il sogno”, come lo chiamano i promotori dell’iniziativa, è stato illustrato martedì sera a Castelletto, presso i locali del Circolo Arci 1 maggio di San Nicola, alla presenza di numerosi cittadini interessati e curiosi, realtà associative (ad esempio L’Erba Voglio, che da anni cura con successo un’area verde in via Ferrara) giovani architetti, scout laici, rappresentanti dei Gruppi di Acquisto Solidali, tutti stimolati dalle suggestioni che, fin dal principio, il progetto è stato in grado di suscitare.
«Da circa un paio di anni abbiamo iniziato a discutere sul futuro di Valletta San Nicola e così è nata questa fantastica avventura –racconta Domenico Villani, coordinatore del gruppo che ha elaborato il progetto, guidato dal “Comitato Le Serre” con la collaborazione di Isde-Medici per l’ambiente, Italia Nostra, Legambiente, Movimento Decrescita Felice – l’ultima assemblea, svoltasi nel febbraio scorso, è stata molto partecipata. Negli ultimi 3 mesi abbiamo intensificato l’attività e ci siamo visti settimanalmente. Il nostro è stato un lavoro condiviso e stasera lo presentiamo per la prima volta a persone che come noi hanno il medesimo obiettivo, cioè riappropiarsi degli spazi del territorio, oppure alle diverse realtà che in altre zone di Genova già svolgono attività di questo genere, quali ad esempio la manutenzione di aree verdi o la creazione e gestione di nuovi spazi di aggregazione».
«Dopodomani (giovedì 13 dicembre) avremo un incontro con il Municipio Centro-Est, poi presenteremo il progetto al Sindaco e prima di Natale avremo un incontro con la Regione Liguria – continua Villani – A gennaio-febbraio 2013 organizzeremo un’assemblea pubblica per presentare il progetto alla cittadinanza. A questo punto andremo a bussare alla proprietà per vedere quali prospettive si apriranno».
Il problema è appunto legato alla disponibilità dei terreni, proprietà dell’Asp Brignole. L’istituto, come detto in precedenza, naviga in cattive acque. Per ripianare il debito – che ammonterebbe a circa 50 milioni di euro – l’Asp Brignole sta alienando diverse proprietà e anche l’area di San Nicola corre il rischio di essere messa in vendita.
La valletta, nel corso degli anni, è stata interessata da diversi tentativi di cementificazione, fortunatamente sventati. L’ultimo in ordine di tempo prevedeva la realizzazione di centinaia di parcheggi interrati. Il progetto, tuttora esistente, è strettamente legato alle destinazioni d’uso stabilite dal nuovo Puc (Piano Urbanistico Comunale) che indica Valletta San Nicola come Distretto di Trasformazione.
Dove sarebbe previsto tutto ed il contrario di tutto «È una somma di contraddizioni – spiega Franco Montagnani di Legambiente – parcheggi privati, servizi privati, ma anche aree verdi e polo agricolo. Noi, insieme ad Italia Nostra, altre associazioni e comitati, abbiamo presentato diverse osservazioni al Puc che a breve dovranno essere discusse in sede comunale e ci auspichiamo possano dare la svolta decisiva per il futuro della valletta».
In questi giorni la Regione Liguria, nell’ambito della Vas-Valutazione Ambientale Strategica (nuovo strumento che per la prima volta viene applicato per un piano urbanistico del capoluogo ligure), ha espresso parere negativo in merito alla destinazione a parcheggi interrati. «Se da un lato c’è la pressione della regione e dall’altra quella dei cittadini, possiamo raggiungere 2 obiettivi – sottolinea Domenico Villani – intanto che non si costruisca alcunché; e poi ottenere, gradualmente, tutta la valletta, restituendola così al quartiere».
Inoltre, i terreni dell’Istituto Brignole ospitano anche i vivai comunali, un prezioso patrimonio naturalistico che sembrava destinato a trasferirsi altrove (l’ipotesi più probabile era presso i Parchi di Nervi). Questo perchè l’amministrazione comunale, ormai da anni, non paga l’affitto alla proprietà. Ma recentemente l’orientamento del comune pare esser cambiato e sul “Corriere Mercantile” dello scorso 3 ottobre, il Vice sindaco e assessore all’Urbanistica, Stefano Bernini dichiara «Stiamo pensando di acquistare i terreni. Visto che il comune è in debito con il Brignole per pagamenti d’affitto arretrati , l’acquisto dei terreni potrebbe essere la strada per saldare il tutto e chiudere la partita». Bernini ha aggiunto «Se valorizzate, le nostre serre potrebbero diventare un’attrazione turistica. Comunque, indipendentemente dall’acquisto dei terreni, io penso che in quell’area vada salvaguardato il verde e che quindi si debba riconsiderare la possibilità di costruire parcheggi, prevista dal Puc».
Tornando al progetto, l’obiettivo generale è «Dimostrare prima di tutto a noi stessi che è possibile elaborare insieme un modello di gestione sostenibile dei beni comuni del territorio e delle sue risorse agricole basato sul contributo diretto della comunità locale e dei soggetti ad essa riconducibili – spiega Villani – il nostro sogno è trasformare la valletta in uno spazio integrato di attività ricreative, didattiche e produttive in cui persone di tutte le età e condizioni, possano incontrarsi ed operare insieme producendo capitale sociale, non necessariamente monetario, da mettere a disposizione della comunità locale».
I promotori dell’iniziativa sono partiti da 3 assunti: tutela, riqualificazione e valorizzazione «La valletta è un ecosistema urbano, un’area verde di pregio, da tutelare e riqualificare – racconta Montagnani – Restituendola alla cittadinanza per una pubblica fruibilità basata su una gestione collettiva».
«Il sito ha una storia verde – continua Montagnani – Dietro e di fronte all’Albergo dei Poveri si pensò di lasciare dei terreni liberi in modo tale che le persone indigenti potessero procurarsi da vivere con attività agricole (orti, ecc). Inoltre, dal 1850 la valletta ospita i vivai comunali. La storia ci conferma la sua vocazione agricola».
Senza dimenticare che su quest’area grava un vincolo monumentale della Soprintendenza che l’ha definita “di interesse storico–artistico particolarmente importante”.
Al suo interno c’è un patrimonio da difendere e valorizzare «Finora ci siamo riusciti – sottolinea Montagnani – Le 2 grandi serre ospitano felci arboree e piante tropicali. Secondo noi devono essere valorizzate a dovere, ad esempio dal punto di vista didattico. Siamo vicini all’orto botanico Hanbury e si potrebbe creare un’importante sinergia».
Sono 3 le linee di azione: agricoltura urbana (orti urbani); turismo e didattica (serre storiche); ricerca e impresa (ecotipi locali e ricerca). «Questo progetto è un contenitore aperto composto da tanti progetti che possono esser presentati da cittadini e associazioni– continua Montagnani – Le attività che verranno svolte si sosterranno con forme di autofinanziamento. E poi con la ricerca di fondi europei».
L’area è stata suddivisa in macro-aree, ognuna con la propria macro-funzione:
– Polo Botanico Storico-Scientifico (in collegamento con il Polo Botanico Villa Hanbury dell’università di Genova): conservazione e tutela collezione comunale di felci e piante esotiche; tutela biodiversità locale ligure; formazione di un polo cittadino di eccezionale rilievo botanico a fini scientifico-culturali da inserire nel circuito degli orti botanici liguri (Hanbury, Pallanca, ecc.).
– Spazio pubblico di riaggregazione sociale: punto di incontro, informazione e formazione dei cittadini per lo scambio prodotti biologici di filiera corta; punto ristorazione vegetariana con prodotti locali; aree verdi aperte al quartiere; attività sportive a basso impatto ambientale e basso livello di competitività (corsa, bocce, ecc.).
– Produzione agricola e biovivaistica: vivaio amatoriale e/o commerciale di produzione, distribuzione piante orticole biologiche da trapiantare; vivaio di produzione, distribuzione di piante autoctone derivanti da ecotipi locali (quale luogo ideale per la difesa della biodiversità); orti urbani individuali e/o collettivi, coltivati con tecniche tradizionali o sperimentali (orti sinergici, biodinamici, ecc.); orti urbani con funzione didattica e di recupero sociale.
L’ambizione, espressa da molti dei presenti, è che questa iniziativa partita da Castelletto possa diventare un modello, riproducibile in altre zone della città.
Matteo Quadrone
[foto di Daniele Orlandi]
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