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Quando una lettera di troppo può limitare la libertà di espressione: il caso del blog denunciato dai produttori della nota bevanda
Può una lettera in apparenza innocua come la L provocare l’ultimo di una lunga serie di episodi di censura che stanno mobilitando il web?
All’inizio di febbraio una nota azienda produttrice di un’altrettanto nota bevanda – di cui non faremo nomi per motivi di privacy – ha chiesto e ottenuto la chiusura di un blog italiano che parla di arte, design, lifestyle e temi affini. Il nome del blog è Cocacolla ed è nato nell’aprile 2010.
Lo staff del blog ha ricevuto due lettere di diffida da parte della nota azienda: per non incorrere in una difficile e costosa battaglia legale, ha scelto di chiudere e cambiare nome al blog. Il delicato momento avrà luogo il prossimo 5 marzo, ma lo staff del blog è già pronto a ripartire con un nuovo nome per portare avanti il suo progetto. Non prima di aver denunciato la cosa sul web, un tam tam che da ieri pomeriggio si è diffuso a macchia d’olio sui blog e sui social network, creando su Twitter l’hashtag #supportcocacolla.
Marta Traverso