Approvata dal Consiglio la delibera di indirizzo sulle partecipate. Che cosa cambierà ora? Poco o nulla. Ecco il racconto di quanto accaduto durante la lunga seduta a porte chiuse in sala rossa. Intanto i giorni consecutivi di sciopero diventano quattro
Sono passate le 22 da poco più di una decina di minuti quando il presidente Guerello annuncia che il Consiglio comunale ha approvato la delibera sulle partecipate, con 21 voti favorevoli (Pd, Lista Doria, Chessa, De Benedictis) e 5 contrari (Anzalone, Grillo, Musso Vittoria, Bruno e Pastorino).
Che cosa cambierà ora? Poco o nulla. Innanzitutto, la città si appresta a dover sopportare la quarta giornata di blocco assoluto del trasporto pubblico. E oltre alle assemblee di Amt e Amiu, in piazza scendono anche i lavoratori di Fincantieri in seguito alle dichiarazioni del governo nazionale sulla possibilità di parziale vendita dell’azienda. E ancora i lavoratori del porto e probabilmente gli studenti. Senza dimenticare che la vertenza del trasporto pubblico si sta allargando al suolo nazionale, con agitazioni annunciate anche a Roma, Torino e Milano.
«Non è un problema che ci siano queste proteste», commenta Antonio Bruno, consigliere della Federazione della Sinistra. «Il problema è che la sinistra o il centrosinistra viene percepita dai cittadini come controparte perché l’Italia rischia di prendere una deriva di svendita di beni, servizi e spazi pubblici sui cui la gente si è fermamente espressa contraria con il voto dei referendum di giugno 2011. E questa delibera si inserisce in questo quadro di contrasto politico molto forte».
A proposito di contrasti. Era davvero opportuno portare avanti la discussione oggi in aula, a tutti i costi? O forse non sarebbe stato il caso, quantomeno di rimandarla, dopo aver messo una pezza quantomeno all’emergenza di Amt? All’inizio dei lavori se lo sono chiesti e lo hanno chiesto al sindaco molti consiglieri, tanto che fino a un certo punto sembrava veramente che si potesse arrivare al rinvio della delibera.
Ma la nuova fumata nera scaturita dalla trattativa tra sindacati di Amt e Sindaco (vedi cronaca in coda all’articolo ndr) ha per l’ennesima volta cambiato le carte in tavola. Da un lato l’amministrazione chiedeva la disponibilità dei lavoratori a rinnovare i sacrifici già attuati nel 2013 ed era disposta a intavolare una trattativa sulla sospensione dei lavori del Consiglio, a fronte di una ripresa del servizio. Dall’altra parte i sindacati chiedevano nero su bianco l’immediato impegno dell’amministrazione a ripatrimonializzare l’azienda e la contestuale sospensione della delibera, pena la prosecuzione dello sciopero.
L’accordo non è stato trovato e il problema, naturalmente, è principalmente di natura economica. Così il Consiglio comunale, convocato alle 16.30 ma immediatamente interrotto per consentire al sindaco di portare a termine la trattativa, ha ricominciato i lavori dopo circa un’ora e mezza di attesa (che va sommata ai 3 giorni rispetto alla convocazione ordinaria di martedì), entrando nel merito della discussione della delibera.
Molti i consiglieri che hanno abbandonato l’aula in segno di protesta per come state gestite le cose da parte del sindaco e dal presidente del Consiglio comunale, accusato di aver convocato la seduta a porte chiuse, con numerosi lavoratori che premevano all’esterno. Il primo a lasciare la Sala Rossa è stato Alfonso Gioia, capogruppo Udc, che ha ritenuto inopportuno convocare il consiglio con uno stato di agitazione permanente in città: «È vero che la ripresa dei lavori è una forma di preservazione della democrazia – ha aggiunto l’ex presidente del consiglio provinciale – ma farlo a porte chiuse ne decreta il suo funerale». Posizione simile quella del capogruppo di Sel, Gian Piero Pastorino che però è rimasto fino alla fine della seduta: «Genova, medaglia d’oro della Resistenza, non ha mai vissuto un momento tale. Io invito il sindaco a valutare bene l’opportunità di fare un Consiglio comunale a porte chiuse. Si tratta di una situazione antidemocratica tanto quanto l’occupazione di martedì».
Usciti anche i consiglieri del Movimento 5 Stelle (su richiesta dei propri sostenitori attraverso un sondaggio lampo via Facebook), Lauro e Balleari (Pdl) e Rixi (Lega). Gli stessi che prima di abbandonare l’aula avevano presentato una richiesta di rinvio della pratica, sostenuta bocciata con 20 voti contrari e 13 favorevoli (Pastorino uscito dall’aula al momento del voto). Un rinvio che, a detta di molti, non sarebbe neppure tanto dispiaciuto alla Lista Doria, in difficoltà però a votare contro la volontà del proprio sindaco.
A proposito di Lista Doria, da sottolineare un duro intervento del consigliere Clizia Nicolella che, contrariata dalla chiusura delle porte di Tursi, si è scagliata contro Prefetto e Questore e ha lanciato un monito alle organizzazioni sindacali: «Oggi non si consente che la seduta sia pubblica a tutti gli effetti e la responsabilità è del Prefetto e del Questore che dovrebbero garantire l’ordine pubblico al pari di quanto fanno per le manifestazioni sportive. Inoltre, manifesto il mio totale disappunto nei confronti delle più alte cariche di rappresentanza dello Stato per non aver evacuato l’aula nei giorni scorsi. Infine mi appello ai sindacati perché difendano veramente il bene dei lavoratori. Se non si trovasse una soluzione per Amt, c’è pronto il commissario per la procedura fallimentare dell’azienda».
Nonostante gli abbandoni, una massiccia presenza della maggioranza e l’assicurazione della presenza di alcuni consiglieri di opposizioni ha garantito la prosecuzione dei lavori fino alla votazione conclusiva.
Tuttavia, a dimostrazione che la confusione stia regnando sovrana in Sala Rossa, va segnalato che la delibera, dopo essere stata approvata, non ha ottenuto l’immediata eseguibilità votata solo da 19 consiglieri a fronte dei 21 necessari. Non che cambi molto a livello operativo dato che il testo non contiene disposizioni esecutive legate a date imminenti. Ma resta comunque il fatto che la partita è stata gestita in maniera piuttosto confusionaria. In questo senso merita di essere citata la dichiarazione di voto del consigliere Padovani (Lista Doria) che pur sostenendo la delibera non si è tirato indietro dal sottolineare come ci sia stato quantomeno un problema di comunicazione tra la giunta e i cittadini: «Fin da quando si è aperto, il dibattito sulle partecipate ha iniziato a scivolare verso una china ideologica, privatizzazione sì, privatizzazione no, col rischio di allontanarsi dai problemi reali di queste imprese. L’effetto secondario è stato quello di mettere insieme un’ampia coalizione di cittadini a difesa del patrimonio pubblico: fatto positivo, ma non era certo il risultato che ci saremmo aspettati perché in questa logica siamo diventati la controparte. C’è dunque un problema di come siamo in grado di comunicare alla città: il dibattito dovrebbe essere più laico, sereno e meno ideologico. Parte della responsabilità di questa situazione è sicuramente da ricercare nell’accelerazione che si cercato di dare a questa delibera all’inizio della sua discussione (a luglio, in occasione delle discussioni sul bilancio 2013, ndr). Ma la rapidità spesso non consente approfondimento».
Approfondimento che, per ammissioni dello stesso sindaco, dovrà avvenire da questo momento in poi, affrontando caso per caso la situazione di Amt, Aster e Amiu a partire da piani industriali che i management delle aziende dovranno presentare: «Ma come mai questi piani industriali ora non esistono? Come facciamo a controllare efficacemente queste aziende se non ci sono i piani industriali? Ora abbiamo bisogno che le soluzioni entrino nel merito dei problemi e si confrontino con dei dati reali».
«Non approviamo questo atto con soddisfazione – ha commentato il capogruppo del Pd, Simone Farello – non tanto nei confronti dell’atto ma nei confronti di quello che si è sviluppato intorno. Credo che sarebbe sbagliato, pericoloso e superficiale pensare che l’esplosione di disagio a cui stiamo assistendo sia riferibile a questa delibera. È diventata sicuramente un pretesto. Ma se non capiamo che sotto c’è qualcosa di più profondo, commetteremmo un errore che potrebbe portarne altri come conseguenza. Di questa delibera, infatti, hanno discusso solo la politica e i lavoratori delle aziende interessate; tutti gli altri hanno assistito in maniera anche un po’ allibita perché non capivano il centro di questo dibattito. L’opinione pubblica, che usufruisce di questi servizi, ha interesse solo che i servizi continuino, a prezzi sostenibili e in maniera soddisfacente. Ma tutte queste persone sono state tenute fuori dal dibattito in questi giorni».
La seduta del Consiglio Comunale sulla delibera di indirizzo per le società partecipate (sospesa martedì dopo l’invasione in Aula Rossa dei lavoratori Amt) è a porte chiuse. I lavori dopo neanche un’ora sono già stati sospesi due volte, prima per attendere l’arrivo del sindaco, successivamente su richiesta dello stesso Doria per consentire la prosecuzione della trattativa con i sindacati (una delegazione è presente a Tursi ma non ha accesso alla Sala Rossa).
«La seduta a porte chiuse è un atteggiamento antidemocratico quanto l’invasione di martedì scorso», ha detto Bruno Pastorino (Sel). Intanto Alfonso Gioia (Udc) ha abbandonato l’aula in segno di protesta per la stessa ragione.
Nel frattempo la trattativa con i sindacati è ufficialmente saltata, domani lo sciopero continuerà e i lavoratori di Amiu e Amt si riuniranno in assemblea alle 9. «La richiesta dei sindacati era la sospensione della delibera e la ripatrimonializzazione– ha spiegato il sindaco Marco Doria – ma su queste basi la trattiva non poteva neppure partire, innanzitutto perché l’impegno da parte del Comune per il conferimento di denaro o beni immobili all’azienda sarebbe comunque dovuto prima passare dal Consiglio comunale. La questione comunque potrebbe essere argomento di trattiva assieme alle misure che dovrebbero essere adottare nell’azienda per ricercare l’equilibrio dei conti nel 2014. Ho detto che se si fosse aperta la trattativa si sarebbero potutiti sospendere i lavori ma si sarebbe dovuta concludere anche l’agitazione. Mi è stato detto di no e che la trattativa sarebbe partita solo con il nostro impegno a versare denari. A questo punto l’incontro si è concluso».
In apertura di seduta l’ipotesi sembrava la più probabile. Antonio Bruno (Fds) chiedeva rinvio temporaneo della delibera, Edoardo Rixi (Lega Nord) e Lilli Lauro (Pdl) chiedevano il ritiro della stessa per tornare ad un percorso condiviso in commissione, valutando nuovamente la situazione economica dell’azienda e, soprattutto, la posizione dei vertici e dell’amministrazione di Amt.
Alle ore 19 arriva la votazione del Consiglio: no al rinvio della delibera con 20 voti contrari e 13 favorevoli. Poco dopo il Movimento 5 Stelle ha abbandonato l’aula «ce l’hanno chiesto i cittadini», così anche Rixi seguito dal Pdl, il numero legale però non è a rischio.
Simone D’Ambrosio
[foto di Elettra Antognetti]