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Una mozione presentata dalla consigliera Lauro è stata criticata per un passaggio discriminatorio nei confronti dei cittadini ecuadoriani. Il Sindaco: «E’ un provvedimento razzista».
Sampierdarena, quartiere di gang, di lotte tra gruppi criminali, di risse talvolta mortali. Tutti argomenti che riempiono intere pagine dei nostri quotidiani locali, affamati della cronaca più nera possibile. Benché talvolta i mass media presentino questi fenomeni enfatizzandone la componente più truce e spettacolare, è purtroppo una realtà che in certe zone della nostra città la sicurezza rappresenti un problema molto delicato; perché il passaggio dalla paura per la propria incolumità alla discriminazione può risultare più facile del previsto.
Su questo punto si è particolarmente animata la discussione di ieri in Consiglio Comunale, dopo la presentazione di una mozione del Pdl in cui veniva indicata la difficile integrazione degli immigrati dell’Ecuador come la causa principale dell’emergenza criminalità a Sampierdarena. Il passaggio incriminato evidenziava che le problematiche di questo quartiere sono dovute «alla forte presenza di immigrati, soprattutto ecuadoriani, con problemi di integrazione attraverso la trasposizione di usanze e metodi di vita inconciliabili con la nostra cultura basata sul rispetto delle regole e di una civile convivenza».
Immediato l’intervento del consigliere Musso, il quale, presentando le sue proposte di modifica a questa mozione, ha chiesto che venisse eliminata dal dispositivo tale frase. L’ex senatore non voluto negare che i problemi di integrazione possano essere la radice di molti problemi per i cittadini, ma ha aggiunto anche «se io per ventura fossi di nazionalità ecuadoriana e leggessi che il Consiglio Comunale del Comune in cui abito ha approvato un documento del genere mi riterrei profondamente offeso».
Non è bastato che la consigliera Lauro, capogruppo del Pdl, accettasse di cancellare questa parte della mozione, per evitare un intervento particolarmente duro del Sindaco Doria che ha parlato senza mezzi termini di «mozione politicamente irricevibile e razzista per il giudizio che da nei confronti di quelli che l’amministrazione considera a tutti gli effetti cittadini genovesi», facendo riferimento agli stranieri di seconda o terza generazione, nati e cresciuti a Genova.
Lilli Lauro ha risposto alle critiche dicendo che esse derivano da una scarsa conoscenza del territorio «evidentemente il Sindaco non è mai stato al Campasso e non ha visto tutto il sangue che c’è per terra quasi tutte le sere».
Nonostante la discussione abbia avuto toni molto accesi la mozione non è stata nemmeno posta al voto, poiché i punti che affrontava sono stati superati da successive decisioni della Giunta stessa. In particolare il documento chiedeva di selezionare le associazioni che avrebbero svolto attività per la diffusione della cultura della legalità nei quartieri, e a cui sarebbero spettati i 190 mila euro messi a disposizione da Comune e Regione, sulla base di un bando pubblico, ma il soggetto attuatore è già stato definito con una delibera del dicembre 2012. La scelta, guidata dalla presenza di particolari professionalità, disponibilità di strumenti e risorse idonee e presenza sul territorio è ricaduta sul Job Centre.
Tuttavia, come ha sottolineato anche il M5S, le attività individuate dalla Giunta saranno soprattutto di carattere civico culturale, mentre hanno ricevuto minore attenzione le necessità che riguardano dell’educazione scolare e il lavoro per questi cittadini stranieri. Il capogruppo del movimento Paolo Putti ha infatti proposto di integrare le azioni stabilite dall’amministrazione con misure per contrastare l’abbandono scolare e la creazione di borse lavoro per dare ai ragazzi del quartiere «un’alternativa di percorso di vita». In assenza di questi interventi può esservi il rischio che i destinatari di questo progetto non sappiano coglierne il valore poiché non sono in grado di concepire un’esistenza alternativa a quella che già conducono ai margini della delinquenza.
Intanto mentre in aula giunge la notizia della decisione dei lavoratori di AMT di proseguire lo sciopero oltre il termine previsto delle 17:30.
Il tema era stato affrontato ad inizio seduta in seguito alla richiesta di chiarimento all’assessore alla Mobilità Dagnino sull’eliminazione del biglietto integrato. Nonostante i 35 milioni trasferiti dal Comune nelle casse dell’azienda e le molte rassicurazioni sul mantenimento di questo tipo di tariffazione, proprio in questi giorni è giunta la notizia del mancato accordo tra AMT e Trenitalia. L’assessore Dagnino aveva già avuto modo di spiegare che l’amministrazione considerava eccessiva la richiesta di 8 milioni di euro da parte di Trenitalia anche perché attualmente non è possibile verificare l’effettivo volume di utenti ce utilizzano effettivamente il trasporto integrato bus e treno.
Anche il Sindaco Doria è intervenuto sull’argomento affermando che l’amministrazione è convinta che si stia pagando troppo per il servizio offerto da Trenitalia e che per il 2013 «AMT non è in grado di dare un euro di più» dei 7 milioni e mezzo da tempo stabiliti e a cui la Regione avrebbe dovuto aggiungere un altro milione che, invece, non arriverà.
La speranza della Giunta è di poter giungere ad un accordo temporaneo con Trenitalia per il 2013 che consenta di mantenere il trasporto pubblico integrato gomma – ferro, per poi avviare un’analisi più precisa che permetta di rispondere a due precise domande: quanto costa il servizio integrato e chi lo paga. Fino ad oggi il biglietto integrato era l’unico esistente e ciò ha implicato che anche coloro che non usufruiscono del treno sono costretti a pagarlo (e viceversa). È quindi possibile, come ha anticipato l’assessore Dagnino, che dal 2014 si torni a distinguere tre titoli di viaggio: solo bus, solo treno, integrato.
Federico Viotti