Scintille tra la lista civica del Sindaco e la Giunta su un emendamento alle modifiche del PUC, mentre i grillini, forti del risultato delle elezioni, chiedono ai consiglieri della Lista Doria di non farsi più condizionare dal Pd
Sono riprese giovedì scorso le sedute del Consiglio Comunale dopo la pausa elettorale. Tutti gli occhi erano ovviamente puntati sui consiglieri del Movimento 5 Stelle in attesa di chissà quale gesto clamoroso o dichiarazione di forza che evidenziasse un cambio di atteggiamento dopo il clamoroso successo alle politiche. E invece è stata la stessa lista creata dal sindaco Marco Doria a schierarsi contro la propria Giunta.
Tutto ha avuto inizio con la presentazione di due emendamenti da parte della Lista Doria su una delle delibere della Giunta. La delibera in oggetto riguardava una modifica apportata dalla nuova amministrazione al Piano Urbanistico Comunale (PUC) per permettere alle «piccole attività produttive e artigianali tradizionalmente presenti sul tessuto urbano e residenziale» di continuare ad operare laddove, invece, il PUC ne aveva previsto l’incompatibilità con specifiche aree. Si tratta per esempio di negozi o piccoli laboratori che da sempre operano in una certa zona e per diverse ragioni vorrebbero spostarsi di pochi metri. Proprio per salvaguardare queste attività la nuova amministrazione ha ritenuto sufficiente richiedere loro degli adeguamenti igienico-sanitari e il rispetto dei limiti di inquinamento.
Su questa delibera la Lista Doria ha presentato 2 emendamenti che il capogruppo Pignone ha presentato affermando «Vogliamo sottolineare con chiarezza alcuni punti che potevano sembrare equivoci». Un intento che però lo stesso Vicensindaco Bernini (Pd), in qualità di assessore all’urbanistica, non ha apprezzato dichiarando inammissibile il secondo emendamento e dando parere contrario al primo, affermando che la modifica proposta avrebbe di fatto annullato il provvedimento della Giunta. Nel proprio intervento il Vicesindaco non ha risparmiato nemmeno una stilettata alla gruppo consiliare legato al Sindaco affermando «mi dispiace che il Gruppo Doria non abbia potuto partecipare ai lavori della commissione perché avremmo potuto affrontare in modo esplicito la questione».
La tensione in aula si fa palpabile e diventa persino necessario un chiarimento in privato tra il capogruppo Pignone, il Sindaco e il Vicesindaco, a conclusione del quale il primo dei tre annuncia il ritiro degli emendamenti. Il finale è al limite del paradosso poiché, non essendo consentito ritirare gli emendamenti dopo la fase di discussione che si era già conclusa in aula, alcuni membri della Lista Doria si trovano costretti a votare contro le modifiche da loro stessi proposte.
Un episodio che potrebbe risultare poco rilevante, visto che non ha modificato le intenzioni della Giunta e non riguardava un argomento di primaria importanza, ma che, collegato agli scossoni politici post voto, ha evidenziato un fatto molto importante. Infatti, il capogruppo del M5S Paolo Putti, durante le interviste rilasciate ai giornalisti per commentare il risultato elettorale, ha lanciato un appello alla Lista Doria chiedendole di «non farsi più condizionare dal Pd». Una richiesta da tempo avanzata dai grillini, che su alcuni argomenti, come la Gronda e il Terzo Valico, hanno posizioni simili ai consiglieri della lista civica creata dal Sindaco. Una richiesta ora rafforzata della grandissima affermazione del movimento anche in Liguria, in cui ha superato lo stesso Pd per numero di voti.
Sarà difficile scardinare l’alleanza tra Pd e Lista Doria. Tuttavia, se già si erano evidenziate alcune difficoltà del primo partito a mantenere il controllo del Consiglio, soprattutto sul tema delle grandi opere, esse potrebbero diventare ancora maggiori a causa del clima di incertezza politica che caratterizzerà i prossimi mesi. Mesi in cui i consiglieri dovranno esprimersi proprio su questo argomento.
In avvio di seduta si è parlato anche dei derivati in possesso del Comune di Genova dopo l’allarme sollevato dalla Corte dei Conti, la quale ha recentemente emesso una direttiva per chiedere alle amministrazioni locali di liberarsi di questo strumento finanziario che ha già comportato molte perdite per gli enti locali. L’assessore al Bilancio Miceli ha fatto un punto della situazione spiegando che il Comune ha ancora in essere 2 contratti, il primo di circa 7 milioni di euro con la banca Unicredit in scadenza nel 2022 e il secondo di circa 13 milioni con la BNL in scadenza nel 2020. Questi contratti erano serviti negli anni 2000, in un momento in cui i tassi di interesse variabili stavano aumentando in modo molto preoccupante comportando costi sempre maggiori per ripagare il debito dell’amministrazione, per trasformare alcuni mutui a tasso variabile del Comune in mutui a tasso fisso. Quella che allora poteva essere vista come una manovra migliorativa dei conti pubblici locali rischia oggi, con i fenomeni speculativi in atto sui mercati finanziari, di tradursi in una pericolosa minaccia.
Come spiega l’assessore possono essere percorse due strade distinte: una possibilità è quella di estinguere subito questi conti, ma ciò implicherebbe un pagamento immediato 1 milione e 280 mila euro ad Unicredit e 2 milioni e 300 mila euro a BNL; la seconda possibilità è invece quella di attendere la loro naturale scadenza andando a pagare interessi più elevati, ma che potranno essere spalmati su 30 anni.
Nessuna decisione è stata presa al momento, poiché la questione era stata avanzata come semplice interrogazione a risposta immediata, la quale prevede un intervento esplicativo dell’assessore competente, ma non una decisione politica. Da parte di tutti i partiti proviene comunque un appello a monitorare costantemente la situazione e a cercare di liberarsi il più presto possibile di questi ultimi derivati.
Federico Viotti
[foto di Daniele Orlandi]