Il progetto di alcune associazioni del quartiere sembra aver trovato il placet dell’amministrazione. Al vaglio la nuova destinazione d'uso del mercato abbandonato di piazza Monteverdi
L’ex mercato al coperto di Cornigliano è uno dei tanti luoghi “dimenticati” nel tessuto urbano della nostra città. Chiuso nel 2011 a causa della crisi, che aveva portato alla sopravvivenza di sole tre attività mercatali, l’edificio giace semi-abbandonato in piazza Monteverdi. Il progetto di riqualificazione dello stabile, di cui si parla già da due anni, è entrato ieri in Consiglio comunale attraverso un articolo 54 del consigliere Matteo Campora, che ha interrogato l’assessore Francesco Miceli, con delega al patrimonio, circa il futuro della struttura.
Secondo Campora, infatti, esiste una rete di associazioni cittadine che si starebbe da tempo muovendo per rilevare l’area, cambiandone la destinazione e rendendola un nuovo punto di ritrovo per il quartiere, non proprio ricco di servizi in questo senso. Non più esercizi commerciali, ma un nuovo luogo di aggregazione, con tanto di bar e ludoteca, grazie all’azione, tra gli altri, del comitato residenti, del Circolo Lucani e del neonato civ.
L’amministrazione, dal canto suo, sembra vedere di buon occhio il progetto. «Gli uffici – spiega l’assessore Miceli – hanno già verificato la fattibilità economica dell’operazione. I canoni pagati dai soggetti interessati, infatti, sarebbero sufficienti a coprire le spese di manutenzione straordinaria (principalmente svuotamento degli interni e derattizzazione) e ordinaria (canone di concessione e pagamento delle utenze) della struttura, che si estende per 750 mq. Inoltre, le richieste giunte in questo senso dal Municipio, riguardano un progetto organico di riqualificazione che ben si sposa con le intenzioni politiche di questa amministrazione». A questo punto, si tratta di capire quale sia l’iter migliore per l’assegnazione degli spazi. Da un lato il percorso tradizionale, ma più lungo, di una riprogettazione della destinazione d’uso dell’immobile da parte del Comune che poi passerebbe alla concessione tramite bando ad evidenza pubblica; dall’altro, l’affidamento diretto alle associazioni interessate, secondo le modalità di utilizzo e gestione concordate.
«La seconda strada sarebbe sicuramente la migliore – commenta Campora – perché garantirebbe la gestione dell’area da parte di soggetti radicati nel territorio già da anni».
Di diverso avviso il presidente del Municipio VI Medio Ponente, Giuseppe Spatola, che punta forte sulla trasparenza degli atti pubblici: «Se il Comune dovesse decidere la nuova destinazione d’uso associativa dell’area e spettasse al Municipio scegliere gli affidatari, allora noi ci affideremmo a un bando con evidenza pubblica. La manifestazione spontanea di interesse da parte di alcune associazioni, infatti, ci ha confermato la nostra convinzione sul futuro dell’ex mercato. Ma la scelta su chi gestirà gli spazi non deve essere condizionata da chi ha suscitato la proposta: ogni soggetto interessato deve avere le stesse possibilità di partecipazione. Naturalmente, altre strade potrebbero aprirsi qualora il Comune deceidesse di agire in autonomia».
È lo stesso Spatola a ricostruire in maniera più puntuale il percorso che potrebbe condurre alla riqualificazione dell’ex mercato. «Fin dal nostro insediamento ci è stato chiesto, da Comune e Società per Cornigliano, un parere sulla destinazione d’uso dell’area. Dopo aver vagliato una pluralità di ipotesi, compresa quella di un mercato di dimensioni più ridotte con prodotti a chilometro zero – sullo stile, ad esempio, di quanto accaduto al Carmine, ndr – scartate per diverse difficoltà di realizzazione, ci siamo convinti che l’ideale sarebbe destinare la struttura a uso sociale, anche per rispondere a una forte richiesta della cittadinanza in questa direzione. Sarebbe, dunque, necessario che l’ex mercato diventasse formalmente una sede associativa, per garantire ad esempio la copertura della manutenzione ordinaria, ma che mettesse anche disposizione di tutti una serie di spazi da destinare a diversi eventi».
A questo punto interviene la questione economica, come già anticipato dall’assessore Miceli. «I costi più difficili da sostenere – spiega Spatola – non sono tanto quelli riferiti ai canoni comunali, calmierati e non del tutto rispondenti a logiche di mercato, quanto quelli delle utenze e, soprattutto, del riscaldamento. Ma gli studi di fattibilità che abbiamo eseguito finora ci hanno confermato la sostenibilità economica del cambiamento di destinazione d’uso. Se poi la Soprintendenza, al cui benestare sono vincolati alcuni interventi sulla struttura, consentisse una ristrutturazione anche in ottica di risparmio energetico, a lungo termine gli esborsi per i concessionari sarebbero ancora più contenuti».
Simone D’Ambrosio