Concorso di idee per una proposta di progetto conviviale in grado di rivitalizzare il quartiere; lunedì 17 dicembre dalle ore 18 presso la Facoltà di Architettura è prevista una prima discussione e raccolta di materiale
Un concorso di idee quale primo passo verso uno spazio pubblico comune progettato direttamente dalle persone che lo frequentano, l’hanno frequentato e lo frequenteranno. Al centro dell’iniziativa un’area che sorge nei pressi della Facoltà di Architettura (Stradone Sant’Agostino), in pieno centro storico genovese, rinata grazie all’impegno di studenti universitari, ragazzi, residenti coinvolti in un percorso collettivo e conviviale, capace di essere una risposta concreta all’assenza delle istituzioni.
Stiamo parlando dei Liberi Giardini di Babilonia, “liberati” nello scorso autunno, quando nella notte del 28 novembre 2011 alcuni giovani hanno scavalcato il muro della Facoltà che li separava dal giardino e hanno piantato un melograno dando il via a al processo di riqualificazione.
«Abbiamo iniziato con un giardino di quartiere in uno spazio strappato all’abbandono, realizzato e gestito in modo orizzontale – spiegano i protagonisti – Poi abbiamo smontato reti, costruito, coltivato, festeggiato. Abbiamo pensato al giardino come mezzo per coinvolgere gli studenti e risvegliare le coscienze assopite dal ritmo incessante degli studi accademici. Ora sono le relazioni umane nate in questo luogo, diventato spazio libero, a definire le strade che abbiamo percorso».
Un gruppo eterogeneo, non formale e trasversale che ha continuato a darsi da fare per richiamare l’attenzione su una zona dimenticata da tutti «L’area di Castello versa in una situazione pietosa, così come il circondario – continuano i promotori dell’azione di “liberazione” – Noi vorremmo essere il riscatto».
Sono diversi gli interventi realizzati, in appena un anno, guidati da una ferma convinzione «Non vi sono certezza, solo opportunità – sottolineano i membri del gruppo – Il 15-16 marzo 2012, in pieno orario accademico, abbiamo smontato le reti che dal 1991 chiudevano Piazza San Silvestro, restaurata durante la costruzione della Facoltà e mai aperta al pubblico. Con questo gesto abbiamo denunciato lo stato di abbandono in cui versa l’intero complesso di Santa Maria in Passione nonostante un evidente sperpero di denaro pubblico: 7 milioni e 500 mila euro di fondi comunali ed europei dal 1992 al 1997».
Domenica 27 maggio 2012, invece, si è svolta una giornata di confronto e informazione per pensare ai modi di vivere la città e gli spazi pubblici; ma anche condivisione, divertimento e gastronomia sul campo: dalle 9.30 fino a sera presso due spazi dove è già stato avviato un processo di riqualificazione per mano dei cittadini – i Liberi Giardini di Babilonia, i Giardini Rotondi di Santa Maria in Passione – e uno, Salita della Misericordia, che rischia di essere deturpato per sempre dall’edificazione selvaggia.
Esperienze che ricordano da vicino quelle avviate dal Quic in via di San Bernardo e dal Comitato Le Serre a Castelletto (Valletta San Nicola).
Tornando all’esperienza di Stradone Sant’Agostino «Abbiamo attraversato oltre un anno di autogestione – concludono i protagonisti – Grazie agli incontri, all’esperienza, agli sbagli commessi e ai risultati ottenuti intorno al giardino, siamo in grado, ora, di proporre alla comunità universitaria e al quartiere la progettazione di questo spazio comune».
Una proposta di progetto conviviale: PRIMO CONCORSO D’IDEE
Per informazioni: spaziolibero@inventati.org
Una prima raccolta di materiale e discussione “verso un progetto preliminare” è prevista lunedì 17 dicembre dalle ore 18 presso la facoltà di Architettura.
MANIFESTO:
-Autoformazione
È escluso il coinvolgimento di professionisti, se non in qualità di formatori a titolo volontario.
-No budget
Non è prevista alcuna risorsa economica, anche se il progetto potrà proporre forme di autofinanziamento.
-Recupero materiali
È favorito l’utilizzo di materiali reperibili a costo zero. Per un inventario completo del materiale già disponibile contattateci
-Partecipazione
Gli interventi devono tenere conto del contesto e prevedere il contributo della cittadinanza e della popolazione universitaria.
-Convivialità
Il progetto non deve limitarsi alla realizzazione di manufatti ma contribuire alla rivitalizzazione culturale del quartiere.
-Tempi e modalità
è possibile lavorare da soli o in gruppo; è possibile consegnare qualunque tipo di elaborato o documento, dalla foto al disegno, dalla pianta al 3d, dall’articolo di giornale alla relazione scritta, che sia un contributo coerente all’idea di progetto.
Matteo Quadrone
Foto di Daniele Orlandi