Confesercenti pubblica la proposta per uscire dalla crisi dell'impresa in Liguria, sei punti sui quali intervenire dalla sanità ai trasporti, dal credito all'istruzione
La Liguria, come il resto del Paese, vive un momento critico per il benessere dei suoi cittadini e per la tenuta del suo tessuto sociale.
Le debolezze strutturali rischiano di innescare effetti a catena devastanti nell’immediato e penalizzanti per le generazioni future.
Le dinamiche demografiche, il basso tasso di industrializzazione e di propensione all’export, la crisi di settori trainanti del nostro tessuto produttivo, quali l’edilizia e la cantieristica, la disoccupazione giovanile sono elementi che contribuiscono ad acuire la crisi in atto e a premere sulle capacità di intervento del bilancio regionale, già sottoposto ai pesantissimi tagli dei trasferimenti governativi.
Confesercenti ha pubblicato “sei punti per lo sviluppo”, un vademecum non tanto rivolto alle imprese liguri quanto agli enti, la Regione in particolare. Attraverso la riduzione di sprechi e l’ottimizzazione degli investimenti Confesercenti vede uno spiraglio nella situazione di crisi che stiamo attraversando. Partiamo prima dall’analisi dei dati:
Ecco i sei punti per lo sviluppo:
• Sanità e trasporto
• Società partecipate
• Infrastrutture e reti
• Quadro normativo e semplificazione
• Incentivi e accesso al credito
• Istruzione, formazione, lavoro e occupazione
1. Sanità e Trasporto:
Il bilancio regionale è destinato per oltre l’85 % alla copertura dei costi di sanità e trasporto pubblico. Se a ciò sommiamo il fatto che la Liguria è la regione più vecchia al mondo (oltre il 26% di over 65) e che, anche per la conformazione territoriale, il costo a KM del nostro trasporto è molto elevato (€ 4,8 contro per esempio € 1,9 dell’Umbria), intervenire sui costi di sanità e trasporto non è più rinviabile.
Le cose da fare subito secondo Confesercenti:
• Ridefinire la rete ospedaliera regionale, secondo criteri di marginalità e territorialità, consolidando anche le strutture distrettuali, allo scopo di potenziare l’attività, i servizi di medicina territoriale e l’integrazione socio-sanitaria, con particolare riferimento alla
medicina di base, domiciliare e assistenza specialistica, con forme di apertura verso terzo settore e sanità privata.
• Razionalizzare i costi ed effettuare una valutazione comparativa degli stessi e dei servizi erogati, attraverso: il contenimento delle spese agevolando l’aggregazione e la standardizzazione della domanda, migliorando la capacità di gestione, assicurando la trasparenza del mercato degli acquisti e delle forniture, anche attraverso una centrale unica ed aggiornando alcuni listini ormai fuori mercato, condividendo un sistema di monitoraggio.
• Avviare urgenti azioni di riassetto dell’offerta ospedaliera sulla base di alcune priorità: riduzione significativa delle liste d’attesa, inversione dei flussi di utenza in mobilità sanitaria, garanzia della continuità dei servizi assistenziali, riduzione conversione o implementazione di posti letto.
• Promuovere e realizzare un sistema permanente di informazione e comunicazione tramite la creazione di “Sportelli integrati sociosanitari e per la sicurezza” presso i patronati, così come previsto dalla legislazione vigente.
Per quanto riguarda i trasporti:
• Razionalizzare ed accorpare le società regionali di trasporto pubblico locale, preferibilmente in un’unica società regionale;
• Favorire e promuovere azioni concrete di integrazione tra il trasporto pubblico e privato, rappresentato da taxisti, noleggiatori e battellieri, per superare anche l’anomalia ligure che vede quasi il 100% di solo trasporto pubblico.
• Creare le condizioni per realizzare aree di sosta attrezzate ed intermodali in zone strategiche della nostra regione
2. Società partecipate:
L’intermediazione delle imprese pubbliche locali è molto elevata e, in numerosi casi, operano al riparo dalla concorrenza, drenando anche risorse sul mercato. In Liguria rappresenta il 9,5% della spesa consolidata sul PIL, contro il 4,6% dell’Italia. Tra il 1999 e il 2009 l’aumento è stato del 6,2%. La dilatazione della sfera pubblica attuata mediante le imprese di servizio pubblico locale non evidenzia incrementi di efficienza di cui ne beneficiano i consumatori. Al contrario le tariffe dei servizi pubblici non energetici sono cresciute in dieci anni ad una velocità doppia dell’inflazione.
Le cose da fare subito secondo Confesercenti:
• Avviare un processo di riorganizzazione e dismissione delle società partecipate che, coinvolgendo anche gli altri enti locali territoriali, porti ad una razionalizzazione di ruoli e competenze, valorizzando le potenzialità espresse dalla sussidiarietà orizzontale.
3. Infrastrutture e reti:
Le infrastrutture, nella più ampia accezione di materiali ed immateriali, rappresentano un gap negativo per lo sviluppo della nostra regione. Confesercenti ritiene fondamentale il ruolo delle infrastrutture di mobilità (viabilità, intermodalità, etc.), logistica e connessione quali elementi strategici e fondamentali per la qualità del territorio e lo sviluppo economico.
Le cose da fare subito secondo Confesercenti:
• Favorire uno sviluppo delle aree basato sull’insediamento di attività industriali e artigianali, anziché di attività commerciali
• Mantenere le attività agricole e forestali sulle aree periurbane e rurali e favorire l’insediamento di giovani agricoltori, evitando il consumo di suolo agricolo
• Approvare rapidamente i bandi della misura 1.2.6 del POR (Programmi Operativi Regionali) per favorire lo sviluppo di reti tra imprese, con particolare riferimento all’innovazione di prodotto e di processo e all’aggregazione delle imprese e delle competenze
4. Quadro normativo e semplificazione:
E’ fondamentale condividere un quadro normativo e un’opera di semplificazione che consenta lo sviluppo dell’impresa, in particolare quella di micro dimensione. In particolare i principi presenti nello “Small Business Act”, che postula interventi di semplificazione, di riduzione degli oneri amministrativi, di apertura dei mercati e di sostegno delle potenzialità di sviluppo per le Piccole Medie Imprese.
Le cose da fare subito secondo Confesercenti:
• Approvare una legge regionale che contenga i principi generali dello “Small business act”
• Continuare il percorso di semplificazione delle normative in materia ambientale e della sicurezza, basandolo anche sulla dimensione delle imprese
• Rafforzare le semplificazioni amministrative sui permessi di costruire; autorizzazione paesaggistica, SCIA e rendere omogenea la normativa tra gli enti territoriali liguri
• Realizzare, in materia di appalti, uno strumento regionale che faciliti la pubblicizzazione e la partecipazione, ed adoperarsi per individuare forme di coinvolgimento delle imprese aventi sede nei territori nei quali sono localizzati gli interventi, anche mediante la possibilità di suddividere i contratti in lotti o lavorazioni ed evidenziando le possibilità di subappalto, al fine anche di evitare pericolose infiltrazioni mafiose.
5. Incentivi e accesso al credito:
La tesi di Confesercenti parla chiaro, è necessario migliorare la programmazione e la qualità della spesa, in particolare:
• contemperare il sostegno all’impresa al sostegno del contesto territoriale che determina le condizioni di competitività per le imprese (ad esempio il miglioramento infrastrutturale);
• selezionare gli interventi, indirizzandoli prioritariamente a reti e internazionalizzazione, che può diventare fattore di “sopravvivenza” in questa fase congiunturale;
• continuare la strada della semplificazione delle procedure per accedere ai contributi, sia nella fase di presentazione delle domande (documentazione cartacea indispensabile, autocertificazione etc.), sia in quella di erogazione una volta approvata (tempi rapidi)
• la garanzia consente l’accesso al credito, quindi può considerarsi a tutti gli effetti strumento di politica industriale; occorre quindi costruire le politiche di sviluppo delle Piccole Medie Imprese anche incentivando il sistema delle garanzie ed assicurando la centralità del ruolo del Confidi.
• valorizzare e coordinare le azioni (animazione economica) e gli strumenti (centri di assistenza) di informazione per garantire un fondamentale aiuto alle piccole imprese;
• sviluppare ed incentivare l’economia turistica regionale in una logica di integrazione tra tutte le componenti della filiera (ricettività, mobilità, cultura etc)
• costruire un modello di organizzazione istituzionale che coordini l’azione di programmazione e indirizzo del legislatore regionale, con quella di amministrazione e gestione assegnata a province e comuni. È altresì importante considerare l’ipotesi di interventi provinciali e comunali in funzione non solo di gestione amministrativa, ma anche di cofinanziamento di leggi o progetti regionali a sostegno delle imprese, secondo i principi di convergenza e finalizzazione degli interventi;
Esiste inoltre un forte pericolo di “credit crunch”: mancato rinnovo dei fidi, richieste di rientro, costi bancari aumentati vertiginosamente, prime disdette delle convenzioni con i confidi per poter trattare singolarmente caso per caso. 57 milioni di euro (400 ad impresa) è stato il maggiore costo del denaro in Liguria nei primi 9 mesi del 2011.
Le cose da fare subito secondo Confesercenti:
• Avviare rapidamente i bandi del POR (FESR-FSE) per dare ossigeno alle imprese;
• Continuare il percorso di semplificazione e velocizzazione dei bandi regionali
• Predisporre misure per la realizzazione di azioni di accompagnamento, assistenza e stimolo da parte delle associazioni per l’internazionalizzazione delle imprese
• Rifinanziare il fondo anticrisi e velocizzare i tempi della realizzazione del confidi intersettoriale regionale, nonché procedere al recupero di risorse settoriali non utilizzate
• Costituire un tavolo di monitoraggio ed intervento tra istituzioni, ABI e associazioni imprenditoriali per scongiurare il “credit crunch”.
6. Istruzione, formazione, lavoro e occupazione
L’istruzione, la formazione e le politiche del lavoro devono integrarsi al fine di dare le necessarie risposte occupazionali che la nostra regione aspetta. Occorre perciò ridurre la distanza tra sistema universitario-scolastico-formativo e mondo delle imprese, mediante anche la valorizzazione della formazione in azienda, dell’apprendistato e l’utilizzo della certificazione dei crediti formativi.
Le cose da fare subito secondo Confesercenti:
• Rifinanziare il fondo regionale per gli ammortizzatori sociali
• Avviare un pacchetto per i giovani, sia per l’inserimento in azienda tramite work experience che mediante forme di auto imprenditoria
• Favorire la realizzazione di azioni di monitoraggio ed autocontrollo da parte delle imprese stesse.