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Si sono già svolti due incontri del gruppo di lavoro sostenuto dall'Assessore Berlangieri. Quali sono stati i primi punti in discussione? Ne parliamo con Danilo Spadoni di Tilt
«Le aziende hanno l’obbligo dell’ISO 9000, perché la cultura no?». Con questa domanda, alcuni mesi fa, Anna Russo e Danilo Spadoni di Tilt Teatro – rete di compagnie indipendenti di Liguria nata nel luglio 2011 – illustravano la proposta di “creazione d’impresa culturale” che avrebbero rivolto alla pubblica amministrazione locale.
In dettaglio, una Consulta regionale che supporti l’attività di chi lavora nel teatro (e più in generale nello spettacolo dal vivo), con l’obiettivo di favorire una maggiore sinergia tra enti pubblici e operatori della cultura su alcuni ambiti: trasparenza nei bandi e nell’assegnazione dei finanziamenti; assegnazione di luoghi inutilizzati per spettacoli, residenze artistiche e altre iniziative; istituzione di una commissione super partes che valuti la qualità e l’impatto socio-culturale di progetti ed eventi. Temi che, in parte, ricalcano quanto espresso anche nel Decreto legge Valore Cultura, voluto dal Ministro Massimo Bray ed entrato in vigore alcuni giorni fa.
Lo scorso 13 febbraio, durante un’assemblea pubblica alla Sala Chiamata del Porto, gli Assessori Sibilla e Berlangieri hanno sottoscritto un impegno per la concretizzazione di queste istanze. Da allora si sono già svolti alcuni incontri in Regione con i rappresentanti di numerose realtà genovesi e liguri che operano nei diversi settori dello spettacolo dal vivo.
Danilo Spadoni, eletto referente del gruppo per il teatro indipendente insieme a Giovanni Cadilli Rispi de La Chascona, così commenta l’andamento dei lavori: «Anzitutto è cambiata la denominazione: non più Consulta, poco corretta dal punto di vista formale, ma Gruppo di lavoro per lo Spettacolo dal vivo. Per me è un fatto quasi eccezionale che un ente pubblico decida di consultarsi con dei rappresentanti di categoria per modificare le proprie politiche d’intervento: in questo senso l’Assessore Berlangieri si è mostrato molto disponibile e sembra credere fortemente nell’importanza di questo lavoro».
Il primo passaggio è stato la definizione di quali categorie potessero rientrare nel Gruppo di lavoro: solo il teatro o tutto lo spettacolo dal vivo (inclusa, per esempio, la musica)? Solo i professionisti o anche gli amatori? É lecito includere forme di spettacolo non dal vivo, come il cinema? L’assemblea consultiva del 30 maggio ha visto risolvere questi dilemmi definendo quattro ambiti di lavoro: teatro, musica, danza e festival (quest’ultima comprendente anche i festival cinematografici). Una distinzione ben accolta ma su cui Tilt ha posto inizialmente alcuni dubbi – come si può leggere nel resoconto dell’incontro – in quanto numerosi operatori della cultura lavorano in maniera trasversale a questi settori, non potendosi di fatto riconoscere in uno solo tra questi.
A seguire si sono definiti i metodi di lavoro: ogni categoria (teatro, danza, etc) ha eletto i propri referenti, che rappresentano tutti i membri della categoria stessa nel definire istanze e priorità. Prosegue Spadoni: «Io e Giovanni siamo stati eletti in rappresentanza di 32 realtà liguri e analogamente le altre categorie hanno i loro referenti. La partecipazione è stata finora molto buona, anche se abbiamo per esempio riscontrato l’assenza dei maggiori teatri genovesi (Stabile, Tosse, Archivolto etc). L’obiettivo di questo metodo di lavoro è fare in modo che tutte le realtà che operano nei settori di riferimento aderiscano al progetto e che i referenti si facciano da tramite con l’ente pubblico per istanze e proposte. La rappresentatività è fondamentale, in quanto ogni artista o compagnia – soprattutto chi non è genovese e può incontrare maggiori difficoltà nel partecipare con frequenza agli incontri – ha il diritto di contattare ed essere contattato da chi lo rappresenta al tavolo».
I rappresentati del teatro indipendente hanno redatto i resoconti dei primi due incontri (consultabili sul sito web di Tilt – 27 giugno e 24 luglio): leggendoli, si denota come i primi argomenti affrontati rientrino nel disegno già esposto nei mesi scorsi. In particolare, per quanto riguarda Expò 2015, si rileva che – citiamo testualmente – “è un’ottima possibilità ma che deve essere pensata nell’ottica di un intervento strutturale e duraturo e non come emergenza su cui operare nell’immediato senza modificare nulla dell’esistente organizzazione”. Ovvero: prima definire un metodo di lavoro e nuovi criteri di assegnazione dei finanziamenti, degli spazi e delle opportunità; solo in un secondo momento, valutare di volta in volta come applicare questo metodo a specifiche situazioni, anche di grande importanza come Expò.
Il terzo incontro, che si svolgerà a settembre, avrà per oggetto due temi: la questione delle residenze e la distribuzione di spazi pubblici e risorse economiche.
Marta Traverso